Tra acquirenti cinesi e problemi ambientali, quando sarà pronta la Forest City malese?

Dal sud-est asiatico fino all'Africa, i Paesi che si stanno cimentando nella costruzione di nuove città sono tanti. Ognuno con uno scopo diverso. Per l'Indonesia l'obiettivo è quello di costruire una nuova capitale per salvare i cittadini da Giacarta, ormai sovraffollata, inquinata e minacciata dai cambiamenti climatici. Discorso simile per l'Egitto che, sotto la guida di Al-Sisi, da anni ha avviato il progetto di costruzione per la «Futura capitale»: una «città per ricchi» per la cui realizzazione il Paese si è fortemente indebitato. O come sta accadendo, sempre nel continente africano, nello Zimbabwe. Dietro c'è addirittura la Cina. Lo stesso Paese da cui si cercano acquirenti per dare vita alla, ennesima, nuova città. Questa volta, si tratta di Forest City. Una città in Malesia che, una volta realizzata, sarà grande circa la metà di Manhattan, sia in termini di superficie che di popolazione. Ma sebbene le ambizioni – anche in questo caso – siano notevoli, il progetto non sembra essere destinato a decollare. Almeno al momento.
Partiamo dalla sua ubicazione. Forest City sorge al largo della costa della Malesia meridionale. Per raggiungerla si devono attraversare piantagioni di palme e agglomerati urbani. Ma poi, ecco sbucare da dietro gli alberi i primi grattacieli costruiti sull'isola artificiale. Insieme a un cartello, su cui svetta la scritta «Benvenuti a Forest City». La città che per molti viene dipinta come «un'audace scommessa sul boom immobiliare cinese». Per ora, però, gli abitanti sono a malapena 9.000. Un numero nettamente inferiore rispetto a quello indicato nel progetto. Dopotutto, però, la storia di questa città privata è piuttosto recente. E, a dirla tutta, in meno di un decennio, ha già dovuto affrontare diverse sfide: dai problemi normativi, fino alle resistenze politiche. Passando anche per la pandemia che, più di tutto, ha raffreddato il mercato immobiliare cinese. Non a caso, il promotore di Forest City, ossia Country Garden Holdings Co. ha sede proprio nel Paese del Dragone. Ma, a suo dire, nonostante lo scenario che si palesa davanti agli occhi di chi visita la città suggerisca altro, il progetto non è in pericolo. Tutt'altro.
Riavvolgiamo, velocemente, il nastro. Tutto nacque nel 2014, quando la Country Garden avviò la bonifica del terreno. Di lì a poco, come detto, cominciarono a far capolino i primi acquirenti, soprattutto cinesi. Persone interessati ad acquistare lussuosi appartamenti nei grattacieli ancora in costruzione. L'idea principale? Quella di dar vita a quattro isole artificiali nello stretto tra Malesia e Singapore, in cui sviluppare una città ecologica che possa attirare fino a 700.000 nuovi cittadini. Internazionali e benestanti. Il tutto, puntando sul clima perennemente caldo della Malesia e sul costo relativamente della vita relativamente basso. Ma anche sulla vicinanza con Singapore e con altre metropoli asiatico. Neanche a dirlo, si tratta di un progetto da miliardi e miliardi di dollari. Che – come tutti i grandi progetti che si rispettino – potrebbe non vedere mai pienamente la luce del sole.
Dai problemi ambientali fino al COVID
Sin dal principio, la storia di Forest City è stata turbolenta. Dopo solo sei mesi dall'inizio del progetto, la Country Garden mise in pausa la costruzione dell'isola dopo che le autorità di regolamentazione malesi affermarono che la società non aveva studiato adeguatamente gli effetti ambientali del progetto. Qualche anno dopo, nel 2018, le critiche arrivarono direttamente dal ministro malese Mahathir Mohamad, il quale si lamentò che il progetto fosse «costruito unicamente per gli stranieri», dal momento che i costi erano fuori budget per la maggior parte dei cittadini malesi. A seguire, ci si mise pure il governo cinese, che cercò di mettere i bastoni fra le ruote ai cittadini del Dragone che cercavano di acquistare immobili all'estero. Compromettendo gli obiettivi di Forest City che cercava, proprio in quest'ultimi, i suoi principali acquirenti.
Ma non è tutto. A complicare ulteriormente la faccenda fu, a suo modo, anche il COVID, che costrinse gli operai a ritirarsi dai cantieri e i residenti stranieri a tornare in patria.
Quest'anno, con la ripresa del turismo e la fine delle restrizioni pandemiche, sembrava che per Forest City la situazione stesse per prendere, finalmente, una piega favorevole. Invece, il mancato pagamento di due cedole di obbligazioni da parte della Country Garden a inizio agosto non ha fatto altro che evidenziare nuovi problemi per lo sviluppo di questa nuova e strana città.
Cosa succederà?
Niente paura, però. Già, perché secondo il dirigente della Country Garden, Syarul Izam Sarifudin, la situazione è pienamente sotto controllo. Anzi, il progetto è lungi dal fallimento. Anche se fino ad ora solo una delle quattro isole previste è stata costruita, a detta di Sarifudin in soli sette anni sono stati realizzati un numero notevole di grattacieli e bungalow. Di più «a una velocità impressionante».
Sorvolati anche gli ultimi ostacoli burocratici, quindi, Forest City potrebbe finalmente decollare? Sì no forse. A detta degli esperti, molto dipenderà dagli acquirenti. Se i cinesi, così come altri cittadini stranieri, dovessero smettere di comprare appartamenti sull'isola, è molto probabile che il progetto sia destinato a fallire. I locali, infatti, difficilmente potrebbero permettersi di vivere in una struttura con dei costi così elevati.
Tuttavia, qualche speranza, a detta degli immobiliari che sostengono Forest City, resta. Qualora la città dovesse riuscire ad attirare gradualmente persone da Singapore (per le quali gli affitti, diversamente dai cittadini malesi, sarebbero più economici), il progetto potrebbe finalmente estendersi come da piani originali. Ma per conoscere il destino di Forest City, ad ogni modo, ci vorrà ancora del tempo.