Strategie russe nella grande Africa

L’Africa resta una priorità per la Russia. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha ribadito sottolineando ancora una volta che Mosca spenderà forze e attenzioni allo sviluppo del continente africano, per far crescere la cooperazione. Il presidente russo ha anche lanciato il prossimo vertice Russia- Africa, previsto per luglio e ancora una volta nella città di Soci, dove si era già tenuta l’edizione del 2019. Le dichiarazione ufficiali sono soltanto la conferma del lavoro che la Russia sta portando avanti da anni in Africa, un lavoro che ha portato, ad oggi, molti frutti.
Armi & politica
Mosca è il primo importatore di armi nel continente con una percentuale tre volte superiore a quelli dei due principali contendenti del settore: la Francia e gli Stati Uniti, con la Cina più staccata, ma in rapida crescita. L’interesse della Russia per l’Africa - dopo gli anni dove l’Unione Sovietica aveva sostenuto tutti i regimi socialisti e socialisteggianti presenti nel continente - è ripartito proprio con l’arrivo al potere di Putin, che ne ha fatto una priorità della politica estera russa. Ripartendo da accordi e amicizie storiche, la Russia ha ampliato il suo raggio d’azione, prima consolidando il suo commercio di armi (fornendo anche istruttori militari), poi cercando alleanze e peso geopolitico. Mosca è partner dei più importanti Stati africani come l’Egitto, l’Algeria ed il Sud Africa, dove vende armi e tecnologia militare. Proprio con il Sud Africa poche settimane fa la marina russa ha tenuto una grande esercitazione militare fra l’Oceano Indiano e l’Atlantico, facendo così pesare la sua presenza in un corridoio chiave per gli scambi commerciali. In Algeria, la Russia ha firmato importanti accordi per l’estrazione di gas liquefatto, mentre in Sudan sta portando avanti complicate trattative per ottenere una base militare sul Mar Rosso, altra area e via geopoliticamente determinante per congiungere l’Europa all’Asia. Dopo aver riesumato i vecchi contatti sovietici, la Russia di Putin ha puntato lo sguardo sui gioielli della cosiddetta «Françafrique», un enorme patrimonio di Stati francofoni che avevano fatto parte dell’impero coloniale francese. La Francia ha inizialmente sottovalutato il nuovo corso della Russia e non ha compreso come molte sue ex colonie fossero diventate insofferenti al controllo di Parigi. Così, agendo come l’acqua, la Russia ha sfruttato tutte le crepe di questo decadente atteggiamento della Francia. Il primo obiettivo è stata la Repubblica Centrafricana, lo stato più povero d’Africa, quando nel 2018 un presidente aveva bisogno di sostegno militare per respingere l’avanzata dei ribelli guidati dall’altro candidato sconfitto alle elezioni. Qui è apparso l’ormai noto Gruppo Wagner, una compagnia di mercenari che il Cremlino per anni ha usato senza mai riconoscerne la paternità. Arrivati a Bangui, gli uomini del Wagner Group hanno addestrato l’esercito centrafricano, respinto i ribelli e formato la guardia personale del presidente Touadera. Tutto ciò in cambio del controllo delle miniere d’oro del piccolo Stato africano e di un primo passo nella demolizione del controllo francese. La Russia, dopo il successo dell’operazione nella Repubblica Centrafricana, ha guardato con interesse al Mali, Stato dove passano le vie carovaniere del Sahel e ricco di uranio. Qui l’operazione francese «Barkhane» aveva fallito la sua guerra al fondamentalismo islamico che aveva preso il controllo di metà del Paese. Una mirata propaganda orchestrata da Mosca ha visto il Mali espellere i francesi e subire ben due colpi di Stato in un solo anno, entrambi appoggiati e organizzati dal Gruppo Wagner, che è arrivato in Mali portandosi dietro anche una squadra di geologi. Gli insuccessi dei mercenari russi nel contenimento dell’avanzata jihadista non hano compromesso la loro presa sul Paese e fra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 hanno contribuito pure al rovesciamento di altri due Governi: Guinea e Burkina Faso. Anche qui due giovani tenenti-colonnello addestrati dai russi hanno preso il potere, aprendo i loro Paesi alle mire espansionistiche di Mosca. La Russia gioca un ruolo determinante anche in Libia, dove appoggia il generale Haftar e il governo di Tobruch. Il Paese disteso sulla costa mediterranea è da anni spaccato in due: ad ovest il governo di Tripoli, appoggiato dalle Nazioni Unite e difeso militarmente dalla Turchia, ad est invece sono i russi insieme a Francia ed Egitto a sostenere le rivendicazioni di Tobruch. Una situazione molto complessa dove il Gruppo Wagner è stato spesso importante per non rompere gli equilibri: furono infatti proprio i mercenari russi a fermare l’avanzata del generale Haftar su Tripoli, evitando lo scontro diretto con la Turchia. Uno scacchiere articolato e complesso quello africano, nel quale Mosca ha saputo giocare al meglio le sue carte utilizzando la sua influenza anche per controllare i voti degli Stati alle Nazioni Unite, dove tante nazioni africane non hanno mai voluto condannare l’invasione dell’Ucraina.