Telegram ha fatto la voce... piccola? Anche l'UE indaga sulla piattaforma

«L'arresto di Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato dell'app di messaggistica Telegram, per il sospetto di aver consentito attività criminali sulla sua piattaforma, non ha nulla a che fare con gli obblighi dell'azienda ai sensi della Legge sui servizi digitali (DSA) dell'UE». Così aveva dichiarato, lunedì, un portavoce della Commissione europea, interrogato da Euronews. Be', pare che Bruxelles ci abbia ripensato. Secondo quanto riportato dal Financial Times, infatti, non solo la Francia, ma anche la Commissione europea starebbe indagando sulla piattaforma di messaggistica istantanea.
Il sospetto è proprio che Telegram abbia manovrato per evitare di rientrare nella categoria di osservati speciali del DSA, una normativa voluta dai 27 nel 2022 per regolare, online il controllo dei contenuti.
La legge
Il Digital Services Act, ne abbiamo parlato qui, si applica alle piattaforme e agli intermediari online, come i social network, i marketplace e gli app store. Tra i requisiti principali figurano la divulgazione alle autorità di regolamentazione del funzionamento dei loro algoritmi, la fornitura agli utenti di spiegazioni sulle decisioni di moderazione dei contenuti e l'attuazione di controlli più severi sulla pubblicità mirata. Ma il DSA, soprattutto, impone regole specifiche e più restrittive ai big del web. Alle piattaforme online e ai motori di ricerca che, in inglese, rientrano nella categoria «very large», molto grandi. Tale designazione comporta maggiori obblighi di conformità e di moderazione dei contenuti, di revisione da parte di terzi e di condivisione obbligatoria dei dati con la Commissione europea.
La definizione è data, sostanzialmente, dal numero di utenti attivi mensilmente. Ne servono 45 milioni, almeno, per entrare nella lista. E Telegram, ora, è sospettato di aver fatto la voce... piccola. Sottostimando, appositamente, il numero di clienti che, almeno una volta al mese, utilizzano la piattaforma.
Il caso
Nel mese di febbraio, si legge sul Financial Times, Telegram ha dichiarato di avere 41 milioni di utenti nell'UE. In base al Digital Services Act (DSA) dell'UE, Telegram avrebbe dovuto fornire un numero aggiornato sei mesi dopo – in questo mese di agosto, insomma – ma non l'ha fatto. Anzi, lo ha fatto a metà, limitandosi a dichiarare di avere «significativamente meno di 45 milioni di destinatari attivi medi mensili nell'UE». Vatti a fidare, si sarà detto qualcuno a Bruxelles. L'incapacità di fornire i nuovi dati, hanno spiegato due funzionari UE al giornale britannico, «pone Telegram in violazione del DSA».
E a questo punto le sensazioni non sono delle più positive alla Commissione europea. «È probabile che l'indagine dell'Unione europea scopra che il numero reale è superiore alla soglia per le piattaforme online molto grandi», ha spiegato la fonte al FT.
«Abbiamo un modo, attraverso i nostri sistemi e i nostri calcoli, per determinare quanto siano accurati i dati degli utenti», ha dichiarato Thomas Regnier, portavoce della Commissione per le questioni digitali, al giornale. «E se pensiamo che non abbiano fornito dati accurati sugli utenti, possiamo designarli unilateralmente come piattaforma "very large" sulla base delle nostre indagini».