Trump è diventato il megafono di Putin? «Nessun presidente USA avrebbe detto quelle cose»
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A che gioco sta giocando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump? Le uscite del tycoon in seguito ai primi colloqui tra USA e Russia tenutisi ieri a Riad, in Arabia Saudita, sono state quantomeno controverse, visto che in primo luogo sembrano contraddire le rassicurazioni fornite dal segretario di Stato Marco Rubio, secondo cui un eventuale accordo di pace sarebbe stato equo per tutte le parti in causa.
I negoziatori americani e russi si sono seduti al tavolo per la prima volta da quando Vladimir Putin ha lanciato l'invasione dell'Ucraina e Trump, dopo l’incontro, ha snocciolato ai giornalisti presenti a di Mar-a-Lago, in Florida, una serie di dichiarazioni che sposano in pieno la propaganda russa filtrata in questi 3 anni di guerra.
Di fatto, il presidente USA è sembrato voler spogliare l’orso russo da ogni responsabilità sul conflitto che ha devastato il Paese guidato da Volodymyr Zelensky, suggerendo che quella da biasimare sia proprio l’Ucraina. Tra gli altri, il New York Times ha aspramente criticato Trump, affermando che nessun presidente americano di entrambi gli schieramenti politici si sarebbe mai lanciato in affermazioni del genere. Non solo perché incolpare Kiev di aver iniziato la guerra è una palese falsità, o almeno una semplificazione indegna per un capo di Stato, ma pure per le tensioni che le due superpotenze hanno avuto nell’ultimo decennio, in quello che gli analisti vedono come una sorta di revival della Guerra fredda.
Secondo Trump, dunque, i leader ucraini sarebbero i veri responsabili della guerra, accusati di non aver accettato di cedere il proprio territorio all'invasore. Per questo non meriterebbero neppure un posto al tavolo per i colloqui di pace: «Non avreste mai dovuto iniziarla (la guerra, ndr). Avreste potuto fare un accordo», ha dichiarato The Donald riferendosi a Zelensky e soci.
E ancora: «Ora avete una leadership che ha permesso di portare avanti una guerra che non sarebbe mai dovuta accadere». Certamente c’è pure del risentimento nelle parole di Trump, che si è detto «deluso» dalle critiche di Kiev dopo l’esclusione dal tavolo delle trattative: «Ho sentito che gli ucraini sono arrabbiati perché non hanno avuto un posto al tavolo dei colloqui, beh, ne hanno avuto uno per tre anni e anche molto prima. La questione avrebbe potuto essere risolta molto facilmente», ha affermato il tycoon, non pronunciando una sola parola contro quella Russia che nel 2014 ha invaso e annesso illegalmente la Crimea, per poi tornare alla carica nel febbraio del 2022 con l’intento di conquistare l’intera Ucraina.
A tal proposito, l'ex ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, a margine della conferenza di Monaco, ha parlato con BBC News Russian, spiegando che l'idea di vittoria di Putin non significa solo mantenere i territori ucraini che Mosca ha occupato finora, ma significa controllare «tutta l'Ucraina»: «(Putin) non è venuto solo per un pezzo di terra, è venuto per l'Ucraina stessa», ha spiegato l’ex ministro.
Tornando a Trump, il NYT ha fatto notare come le sue esternazioni rappresentino uno dei più «sbalorditivi cambiamenti di rotta nella politica estera americana da generazioni, una svolta di 180 gradi che costringerà amici e nemici a riallinearsi. Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, una lunga serie di presidenti americani ha visto prima l'Unione Sovietica e poi, dopo un breve e illusorio periodo, il suo successore, la Russia, come una forza di cui diffidare, come minimo». Il tycoon, che in passato ha più volte dichiarato la sua ammirazione per Putin, oggi dimostra di vedere il Cremlino come «un collaboratore».
