Storia, politica e religione: che Paese è il Qatar?
L’attenzione, a ben vedere, è altissima da tempo. È chiaro, tuttavia, che con l’avvicinarsi dei Mondiali il Qatar è sempre di più al centro dei riflettori. Detto di come sarà, per i tifosi, la prossima Coppa del mondo, proviamo a tracciare un profilo dell’Emirato in quanto nazione.
Piccolo e ricco
Il Qatar è un piccolo, diciamo pure piccolissimo Paese della penisola arabica. Confina a sud con l’Arabia Saudita, mentre per il resto è circondato dal Golfo Persico. Negli anni, ha accresciuto il suo profilo e la sua influenza a livello internazionale sfruttando i suoi giacimenti di gas naturale offshore e la vendita di petrolio. Diventando, di riflesso, una delle nazioni più ricche al mondo.
La ricchezza, diciamo infinita, del Qatar ha permesso al governo – non senza polemiche, scandali e accuse – di assicurarsi l’organizzazione del torneo. Ma il Qatar è altresì famoso per aver costruito un impero mediatico, Al Jazeera, e per ospitare un’importante base militare con truppe statunitensi. Di più, Doha è oramai un interlocutore fidato per l’Occidente, al netto di varie tensioni passate, in particolare per il dialogo con i talebani tornati al potere in Afghanistan.
Lo sceicco
Se pensiamo alle dimensioni, il Qatar come detto è piccolino: è grande circa il doppio dello Stato americano del Delaware. Ha pochi abitanti, 2,9 milioni, la maggior parte dei quali raggruppati nella capitale Doha e nei dintorni. Il Paese, in prevalenza, è pianeggiante e desertico. In estate, le temperature superano i 40 gradi Celsius. Di qui la necessità, post assegnazione, di spostare la tradizionale finestra riservata al Mondiale: si giocherà, per la prima volta nella storia, fra novembre e dicembre.
A livello politico, il Qatar è una cosiddetta nazione autocratica. Al potere c’è lo sceicco Tamin bin Hamad Al Thani, 42 anni, in sella dal 2013 dopo le dimissioni del padre. In qualità di emiro, gode di un potere assoluto sul Paese. A dargli suggerimenti, ad ogni modo, c’è un consiglio formato da 45 seggi.
In Qatar, come in altre nazioni del Golfo, non esistono partiti politici: semplicemente, sono vietati. Il diritto di formare sindacati e quello di scioperare sono molto limitati. Di più, non esistono organizzazioni indipendenti a tutela dei diritti umani e, dati alla mano, solo il 10% di popolazione gode di benefici governativi dalla nascita alla morte.
La famiglia Al Thani
La famiglia Al Thani, leggiamo, governa il Qatar dal lontano 1847 anche se l’indipendenza vera e propria è arrivata solo nel 1971. Prima, l’Emirato era sotto il controllo dell’Impero Ottomano e, poi, del Regno Unito.
Le esportazioni di petrolio cominciarono al termine della Seconda guerra mondiale, nel 1997 invece il Qatar iniziò a spedire gas naturale liquefatto (GNL) in tutto il mondo. Proprio il GNL qatariota ha assunto un ruolo centrale in questi mesi segnati dal conflitto in Ucraina, con diversi Stati dell’Unione Europea chiamati a diversificare le rispettive fonti energetiche per sganciarsi dalla Russia.
Il denaro accumulato grazie alle energie fossili ha spinto il Qatar a essere vieppiù ambizioso, prima su un piano regionale e poi a livello globale. Detto di Al Jazeera, l’Emirato ha sostenuto e alimentato Qatar Airways, fra le principali compagnie aeree del pianeta.
Un Paese autocratico
Il Qatar, dicevamo, è un Paese autocratico o, se preferite, assolutistico. Segue una forma ultraconservatrice dell’Islam sunnita, detta wahabismo. A differenza dell’Arabia Saudita, ad ogni modo, non vieta di per sé l’alcol anche se il consumo è fortemente limitato e, di fatto, aperto solo (in determinati luoghi) agli stranieri.
La fede islamica e la linea politica, per forza di cose, sono strettamente collegate. In occasione della Primavera Araba, nel 2011, il Qatar sostenne i Fratelli musulmani egiziani oltre all’ex presidente Mohammed Morsi, come le sollevazioni contro il presidente siriano Bashar Assad. Al Jazeera, a suo tempo, guadagnò fama a livello internazionale ospitando le dichiarazioni di Osama bin Laden, il leader di al-Qaida. Va ricordato, altresì, che Doha ha fatto da intermediario per Hamas, il noto gruppo militante paramilitare palestinese, e come detto ha ospitato i negoziati fra Stati Uniti e talebani che, nel 2021, portarono al ritiro americano (confusissimo) dall’Afghanistan.
Il suo sostegno agli islamisti ha creato non poche tensioni regionali, con tanto di lungo boicottaggio del Paese da parte di Bahrein, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
La base militare
Il Qatar, nel 1991, acconsentì alle truppe occidentali di stabilirsi nel Paese durante la Guerra del Golfo. In seguito, l’Emirato ha costruito la base area di Al Udeid. Il costo? Oltre un miliardo di dollari.
Al Udeid, in gran segreto, cominciò a essere usata dagli americani in seguito agli attacchi terroristici dell’11 settembre e la successiva, e conseguente, invasione dell’Afghanistan. L’uso della base venne poi confermato dall’allora vicepresidente Dick Cheney, durante un viaggio in Medio Oriente, nel marzo 2002. Gli Stati Uniti hanno sfruttato Al Udeid come base per le operazioni aeree in Afghanistan, in particolare durante la convulsa evacuazione di Kabul un anno fa, Iraq e Siria. Oggi, sono circa 8 mila le truppe statunitensi presenti.