Guerra

Trump insiste sulle terre rare, Zelensky a un bivio: l'Ucraina verrà «svenduta» agli Stati Uniti?

Sul tavolo ci sarebbe una bozza di accordo sulle risorse naturali per centinaia di miliardi di dollari, senza però nessuna garanzia di sicurezza per l'Ucraina - Zelensky vorrebbe condizioni migliori, ma crescono le pressioni pure da Kiev
©Tetiana Dzhafarova
Michele Montanari
23.02.2025 10:30

C’è chi ha parlato di «ricatto per la pace». Chi di «tradimento». Il duro attacco di Donald Trump a Volodymyr Zelensky sarebbe unicamente guidato dal desiderio del presidente statunitense di mettere le mani sulle terre rare e le fonti energetiche ucraine. In quest’ottica, l'amministrazione Trump sembra aver compiuto progressi nel raggiungere un accordo che garantisca agli Stati Uniti la metà delle entrate derivanti dalle risorse naturali, nonché i guadagni dei porti e di altre infrastrutture in Ucraina.

Dopo il tentativo di intesa con Kiev, respinto dal presidente Zelensky, dagli USA sono arrivati pesanti bordate, non solo dal tycoon, che ha sposato in pieno la narrazione del Cremlino, ma pure dal suo vice JD Vance, dal consigliere per la sicurezza nazionale USA Mike Waltz e persino dal miliardario Elon Musk. Le cannonate sparate da Trump e soci hanno fatto intendere un possibile schieramento americano al fianco della Russia nell’ambito dei negoziati di pace, suscitando enorme preoccupazione a Kiev e in Europa. Secondo il New York Times, negli scorsi giorni sarebbe stata messa sul tavolo una bozza di proposta per l'accordo sui minerali troppo sfavorevole per Kiev, che ora starebbe cercando di arrivare a condizioni migliori.

Il documento respinto da Zelensky prevederebbe che l'Ucraina ceda agli Stati Uniti la metà delle entrate derivanti dalle risorse naturali, nonché i guadagni dei porti e di altre infrastrutture. Oltre a richiedere una serie di impegni da parte di Kiev, non sarebbe menzionato alcun impegno specifico in materia di sicurezza da parte degli USA, i quali si limiterebbero a fornire un generico «sostegno finanziario» a lungo termine per aiutare lo sviluppo economico del Paese devastato dalla guerra.

Nella proposta citata dal NYT, le entrate provenienti dalle risorse di Kiev dovrebbero essere destinate a un fondo di cui gli Stati Uniti avrebbero il 100% degli interessi finanziari, con l'Ucraina impegnata a contribuire al fondo sino al raggiungimento di 500 miliardi di dollari. Una cifra, questa, superiore alle entrate effettive derivanti dalle risorse naturali, nonché molto maggiore rispetto al valore degli aiuti statunitensi finora stanziati per la guerra. Il documento suggerirebbe inoltre che gli USA possano inviare più aiuti in futuro, ma a un prezzo molto elevato. 

Trump, negli scorsi giorni, si è vantato di essere vicino a una intesa che potrebbe portare fino a 500 miliardi di dollari nelle casse americane. Anche il presidente ucraino Zelensky ha fatto sapere che il suo Paese sta lavorando a una bozza di accordo tra i due governi, facendo intendere che le tensioni con gli USA si stanno smorzando: «Questo accordo può aggiungere valore alle nostre relazioni: ciò che conta di più è definire i dettagli giusti per garantire che funzioni davvero», ha scritto il leader di Kiev sui social media.

I segnali di allentamento delle tensioni, secondo il NYT, non fanno altro che sottolineare come Trump stia adottando una posizione tipica della sua natura di imprenditore: apertamente commerciale e votata al guadagno. Durante un'intervista radiofonica rilasciata venerdì a Fox News, il tycoon è tornato a snocciolare parole che ricordano molto da vicino quelle della propaganda russa, affermando di essere «stanco» di sentire accuse contro Mosca sulla responsabilità della guerra in Ucraina, quando sarebbero invece Zelensky e l’ex presidente USA Joe Biden i veri colpevoli: «Ogni volta che dico: "Non è colpa della Russia", vengo sempre travolto dalla disinformazione. Ma vi dico che Biden e Zelensky hanno sbagliato».

Trump ha aggiunto di volere le terre rare e altri minerali ucraini in cambio di qualsiasi sostegno da parte degli Stati Uniti, continuando ad attaccare il suo predecessore: «Biden ha semplicemente dato loro dei soldi, non c'era nessun prestito, nessuna garanzia, niente di niente. Quindi firmeremo un accordo, o ci saranno un sacco di problemi per loro (gli ucraini, ndr). Quindi firmeremo un accordo per ottenere garanzie, perché dobbiamo farlo». The Donald ha poi affossato la credibilità di Zelensky, sentenziando che non c'è bisogno che partecipi alle trattative per mettere fine alla guerra con la Russia: «Se devo essere onesto, non penso sia importante agli incontri. Quando Zelensky ha detto che non è stato invitato all'incontro» è perché «non era una priorità, visto che ha fatto un cattivo lavoro finora nel negoziare».

