Tra commozioni cerebrali e traumi emotivi, i passeggeri fanno causa a Boeing

Tempi duri, durissimi, per Boeing. Da una settimana a questa parte – ossia dal distacco in volo di un portellone su un aereo dell'Alaska Airlines – le brutte notizie, per il costruttore di aerei, non hanno avuto tregua. Solo ieri sera, la Federal Aviation Administration ha aperto un'inchiesta per stabilire se il 737 MAX 9 coinvolto nell'incidente fosse sicuro e conforme alle disposizioni approvate dalla stessa Agenzia. Soprattutto dopo le ispezioni degli scorsi giorni, durante le quali erano stati trovati «bulloni allentati» sui portelloni di diversi velivoli di United Airlines e della stessa Alaska Airlines. Neanche a dirlo, proprio su dei Boeing 737 MAX 9, lo stesso modello coinvolto nell'incidente che ha fatto il giro del mondo.
Ma poche ore dopo l'apertura dell'indagine della FAA, ecco l'ennesimo problema. Anche i passeggeri del volo Alaska Airlines 1282 hanno deciso di alzare la voce. E di fare causa a Boeing per l'incidente di cui sono stati protagonisti la scorsa settimana. Sebbene fin dal primo momento sia stata scongiurata la presenza di feriti gravi, l'incidente qualche danno, infatti, lo ha fatto. Eccome. Secondo le informazioni giunte da un comunicato stampa redatto dagli avvocati delle vittime, sei passeggeri e un membro di una delle loro famiglie hanno depositato ieri, presso un tribunale di Seattle, una denuncia all'azienda. Nel testo, Boeing viene accusata in primis per l'incidente, poi per tutta una serie di «lesioni fisiche» provocate dall'incidente agli sfortunati che quel giorno si trovavano a bordo dell'aereo più discusso del web.
Una passeggera, si legge nella causa, ha dichiarato che la sua testa è sobbalzata in avanti e indietro per un numero imprecisato di volte durante l'incidente, al punto tale da averle provocato una commozione cerebrale, oltre a lesioni ai tessuti molli del collo e della schiena e sanguinamenti da un orecchio. Altri due passeggeri, dal canto loro, hanno accusato difficoltà a respirare, e uno addirittura uno svenimento. Un'altra persona a bordo ha invece dichiarato di aver avuto un attacco epilettico dopo l'atterraggio, a causa del forte stress provocato dalla situazione.
E in tutto questo, nella nota, non si dimentica e nemmeno si minimizza l'importante trauma emotivo con cui molti dei passeggeri stanno convivendo, da venerdì a questa parte. «Sebbene siano tutti contenti che l'esplosione sia avvenuta in un momento che consentisse un atterraggio d'emergenza, questa esperienza da incubo ha causato conseguenze economiche, fisiche ed emotive che hanno comprensibilmente colpito profondamente i nostri clienti, ed è un ulteriore segnale inquietante delle problematiche della serie di aeromobili 737 MAX», si legge nella nota redatta dall'avvocato Daniel Laurence.
Ma non è finita qui. No, perché nel testo della denuncia si legge anche che alcune delle maschere di ossigeno, liberate nel momento in cui il portellone è esploso lasciando un enorme buco nella fusoliera, sarebbero state «inutilizzabili». O, per lo meno, non totalmente performanti.
Al momento, Boeing si è rifiutata si commentare la causa depositata in tribunale ieri. Il suo amministratore delegato, David Calhoun, un paio di giorni fa, parlando davanti ai dipendenti dell'azienda aveva «riconosciuto l'errore», e promesso massima trasparenza in ogni fase del processo che, prossimamente, farà luce su quanto accaduto realmente nei cieli sopra Portland.