Tragedia del ponte Francis Scott Key, alla base «un problema di alimentazione»
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È stata una questione di pochi secondi. Un attimo prima, il Francis Scott Key Bridge si affacciava sulla sponda meridionale del Patapsco, a Baltimora. Poi, improvvisamente, la nave portacointainer Dali si è schiantata contro un pilone del ponte, distruggendolo e trascinando nel fiume buona parte della struttura, oltre che tutte le vetture (e i loro occupanti) che, in quella manciata di secondi, stavano attraversando quel tratto della Route 695. Le immagini della tragedia in poche ore hanno fatto il giro del mondo. Alla 01.27 il ponte era ancora in piedi. Alla 01.28 era già sprofondato nelle acque del Patapsco.
I contorni del gravissimo incidente, tuttavia, non sono ancora stati del tutto definiti. A causare il collasso della struttura, come detto, è stata la nave Dali battente bandiera di Singapore che, secondo quanto rivelato nel corso di una conferenza stampa delle autorità del Maryland, aveva avuto «un problema di alimentazione». Le prime ipotesi, avanzate nelle ore successive al sinistro, parlavano di un presunto «calo di energia», che avrebbe portato l'imbarcazione fuori rotta, fino a urtare uno dei piloni del ponte. Ponte che, prima del sinistro, era considerato «completamente a norma».
In breve tempo, dunque, è stato possibile escludere qualsiasi causa di natura intenzionale o terroristica. Secondo il segretario del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, la collisione non sembra essere un atto intenzionale. Sul suo profilo X, Alejandro Mayorkas, ha infatti dichiarato che non ci sono indicazioni in merito. Dal canto suo, il Federal Bureau of Investigation ha invece scartato l'ipotesi dell'attentato terroristico, sostenendo che non ci siano informazioni «specifiche e credibili» che suggeriscano un legame col terrorismo.
Si sarebbe trattato, insomma, di un vero e proprio incidente. Incidente i cui dettagli, però, dovranno essere definiti fino in fondo. Nel frattempo, secondo quanto rivelato da Mayorkas sono in corso valutazioni sull'impatto dell'incidente sul porto di Baltimora, oltre che, va da sé, le operazioni di ricerca e salvataggio della Guardia costiera americana.
Dopo ore dal crollo, infatti, non è ancora chiaro quante siano, effettivamente, le vittime del sinistro. Secondo quanto rivelato dai funzionari in conferenza stampa, almeno otto persone sono cadute in acqua. Tutti e otto erano operai edili: uno di loro sarebbe la prima vittima identificata, ma in un secondo momento i media americani hanno spiegato che non ci sono vittime accertate. Una seconda persona, invece, è stata trasportata in ospedale, mentre altri sei operai risultano ancora dispersi. «Di fronte alla sofferenza, ci uniamo. Ci abbracciamo l'un altro e torniamo più forti di prima. È quello che abbiamo sempre fatto, ed è quello che faremo insieme. Preghiamo per Baltimora», ha dichiarato Wes Moore, governatore del Maryland, nel corso della conferenza stampa.
Una macabra coincidenza
Appurato che lo schianto sia stato verosimilmente legato a un «problema di alimentazione», emergono alcuni dettagli sulla nave Dali. E tra questi, anche una macabra coincidenza. La nave mercatile in questione, infatti, era rimasta coinvolta in un incidente simile nel 2016. In quell'anno, la stessa imbarcazione che oggi ha colpito il Francis Scott Key Bridge rimase coinvolta in un incidente in Belgio, ad Anversa. Anche in quel caso, si parlò di collisione. In particolare, secondo quanto riporta il Guardian, la Dali stava lasciando il terminal container di Anversa, in direzione Bremerhaven, quando la sua prua oscillò, facendo raschiare la poppa contro il lato della banchina e danneggiando in modo significativo gran parte dello scafo.