Trump ha affossato la credibilità del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dicendo più di una volta che la sua popolarità è scesa al 4%. Un’altra affermazione che sembra uscita direttamente dal megafono del Cremlino, dato che i recenti sondaggi del Kyiv Institute of Sociology hanno, sì, mostrato il crollo del gradimento del leader di Kiev, passato dal 77% del 2024 all'odierno 57%, ma il calo non è minimamente vicino a quello citato dal tycoon. Zelensky, da parte sua, ha criticato Trump, affermando che «vive in uno spazio di disinformazione russa»: «Sfortunatamente, il presidente Trump, per il quale abbiamo grande rispetto come leader del popolo americano, vive in questo spazio di disinformazione», ha detto, accusando Mosca di ingannare il presidente USA.
Le ultime elezioni in Ucraina avrebbero dovuto tenersi lo scorso aprile, ma sono state posticipate in quanto impossibile per gli elettori recarsi alle urne in tempo di guerra, come tra l’altro prevede la Costituzione ucraina quando è in vigore la legge marziale. L'insistenza di Trump sul fatto che gli elettori abbiano voce in capitolo in una democrazia è «ironica», evidenzia la CNN, visto il suo rifiuto di accettare il verdetto degli americani nelle elezioni presidenziali perse nel 2020. E strappa più di un sorriso amaro, se si pensa al fatto che Putin regge il potere in Russia da oltre due decenni, grazie a elezioni farsa.
Per Trump, però, in accordo con il Cremlino, l’Ucraina dovrebbe ricorrere a nuove votazioni prima di poter avere un ruolo nei negoziati. «Si tratta di un vergognoso capovolgimento di 80 anni di politica estera americana», ha affermato, citato dal NYT, Kori Schake, direttrice degli studi di politica estera e di difesa presso l'American Enterprise Institute e collaboratrice per la sicurezza nazionale del presidente George W. Bush.
«Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti si sono rifiutati di legittimare la conquista sovietica degli Stati baltici, e questo ha dato coraggio alle persone che lottavano per la loro libertà. Ora stiamo legittimando l'aggressione per creare sfere di influenza. Ogni presidente americano degli ultimi 80 anni si opporrebbe alla dichiarazione del presidente Trump», ha puntualizzato Schake.
Quel che sembra certo, è che il presidente USA vuole arrivare al più presto a stipulare un accordo con Mosca, in quanto la fine delle ostilità permetterebbe agli Stati Uniti di riportare a casa le truppe, spostando le risorse per la sicurezza verso un rivale più temibile, la Cina, percepita dagli americani come la più grande minaccia straniera.
Critiche verso i partner europei, accusati di non investire abbastanza denaro per la difesa, sono giunte pure dal vicepresidente JD Vance, mentre Rubio dopo l’incontro con il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha parlato delle «incredibili opportunità che esistono per collaborare con i russi» una volta spente le fiamme della guerra in Ucraina.
Di più, lo stesso Trump negli scorsi giorni era stato accusato per quelle che sembravano concessioni alla Russia ancora prima di avviare le trattative, ovvero il mantenimento di Mosca dei territori occupati in Ucraina, nessuna garanzia di sicurezza da parte statunitense e il «no» categorico all’ingresso di Kiev nella NATO. In cambio Putin dovrebbe semplicemente smettere di uccidere gli ucraini. E non è un caso che quest'oggi il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov abbia esternato entusiasmo per l'incontro tra negoziatori, parlando di un «passo molto importante verso la creazione delle condizioni per un trattato di pace»: «È stata dimostrata la giusta volontà politica da entrambe le parti, intendo in questo caso la Russia e gli Stati Uniti», ha affermato, citato dalla Tass.
Il malumore dei leader di Kiev e di quelli europei, oggi, è impossibile da nascondere. L’esclusione dai colloqui di Riad è parso agli analisti un moderno Congresso di Vienna o una Conferenza di Yalta, in cui due superpotenze si accordano per spartirsi la posta sul tavolo, mentre tutti gli altri osservano con le lame spuntate.