Trump e la fine della guerra in Ucraina: «Fermerà la tempesta, non importa come»
Il timore di Kiev per un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sembra essere svanito. Dopo la sua vittoria alle elezioni presidenziali americane i sentimenti ucraini appaiono molto diversi.
Il Paese invaso dalle truppe russe, solamente qualche mese fa, era terrorizzato all'idea che il tycoon, una volta eletto, avrebbe potuto costringere l'Ucraina a cedere alle pretese di Vladimir Putin. Oggi, invece, Kiev ripone tutte le sue speranze sul fatto che il 47esimo presidente degli Stati Uniti possa porre finalmente fine a tre anni di carneficina.
Riuniti al World Economic Forum di Davos, gli ucraini e gli alleati occidentali oggi vedono in Donald Trump l’uomo forte che potrebbe portare il presidente russo al tavolo delle trattative. Non sono ancora del tutto chiare le strategie statunitensi per fermare il conflitto, ma appare sempre più concreta la possibilità che il tycoon non abbandoni l’Ucraina con un accordo che favorisca la Russia su tutta la linea.
Dopo la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca, il tycoon ha riferito ai giornalisti presenti allo Studio Ovale che «parlerà molto presto» con il presidente russo Vladimir Putin, ribadendo che il conflitto «deve finire» e che «senza un accordo, Putin distruggerà la Russia».
Kurt Volker, che ricoprì il ruolo di rappresentante speciale degli Stati Uniti per l'Ucraina durante il primo mandato di Trump, interpellato da POLITICO ha dichiarato: «Il 2024 è sembrato un anno di attesa. Abbiamo avuto le elezioni, abbiamo avuto distrazioni, l'amministrazione Biden diceva di no, poi diceva di sì. Il 2025 sembra un anno di azione. Finalmente ci stiamo muovendo».
Lo stesso Zelensky ha ammesso che Trump potrebbe finalmente portare Mosca e Kiev al tavolo delle trattative: «Trump è un uomo d'affari. Sa come fare pressione», ha riferito il leader ucraino ai giornalisti presenti al WEF di Davos, aggiungendo di essere «fiducioso» sulla nuova amministrazione USA.
Con l’arrivo di Trump, Zelensky potrebbe essere costretto a fare concessioni che fino a poco tempo fa sembravano impensabili: probabilmente non riavrà tutti i territori occupati da Mosca (pur non riconoscendoli come russi) e dovrà dire addio alla possibilità di entrare nella NATO. Tuttavia, parlando con POLITICO presso l'Ukraine House a Davos, il presidente della Facoltà di Economia di Kiev nonché ex ministro Tymofiy Mylovanov, si è mostrato impaziente di vedere l'inizio dell'era Trump: «Potrebbe non essere una buona cosa, ma sarà molto meglio che sotto Biden. Biden ha gestito la guerra come una crisi, pensava che se avesse resistito abbastanza a lungo, la tempesta sarebbe passata. Ma non sta passando. Il punto di vista di Trump è quello di fermare la tempesta. Non è preoccupato di come verrà fermata».
Stando a Steven Moore, fondatore dell'Ukraine Freedom Project, «gli ucraini non sanno cosa farà Trump. Ma sanno cosa ha fatto Biden. L’amministrazione Biden stava allungando le cose, rallentando l’uso delle armi. Qualcosa deve cambiare. C'è ottimismo. Gli ucraini con cui parlo ritengono che Trump sia un leader forte, mentre Biden a volte non è riuscito a mettere insieme una frase.
L'imprevedibilità di Trump e la sua retorica senza mezzi termini potrebbero quindi dare a Zelensky la spinta per convincere gli ucraini ormai sfiniti ad accettare un accordo di pace che riconosca la realtà sul campo di battaglia: le forze di Kiev non hanno gli uomini necessari per riconquistare la Crimea o i territori occupati nella regione orientale del Donbass, ma Putin potrebbe comunque fare concessioni in cambio della regione russa di Kursk.
«Penso che Trump chiamerà Putin e gli dirà di porre fine alla guerra. Penso che Putin non sarà d'accordo e credo che il team di Trump capirà che bisogna mostrare forza e più determinazione. E mettere tutto sul tavolo», ha evidenziato ancora Kurt Volker. E in effetti nelle scorse ore il presidente USA ha mostrato i muscoli, parlando di nuove «probabili» sanzioni contro la Russia nel caso Putin non intendesse negoziare con l'Ucraina. Ciò potrebbe dunque significare per Mosca restrizioni più severe, un aumento delle esportazioni di energia degli Stati Uniti per affossare quelle russe e un continuo supporto militare a Kiev. Il capo della Casa Bianca appena insediato, stando a Repubblica, potrebbe pure chiedere ai Paesi membri della NATO di portare al 5% del PIL gli investimenti nella difesa, con l’obiettivo reale di ottenere fra il 3 e il 3,5%.
La speranza degli alleati occidentali è che l'Ucraina possa negoziare da una posizione di forza, mentre Mosca deve fare i conti con il peso delle sanzioni e delle perdite in battaglia. D'altronde, l'economia russa è stritolata da un'inflazione definita «incontrollata» e il Cremlino ha contratto una quantità di debito «senza precedenti», senza contare la carenza di manodopera e le ingenti vittime di guerra.