Travolgente avanzata ucraina, pesante sconfitta per Mosca
Il centro della seconda città dell’Ucraina, Kharkiv, è sprofondato nell’oscurità a causa di un blackout elettrico. La causa e l’entità del problema non sono state inizialmente individuate ma una serie di filmati con missili scagliati dalle postazioni russe nel Mar Nero in direzione delle infrastrutture energetiche ucraine hanno sciolto i dubbi. Si è trattata di una rappresaglia di Mosca contro la popolazione civile ucraina. I raggruppamenti militari, infatti, sono in grado di alimentare le strumentazioni autonomamente. Le forze ucraine hanno continuato a spingersi a Nord nella regione di Kharkiv e ad avanzare a Sud e a Est costringendo la Russia ad abbandonare il suo principale bastione nell’area. Il presidente Volodymyr Zelensky ha salutato l’offensiva come una potenziale svolta nella guerra che dura da sei mesi, affermando che questo inverno potrebbe portare a riconquiste più rapide se Kiev riuscirà a ottenere armi più potenti. Il generale Valeriy Zaluzhnyi, comandante in capo dell’esercito ucraino, ha dichiarato che le forze armate hanno ripreso il controllo di oltre 3.000 km quadrati dall’inizio del mese: «Nella direzione di Kharkiv, abbiamo iniziato ad avanzare non solo verso sud e verso Est, ma anche verso Nord. Mancano 50 km al confine di Stato (con la Russia)».
La trappola
L’avanzata ucraina viene definita travolgente dai giornalisti sul posto. Fino a due settimane fa abbiamo assistito e documentato l’inesorabile spinta in particolare in direzione di Kherson, la città occupata dai russi e dalla quale si accede alla penisola di Crimea, pesantemente bombardata dai militari ucraini che hanno colpito anche i principali ponti stradali e ferroviari, rallentando e in qualche caso paralizzando le linee di rifornimento verso i 35 mila soldati di Mosca che avrebbero dovuto tenere l’area a riorganizzare l’avanzata verso Mykolaiv, la città martire a cui la geografia e lo Stato Maggiore hanno assegnato il compito di difendere la regione di Odessa da un’eventuale avanzata russa via terra. Una mossa, quella messa in campo dai generali ucraini, che ha costretto Mosca a concentrare rapidamente le forze verso Sud, senza poter attendere rinforzi dalla Russia e dovendo perciò parzialmente sguarnire il Donbass. Una trappola che ha permesso a Kiev di sfondare le barriere delle forze di invasione a Nord e a Est proprio nel Donbass e a pochi chilometri dai confini russi.
Una disfatta strategica
Che si sia trattata di una disfatta strategica è confermato sia dalle autorità filorusse del Donbass, le quali hanno parlato di «errori commessi ai livelli alti delle forze armate», alludendo al Ministero della difesa di Mosca, sia dal più noto guardaspalle di Putin, il despota ceceno Kadyrov, il quale ha fatto sapere di volersi recare personalmente a Mosca per fare i conti con i generali che hanno permesso questa momentanea disfatta. Proprio il Ministero della difesa russo ha annunciato una brutale reazione con «attacchi di precisione» condotti dall’aviazione in sincronia con lanci di missili e spari di artiglieria. Tuttavia l’inadeguatezza numerica degli uomini sul campo al momento non sposterà le posizioni.
Reazioni rabbiose
La ritirata dalla città di Izium, un importante nodo logistico per le forze russe, è considerata come la peggiore sconfitta da quando a marzo era stato spezzato l’assedio su Kiev costringendo migliaia di soldati a fuggire tornando in Bielorussia. Nelle aree riconquistate in queste ore i battaglioni in fuga hanno lasciato dietro di sé munizioni ed equipaggiamenti che già vengono riconvertiti all’uso dalle forze ucraine. Il silenzio quasi totale di Mosca sulla sconfitta - o qualsiasi spiegazione su ciò che è avvenuto - ha provocato reazioni rabbiose tra alcuni commentatori russi, specialmente quelli di stampo nazionalista assai presenti sui social media. Alcuni di loro hanno chiesto al presidente Vladimir Putin di apportare «cambiamenti immediati per garantire la vittoria finale».
Ma quella di ieri è una data da annotare tra le peggiori per Putin. Era infatti previsto il referendum nelle regioni occupate chiamate ad esprimersi sull’adesione alla «madre Russia». I militari erano stati mobilitati per recarsi casa per casa a raccogliere armi in pugno, ove i cittadini non si fossero presentati al seggio, la loro espressione di voto. Ma proprio la controffensiva ucraina delle ultime settimane ha fatto saltare i piani.
Si torna a parlare di negoziati
Ieri c’è stata una telefonata tra il presidente francese Macron e Vladimir Putin. Si è parlato della situazione nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. I due leader si sono detti pronti a una «interazione non politicizzata» con l’Ucraina, ha riferito una nota dell’ufficio di Putin. Il capo del Cremlino ha detto a Macron che è importante che l’Unione europea non ostacoli le forniture di cibo e fertilizzanti russi in Africa, America Latina e Medio Oriente. Diversi analisti interpretano questa posizione come una condizione per riaprire il negoziato a cui Mosca potrebbe tornare a sedersi. Tuttavia in questi mesi proprio Putin ha utilizzato l’ipotesi di una trattativa con Kiev come arma per prendere tempo e riorganizzare le forze. Perciò le intelligence di Paesi come USA e Regno Unito invitano alla cautela davanti alle apparenti aperture russe.