Guerra

Tensioni sul grano, e la Polonia smette di fornire armi all'Ucraina

Dopo 19 mesi di aiuti militari, il premier Mateusz Morawiecki annuncia lo stop di armamenti verso Kiev: pesa la crisi del grano tra i due Paesi
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Red. Online
21.09.2023 12:09

L’Ucraina non potrà più contare sugli aiuti militari di uno dei suoi più fedeli alleati: la Polonia. Il primo ministro Mateusz Morawiecki ha infatti fatto sapere che non verranno più fornite armi a Kiev, mentre la crisi diplomatica sul grano tra i due Paesi si fa sempre più aspra. La Polonia ha già inviato all’Ucraina 320 carri armati dell’era sovietica e 14 aerei da combattimento MiG-29. Nonostante Varsavia non abbia più molto da offrire, sottolinea la BBC, Morawiecki ha spiegato che l’esercito polacco si sta armando con strumenti più moderni, perché deve essere in grado di difendersi. L’uscita del premier non arriva in un momento casuale, ma coincide con le tensioni venutesi a creare sulle esportazioni di cereali.

Martedì scorso, la Polonia aveva infatti convocato l'ambasciatore ucraino per chiedere chiarimenti sui commenti fatti dal presidente Volodymyr Zelensky all’ONU, dopo che la stessa Polonia, l’Ungheria e la Slovacchia avevano esteso l'embargo sul grano ucraino per evitare che questo, più economico, potesse rubare fette di mercato ai loro contadini.

Zelensky, senza giri di parole, aveva criticato tale divieto, definendo «allarmante» il modo in cui «alcuni amici dell’Ucraina in Europa» stavano mostrando la loro «solidarietà» verso il Paese, creando tensioni sul grano. A Varsavia, ovviamente, le parole del leader ucraino non sono piaciute per niente, specie dopo i 19 mesi di donazioni militari: si è parlato di accuse «ingiustificate» verso un Paese che «ha sostenuto l'Ucraina fin dai primi giorni di guerra».

Morawiecki sul canale televisivo Polsat ha affermato: «Non trasferiamo più armi all'Ucraina, perché ora stiamo armando la Polonia con armi più moderne» prodotte in Occidente.

Il premier polacco si dice convinto che il suo Paese debba aiutare il «vicino di casa» a sconfiggere il «barbaro russo» (le esportazioni di armi non si fermeranno completamente: il produttore polacco PGZ invierà nei prossimi mesi circa 60 armi di artiglieria Krab), ma allo stesso tempo ha definito «inaccettabile» il fatto che i mercati polacchi vengano destabilizzati dalle importazioni di grano ucraino. «Il nostro hub militare a Rzeszow, in accordo con gli americani e la NATO, svolge da sempre lo stesso ruolo che ha svolto e svolgerà», ha puntualizzato Morawiecki.

La disputa sul grano è iniziata dopo che l’invasore russo ha bloccato le principali rotte marittime del Mar Nero, costringendo l’Ucraina a cercare alternative via terra. Questo ha inevitabilmente portato grandi quantità di cereali ucraini in Europa centrale, danneggiando il mercato polacco, e non solo. L’Unione Europea, per salvaguardare gli agricoltori locali, aveva temporaneamente messo sotto embargo le importazioni di grano ucraino in cinque Paesi: Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia. Nonostante questo divieto di import sia scaduto il 15 settembre, Ungheria, Slovacchia (con cui sono stati trovati accordi per un sistema di licenze commerciali quest'oggi) e Polonia hanno deciso di continuare ad applicarlo. E la cosa non è andata giù a Kiev, che ha protestato con l’Organizzazione mondiale del commercio denunciando la violazione della libera concorrenza.

Morawiecki, in tutta risposta, ha minacciato di estendere l’embargo ad altri prodotti provenienti da Kiev, mentre il Governo ucraino, come ritorsione, si è detto pronto a bloccare le importazioni di cipolle, pomodori e cavoli polacchi. Un crescendo di tensioni, sino al recente annuncio sullo stop ai rifornimenti militari. Nonostante il mantenimento dell’embargo sul grano, la Polonia ha comunque fatto sapere che consentirà il trasporto del prodotto ucraino verso altri mercati. Il governo di Kiev ha fatto sapere quest'oggi che l'Ucraina e la Polonia discuteranno della controversia sul grano «nei prossimi giorni».

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