Nuovi sviluppi sono emersi in merito all'uccisione di 15 medici e soccorritori palestinesi da parte delle truppe israeliane nella Striscia di Gaza il mese scorso, con prove che contraddicono la dichiarazione dell'Idf secondo cui i soldati non avrebbero sparato indiscriminatamente contro i soccorritori.
Il quotidiano israeliano Haaretz ha riferito mercoledì che la sua analisi dei materiali dell'IDF, raccolti nell'ambito di un'indagine interna sull'incidente, contraddice la versione dell'esercito, secondo cui i soldati non avrebbero aperto il fuoco in modo indiscriminato contro ambulanze palestinesi e un'autopompa nelle prime ore del 23 marzo. Secondo Haaretz, invece, i soldati avrebbero sparato ininterrottamente contro i veicoli per tre minuti e mezzo da distanza ravvicinata, nonostante i tentativi degli operatori sanitari di identificarsi.
La famiglia di Assad al-Nsasrah, uno dei due sopravvissuti all'attacco, ha presentato ieri una petizione alla Corte Suprema israeliana per ottenere dettagli sulla sua detenzione in Israele. Le autorità israeliane hanno confermato la scorsa settimana che Nsasrah si trova in custodia, ma in base alla legislazione d'emergenza in tempo di guerra, la localizzazione dei detenuti provenienti da Gaza può essere tenuta segreta e il contatto con un avvocato può essere negato per 45 giorni. Nsasrah non potrà avere accesso a un legale prima del 7 maggio.