Il caso

Tragedia del Titan, la toccante testimonianza: «Niente riporterà indietro i nostri amici»

Nel terzo giorno di udienza, ha preso la parola Renata Rojas, specialista di missione di OceanGate, che in lacrime ha ricordato il giorno dell'incidente – «Sapevo che era pericoloso, ma non mi sono mai sentita insicura»
© Pelagic Research Services via AP
Red. Online
19.09.2024 18:45

Prima la scoperta di quell'ultimo messaggio inviato dal Titan. «Qui tutto bene». Poi, la cruciale testimonianza di David Lochridge, ex direttore delle operazioni marittime di OceanGate, che da tempo aveva esposte le preoccupazioni sul sommergibile e su ciò di cui sarebbe stato capace il CEO Stockton Rush. E ora, a distanza di tre giorni dall'inizio dell'udienza per la tragedia del 18 giugno 2023, spuntano anche nuove immagini chiave. O, per meglio dire, riprese video che mostrano, per la prima volta, il relitto del Titan, abbandonato negli abissi dell'oceano Atlantico. 

Nei filmati, diffusi dalla Guardia costiera statunitense, si vede chiaramente un oblò. Lì, a 3700 metri di profondità, sul fondale marino. Ma non solo. Le riprese hanno immortalato anche «la cupola di poppa, l'anello di poppa, resti dello scafo e detriti di fibra di carbonio». Immagini che, solo a vederle, mettono i brividi. E che ancora una volta ci portano a pensare a cosa sia accaduto, laggiù, nel profondo dell'Atlantico, vicino a un altro relitto, quello del Titanic. Scopo di quella spedizione, culminata in tragedia.

© Pelagic Research Services via AP
© Pelagic Research Services via AP

Terzo giorno di udienza

Nel frattempo, non si è ancora conclusa l'udienza – iniziata lunedì – volta a far luce sui fatti relativi all'incidente» e a sviluppare «raccomandazioni per prevenire tragedie simili in futuro». E oggi, giovedì, si è svolto il terzo incontro. La prima a prendere la parola è stata Renata Rojas. La cosiddetta «specialista di missione» di OceanGate, che prima di fornire la sua versione dei fatti, ha svelato qualcosa di più sul suo passato. Rivelando un passato in ambito bancario, e un amore sconfinato per il Titanic. «Sono una subacquea da quando avevo 12 anni. Ero praticamente ossessionata dal Titanic, già a quell'età», ha raccontato.

Il ruolo della donna, però, è considerato chiave per un motivo preciso. Renata Rojas, come detto, era infatti una specialista di missione per OceanGate. «Ero una delle poche che aveva davvero assunto questo ruolo. Mi è piaciuto ed è stato divertente. Stavo imparando molto e lavoravo con persone fantastiche». 

Col tempo Renata Rojas si è arruolata per condurre le immersioni. «Mi ero iscritta alla prima spedizione nel 2017. Avevo versato un acconto, ma la spedizione è stata rinviata più volte perché era necessario effettuare diversi test», racconta, svelando che la prima spedizione del sottomarino, per andare a vedere il Titanic, è stata rinviata diverse volte. «I piani erano per il 2018, ma il sommergibile doveva essere creato e testato». Nel luglio del 2022, però, la donna «effettua un'immersione con successo». Immersione in cui sono comunque stati riscontrati alcuni problemi riscontrati, che l'equipaggio «pensava di riparare premendo alt + ctrl + canc». «Sapevo che l'immersione verso il Titanic era molto rischiosa, ma non mi sono mai sentita insicura», rivela la specialista di missione. 

«Sapevo che il Titan non era classificato»

Vista la pericolosità delle operazioni, il discorso si sposta sulla sicurezza. E sulle possibili «esercitazioni di emergenza» condotte sul Titan. «È successo una sola volta», spiega Rojas. «Di solito le esercitazioni servivano per mostrare dove si trovavano i medicinali, o per spiegare che cosa fare qualora il pilota non fosse stato in grado di assumere i comandi. Ci veniva anche spiegato cosa fare qualora il sottomarino fosse rimasto incastrato sul fondale marino». 

A seguire, alla donna è stato chiesto se fosse a conoscenza del fatto che il Titan non era classificato. «Sì, lo sapevo. Non era testato», ha dichiarato Rojas, sostenendo che il sommergibile fosse «simile al programma spaziale Apollo». 

Il giorno della tragedia

Le domande, però, si sono concentrate anche su cosa accadde il giorno della tragedia. «Quel giorno ero assistente di piattaforma», ha affermato Rojas, spiegando che si trovava sulla nave di supporto in superficie. «In realtà dovevo solo controllare e vedere se qualcuno avesse bisogno di aiuto. Ero solo un intermediario». Poi, i ricordi hanno preso il sopravvento. «Quel giorno erano tutti emozionati. Ho visto cinque persone sorridenti e ansiose di intraprendere quel viaggio. Erano entusiasti. Lo eravamo tutti. C'era un tempo meraviglioso». Un ricordo che fa scoppiare in lacrime Rojas. «Erano così felici di partire». 

Con le lacrime agli occhi, la donna ha fornito ulteriori dettagli, spiegando come, una volta avvenuta l'immersione, la piattaforma è stata riportata in superficie. «Eravamo pronti per il loro arrivo. Sono andata in camera mia a cambiarmi, perché ero bagnata. Sono salita sul ponte per controllare come stessero andando le cose, e ho visto che non erano arrivati. Allora sono scesa per far colazione, ma a un certo punto mi sono resa conto che non avevamo ricevuto alcuna notizia dal Titan». 

«Ricordo di aver pensato: non ho più notizie di loro, dove sono finiti? Erano molto vicini al Titanic». Ma il tempo scorreva, inesorabilmente. «Dovevano tornare in superficie alle 18.00», ha continuato Rojas. Ma in superficie il Titan non ci è mai tornato. «Credo ci fossimo detti di aspettare altri 15 minuti, e poi se non fossero tornati avremmo chiamato la Guardia costiera». Ma era già tardi. Dopotutto, lo era fin dall'inizio. «Quello che abbiamo vissuto è stato è ancora molto duro. Niente ci riporterà indietro i nostri amici», ha dichiarato visibilmente commossa. «Spero che questa indagine faccia capire che, con l'esplorazione, c'è un rischio. E senza correre quel rischio, il mondo sarebbe ancora piatto. Ma spero anche che l'innovazione continui, così da rendere gli oceani accessibili a persone come me, che hanno potuto realizzare un sogno». 

L'udienza continuerà con la testimonianza di Steven Ross, l'ex direttore scientifico di OceanGate. 

In questo articolo: