Ambiente

Tanti auguri, Svizzera! Ma oggi siamo in debito con il nostro pianeta

Il primo agosto scatta l'Earth Overshoot Day 2024: in soli 7 mesi l'umanità ha già utilizzato ciò che la Terra impiega 12 mesi per rigenerare
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Red. Online
01.08.2024 11:05

Tanti auguri, Svizzera! Ma oggi, primo agosto, oltre a essere la Festa nazionale elvetica, scatta pure l'Earth Overshoot Day 2024. Su questo punto c'è poco da festeggiare: si tratta infatti del giorno del sovrasfruttamento della Terra calcolato dal Global Footprint Network, che quest'anno è in anticipo rispetto al 2023. In soli 7 mesi l'umanità ha già utilizzato ciò che la Terra impiega 12 mesi per rigenerare. Un peggioramento di 24 ore, quando l'Earth Overshoot Day era stato fissato al 2 agosto 2023. Tra alti e bassi (nel 2022 la data era caduta il 28 luglio), in generale stiamo mettendo costantemente sotto stress il nostro Pianeta: a livello globale sfruttiamo l'equivalente di 1,7 pianeti all'anno, cifra che nel 2023 potrebbe arrivare a due pianeti, sulla base delle tendenze attuali.

L'Earth Overshoot Day si calcola dividendo la biocapacità del Pianeta (la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare in quell'anno) per l'impronta ecologica dell'umanità (la domanda delle nostre società per quello stesso anno) e moltiplicando tutto per 365, i giorni di un anno.

Questo, sottolinea il WWF, significa che da oggi, giovedì primo agosto 2024, l’umanità, con i suoi oltre 8 miliardi di abitanti, ha già «finito» tutte le risorse che la natura produce in un intero anno e inizia ad andare a debito. I dati dimostrano che questo consumo delle risorse è eccessivo perché supera le capacità di rigenerazione e riassorbimento della Terra.

Ma come si sono evoluti i consumi in 50 anni? Nel 1974, l’Overshoot Day cadeva il 30 novembre: a quei tempi si sforava di un solo mese il budget di risorse annue del Pianeta. Nel 2004, si è invece passati al 2 settembre, mentre nel 2014 al 5 agosto. Oggi la data è anticipata di ulteriori 4 giorni rispetto a 10 anni fa, mostrando come il nostro debito ecologico sia costantemente in crescita nei decenni.

Questo sovrasfruttamento eccessivo della natura non è solamente una data sul calendario, ma è riscontrabile osservando l’ambiente che ci circonda: perdita di biodiversità, aumento della frequenza e dell'intensità delle ondate di calore, incendi boschivi, periodi di siccità e inondazioni, sono tutti fenomeni visibili a occhio nudo e rappresentando una minaccia per la sopravvivenza del genere umano.

L’ Earth Overshoot Day, negli ultimi tempi, si sovrappone a estati sempre più calde: proprio quest’anno il 21, 22 e 23 luglio sono stati i tre giorni più caldi mai registrati al mondo dal 1940. Lo ha rilevato il Servizio europeo sul cambiamento climatico di Copernicus, indicando il 22 luglio il giorno del record assoluto per la temperatura media globale, con 17,16 gradi. Inoltre, giugno 2024 è stato il tredicesimo mese consecutivo in cui la temperatura globale è stata fuori scala rispetto agli stessi mesi degli scorsi anni.

Che fare dunque per invertire questa tendenza? Secondo il WWF esistono diverse soluzioni che possono essere adottate a livello di comunità o individualmente per avere un impatto significativo sul nostro futuro. Alcuni esempi: un maggior utilizzo di energia generata da fonti rinnovabili (oggi ne usiamo il 39%, mentre dovremmo ambire al 75%), l’uso di tecnologie energeticamente più efficienti negli edifici, nonché il passaggio a processi industriali più ecosostenibili. Secondo Eva Alessi, responsabile Sostenibilità di WWF Italia, «vivere costantemente al di sopra delle possibilità fisiche del nostro Pianeta è una possibilità limitata nel tempo, rischiamo un disastro ecologico», ma le opportunità per invertire questa tendenza esistono e «provengono da tutti i settori della società». Alessi conclude: «Anche solo mettere mano ai sistemi alimentari potrebbe ridurre il nostro debito: dimezzare il consumo di carne farebbe guadagnare altri 17 giorni, eliminare perdite e sprechi alimentari che affliggono il pianeta altri 13 giorni».