Tra forti piogge e colate di lava fredda, cosa sta succedendo in Indonesia?
Prima il Brasile. E ora l'Indonesia. Nel Paese del sud-est asiatico, le forti piogge cadute nel fine settimana hanno causato importanti inondazioni, come accaduto in Sud America negli scorsi giorni. Ma non solo. Sull'isola di Sumatra, le abbondanti precipitazioni hanno portato anche a quello che in lingua indonesiana viene chiamato «lahar». Vale a dire, vere e proprie colate di lava fredda, provenienti dal Monte Marapi, un vulcano attivo della zona.
In altre parole, dalle pendici del Marapi sono scese importanti colate di fango, materiale lavico e ciottoli. Colate che hanno sommerso almeno 100 edifici, tra cui molte case. Non solo. Le piogge monsoniche che si sono abbattute sull'isola hanno anche causato la rottura degli argini di un fiume, devastando diversi villaggi di montagna in quatto distretti della provincia di Sumatra occidentale.
La conta dei danni, insomma, è apparsa fin da subito importante. Così come quella delle vittime. Ad oggi, secondo quanto riferisce il Guardian, almeno 41 persone hanno perso la vita a causa delle inondazioni e dei lahars. Stando a quanto dichiarato da un funzionario dell'agenzia per la mitigazione dei disastri di West Sumatra, ci sarebbero ancora 17 persone disperse nel distretto di Agam e, soprattutto, in quello di Tanah Datar. Le due zone più colpite dall'alluvione, dove vivono centinaia di migliaia di persone. Circa la metà dei morti, invece, sono stati trovati ieri nel villaggio di Canduang ad Agam.
Le inondazioni improvvise di sabato notte hanno portato anche al blocco delle strade principali nel distretto di Tanah Datar, a causa del fango. Blocco che, va da sé, ha interrotto l'accesso ad altre città, che ora rimangono isolate.
La situazione in Indonesia, dunque, appare drammatica. Soprattutto perché Sumatra, solo due mesi fa, era già stata colpita da fortissime piogge, che avevano causato inondazioni improvvise, oltre a una frana nei distretti di Pesisir Selatan e Padang Pariaman, nella parte occidentale dell'isola, che aveva ucciso almeno 21 persone. Cinque persone, ad oggi, risultano ancora disperse.
Preoccupa anche il Marapi
E non è tutto. Anche il Monte Marapi, infatti, continua a tenere la popolazione sotto allarme, in particolare dopo l'eruzione avvenuta alla fine del 2023, in cui persero la vita 23 alpinisti. Il vulcano, dopotutto, si trova al terzo livello (su quattro) di allerta dal 2011, a causa della sua intensa attività vulcanica, superiore alla norma. Escursionisti e abitanti dei villaggi adiacenti, infatti, sono tenuti a rimanere distanti più di tre chilometri dalla vetta, per scongiurare un'eventuale catastrofe. Catastrofe che, tuttavia, come dimostrano i recenti avvenimenti nell'area, spesso non è abbastanza prevedibile.
Il Monte Marapi, infatti, è noto proprio per le sue eruzioni improvvise e difficili da monitorare, a causa della sua sorgente poco profonda e vicino al picco.