Il punto

Troppi birdstrike a Muan? «Sarebbe sbagliato dire che l'aeroporto è vulnerabile»

Lo scalo teatro dell'incidente del volo 7C 2216 di Jeju Air è costruito in una zona molto battuta dagli uccelli – Ma un esperto frena: «È così praticamente per tutti gli aeroporti»
©AP/Ahn Young-joon
Marcello Pelizzari
30.12.2024 15:30

L’aeroporto internazionale di Muan, teatro dell’incidente del volo 7C 2216 di Jeju Air, ha una lunga (e importante) storia con i cosiddetti birdstrike alle spalle. Il termine, ricordiamo, si riferisce all’impatto, violento, fra un aeromobile e uno o più volatili. Con conseguenze più o meno gravi per il velivolo in termini di sicurezza. Detto che le cause, esatte, del disastro verranno chiarite dall’inchiesta, i piloti del Boeing 737-800, poco prima della tragedia, avevano segnalato proprio un birdstrike.

Muan, dicevamo, ha un record poco invidiabile a livello di incidenti con uccelli. È, secondo le statistiche, lo scalo con il più alto tasso di birdstrike fra gli aeroporti regionali della Corea del Sud. I volatili, leggiamo, sono stati un problema sin dalla costruzione dell’aeroporto. E questo perché la zona è caratterizzata da ampie pianure e paludi. Detto in altri termini, lo scalo si trova in una regione molto battuta dagli uccelli. Sia «residenti» sia migratori.

I dati della Korea Airports Corp parlano di 559 incidenti con uccelli dal 2019 all’agosto di quest’anno nei quattordici aeroporti regionali del Paese. I numeri, è vero, sono più alti altrove: Gimhae (147), Gimpo (140), Jeju (119), Daegu (38) e Cheongju (33) guidano la speciale classifica, con Muan a quota 10. Ma il tasso, ovvero l’incidenza rispetto ai voli operati, fa di quest’ultimo scalo quello più martoriato dai birdstrike. Da gennaio 2019 ad agosto 2024, infatti, sono stati effettuati 11.004 voli a Muan, con un tasso di birdstrike dello 0,09%. A titolo comparativo, l’aeroporto di Gimhae ha avuto un tasso di occorrenza dello 0,03%. L’aeroporto di Jeju, con 926.699 voli, e l’aeroporto di Gimpo, con 757.479 voli, hanno registrato tassi di occorrenza inferiori, rispettivamente dello 0,01% e dello 0,02%. I pericoli, a Muan, sono rappresentati da gazze, fagiani, tortore, passeri e gabbiani, ma anche da uccelli migratori come il germano reale, l'airone cenerino, l'airone bianco e la rondine.

Va detto, ne avevamo parlato, che non tutti i birdstrike provocano danni. Sui 559 incidenti citati dalle autorità, in Corea, solo 20 (il 3,58%) hanno effettivamente procurato un problema o un guasto all’aeromobile. Gli aeroporti, in tutto il mondo, sono tuttavia molto sensibili alla questione. Tant’è che esistono diversi sistemi per tenere lontani gli uccelli dagli scali. Amsterdam, ad esempio, aveva perfino testato i maiali per tenere gli uccelli al di fuori dei sentieri di decollo e atterraggio.

D’altro canto, lo stesso Korea Environment Institute ha spiegato che uccelli e aeroplani condividono le stesse caratteristiche: il volo, banalmente. Il che spiega come mai, spesso, le aree più adatte in cui costruire aeroporti siano al contempo l’habitat ideale per gli uccelli. Lee Geun-young, professore presso la Korea National University of Transportation, al riguardo ha dichiarato al Korea Times: «Gli aeroporti sono tipicamente costruiti in aree prive di ostacoli e con un disturbo acustico minimo, per questo motivo sono spesso situati lungo le coste. Dove, naturalmente, si trovano anche molti uccelli». Lee, in questo senso, rifugge la tesi secondo cui Muan abbia particolari problemi con i birdstrike, al di là delle statistiche. L’aeroporto internazionale di Seul-Incheon, la principale porta d’ingresso del Paese, è stato costruito su piane di marea bonificate che fungono anche da habitat per gli uccelli migratori. Non solo, sia l’aeroporto di Gimpo sia quello di Gimhae sono situati in prossimità di tali aree. «Non è corretto affermare che l’aeroporto di Muan sia particolarmente vulnerabile ai birdstrike. Questi impatti possono verificarsi in qualsiasi aeroporto».

Vero. Anzi, verissimo. Il fenomeno, infatti, è frequente. Fra il 1990 e il 2019, secondo le statistiche della Federal Aviation Administration statunitense, ci sono stati qualcosa come 227.005 episodi nella sola America. Stando all’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, l’ICAO, dal 2008 al 2015 si sono verificati in totale 97.751 birdstrike in 196 Paesi. Per una media di circa 14 mila incidenti all’anno. Detto che gli aeroporti, compresi quelli svizzeri, hanno implementato varie misure per consentire ad aerei e uccelli di convivere senza troppi patemi – rilevamento radar, droni in versione spaventapasseri, predatori come volpi e donnole per ridurre la popolazione di topi e altri piccoli mammiferi al fine di diminuire la disponibilità di cibo per gli uccelli –, permane una certa preoccupazione di fondo. Della serie: tutte queste misure potrebbero non bastare o, meglio, rischiano di non essere una soluzione, definitiva, al problema. Di qui la richiesta di misure globali, che comprendano anche una migliore comprensione degli ecosistemi degli uccelli.

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