Di fatto, il presidente USA sembra aver messo il presidente ucraino di fronte a una scelta senza molto margine di manovra: svendere il suo Paese per evitare un disimpegno degli Stati Uniti, con il rischio concreto che tutti i territori occupati restino in mani russe. D'altronde, l'idea di scambiare risorse naturali in cambio della protezione USA era stata avanzata proprio dal leader di Kiev, il quale si è poi tirato indietro quando Trump ha preteso il 50% delle risorse minerarie ed energetiche del Paese, senza offrire alcuna garanzia di sicurezza in cambio.

Il gioco di forza del tycoon, ha però messo troppa pressione su Kiev, al punto di spingere diversi assistenti di Zelensky a consigliargli di firmare la nuova proposta sul tavolo, la quale sembrerebbe meno dura per l'Ucraina rispetto a quella che ha portato allo scontro con Trump. È quanto riportato dal Kyiv Independent, che cita una persona a conoscenza delle discussioni all'interno del governo ucraino. Kiev è ben consapevole che i Paesi europei non possono sostituire l'assistenza militare e di intelligence che gli Stati Uniti forniscono all'Ucraina da quando Vladimir Putin ha ordinato l'invasione, ma vedono comunque positivamente la possibile formazione di una forza di mantenimento della pace europea per far rispettare il cessate il fuoco. Pure la Svizzera potrebbe partecipare all'iniziativa. In una intervista al domenicale SonntagsBlick, il capo delle forze armate Thomas Süssli ha spiegato che l'esercito elvetico, in caso di fine delle ostilità, potrebbe mettere a disposizione 200 soldati per una missione di pace nella zona di confine tra Ucraina e Russia, menzionando l'esempio dell'impegno militare svizzero in Kosovo.

Secondo il presidente del parlamento ucraino, Ruslan Stefanchuk, l'Ucraina dovrebbe iniziare a lavorare per trovare un accordo con gli Stati Uniti sulle risorse naturali il 24 febbraio, nel terzo anniversario dall'inizio del conflitto. L'agenzia di stampa giapponese NHK, ha spiegato che il governo di Kiev riunirà una squadra di esperti per iniziare a lavorare alla finalizzazione dell'accordo, sottolineando che l'Ucraina vuole «ricevere specifiche garanzie di sicurezza». Stando a Sky News, l'intesa al momento sarebbe bloccata a causa di una serie di «questioni problematiche», mentre il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz ha dichiarato che l'accordo «sarà concluso» questa settimana: «Alla fine, il presidente Zelensky firmerà quell'accordo e lo vedrete nel brevissimo termine», ha affermato durante la Conservative Political Action Conference. Questo nonostante Zelensky avesse «cortesemente rifiutato» di firmare l'intesa durante un incontro con il vicepresidente JD Vance, proprio perché troppo sfavorevole per Kiev.

Secondo il direttore di European Pravda Sergiy Sydorenko, però una «pace duratura in Ucraina è tanto cruciale per la Casa Bianca quanto lo è per Zelensky». Sydorenko sostiene infatti che né Trump né Vance si preoccupino del destino di Kiev, ma il tycoon non avrebbe alcun interesse nel lasciare agire indisturbata la Russia durante la sua presidenza: se non trovasse un accordo di pace non potrebbe più incolpare Biden o Obama e non terrebbe fede alle sue promesse in campagna elettorale. Vance, d'altro canto, sarebbe ancora più interessato a garantire la stabilità, in quanto sta negoziando personalmente gli accordi.

Comunque sia, il controverso discorso di Vance a Monaco e l'annuncio di un nuovo incontro tra una delegazione USA e una russa senza funzionari ucraini o europei hanno fatto scattare più di un campanello d'allarme. Come ha affermato la giornalista Kristina Berdynskykh, citata da Meduza: «Avevamo paura dei missili e dei droni russi la notte. Mentre ora ogni notte ci sono nuove dichiarazioni dagli Stati Uniti. E anche questo è preoccupante». L'esperto di scienze politiche Petro Oleshchuk, editorialista di The New Voice of Ukraine, si è spinto oltre, sottolineando che le parole filo-Putin di Trump sono un chiaro esempio del suo tentativo di «vendere» l'Ucraina alla Russia per il proprio tornaconto, ma ci sarebbe un problema: «L'Ucraina non è proprietà di Trump. Non era proprietà di Biden, Obama o della famiglia Bush. Anche se tutti loro avrebbero potuto benissimo pensarla diversamente».

In questo articolo: