Trump mira ancora alle terre rare ucraine, ma i russi sono un grosso problema

A Donald Trump le terre rare ucraine interessano ancora molto. Nonostante le mire del presidente degli Stati Uniti si siano spostate pure sulle centrali nucleari del Paese invaso dai russi, le risorse naturali continuano a far gola. Trump negli scorsi giorni ha indicato di essere disponibile a fornire a Kiev maggiore sostegno militare e armamenti in cambio dell'accesso ai minerali. L'Ucraina, in netta difficoltà nella regione russa di Kursk e stremata nel Donbass, sembra disposta a scendere a patti con il tycoon, contrariamente al mese scorso, quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva respinto l’offerta americana. Oggi il leader di Kiev non può permettersi di avanzare richieste senza nulla in cambio, ma la presenza dei russi in territorio ucraino potrebbe rappresentare un enorme ostacolo. Molti dei minerali di maggiore interesse per gli Stati Uniti si trovano infatti in aree occupate dalle truppe di Vladimir Putin, oppure nelle immediate vicinanze, dove ancora si combatte ferocemente.
L'accesso alle preziose risorse naturali ucraine, evidenzia il Wall Street Journal, dipenderà in larga parte dall’esito degli scontri nel Donbass, dove le forze russe stanno avanzando, lentamente, ma costantemente. Le cosiddette terre rare - una lista di minerali essenziali per le industrie di alta tecnologia americane, tra cui alcune nei settori della difesa e delle energie rinnovabili - sono le risorse che interessano maggiormente a Trump, in quanto permetterebbero agli USA di poter competere con la Cina, il maggior fornitore mondiale di questi materiali.
«Stiamo facendo un buon lavoro con l'Ucraina e la Russia. E una delle cose che faremo presto è firmare un accordo sulle terre rare ucraine», ha fatto sapere giovedì scorso il presidente degli Stati Uniti.
Non è chiaro quanto sia pesante l'intesa, ma a febbraio il tycoon aveva affermato di aver chiesto a Kiev di fornire agli Stati Uniti risorse naturali per un valore di 500 miliardi di dollari. Solo 30 giorni fa un accordo impensabile per Kiev, in quanto decisamente sproporzionato, ma in guerra le cose precipitano in fretta e oggi le carte in tavola sono cambiate.
Prima di qualsiasi decisione, prima resta da risolvere la questione dell'occupazione russa. Sebbene siano stati trovati giacimenti di terre rare in diverse zone del Paese di Zelensky, il deposito più grande conosciuto si trova proprio nel territorio che si estende lungo la linea del fronte, nell'Ucraina orientale, stando alle mappe pubblicate dall'Ukrainian Geological Survey, l'ente statale di regolamentazione delle risorse minerarie.
L'Ucraina ha pure ingenti depositi di altri minerali preziosi, tra cui il litio (fondamentale per le batterie), il cobalto e il titanio. Inoltre, Kiev possiede le più grandi riserve europee di titanio, materiale molto utilizzato nel settore dell’aviazione e in quello navale. Il piano per offrire agli alleati occidentali l'accesso alle risorse minerarie dell'Ucraina in cambio di un continuo supporto militare e finanziario è stato delineato per la prima volta da Zelensky lo scorso autunno nel suo «piano per la vittoria». Lo stesso leader ucraino ha ribadito la sua volontà di lasciare che gli USA sviluppino le risorse del suo Paese in cambio del continuo sostegno militare: «La Russia occupa le nostre terre dal 2014, e alcune di quelle aree contengono riserve significative delle nostre risorse naturali. Siamo aperti allo sviluppo di queste risorse con i nostri partner, quelli che ci aiutano a difendere la nostra terra e a respingere il nemico con le loro armi, la loro presenza e i loro pacchetti di sanzioni», aveva spiegato Zelensky in un incontro con i giornalisti.
Wolf-Christian Paes, ricercatore sui conflitti armati presso l'International Institute for Strategic Studies, ha dichiarato al WSJ che «il più grande difetto di questo piano è che la maggior parte delle riserve si trova in aree dell'Ucraina sotto il controllo russo o molto vicine alle linee del fronte, il che significa che nessuno sarà in grado di estrarre e processare i materiali», insomma, secondo l’esperto, le terre rare «saranno difficili da raggiungere senza una pace duratura in Ucraina», perché «un cessate il fuoco non è sufficiente», ha spiegato Paes, riferendosi alle trattative avviate dagli americani per arrivare almeno a una tregua di 30 giorni.
L'estrazione dei minerali, per di più, è molto costosa e i giacimenti noti in Ucraina sono decisamente più piccoli di quelli presenti negli Stati Uniti o in Russia.
E Trump come si sta muovendo? Dopo il disastroso incontro con Zelensky nello Studio Ovale, il capo della Casa Bianca sembrava aver voltato le spalle a Kiev, cominciando dal blocco al sostegno militare e ai servizi di intelligence. Nelle scorse settimane, però, l'atteggiamento del tycoon è cambiato e oggi afferma di voler fermare la «marcia della morte» in Ucraina «il prima possibile», addirittura entro la Pasqua, secondo alcune fonti citate da Bloomberg.
Da una parte, l'impressione è che gli USA, qualora non si dovesse arrivare in tempi brevi alla pace, vogliano continuare a sostenere l'Ucraina, almeno finché ci sarà qualcosa sul tavolo per recuperare i fondi elargiti in questi 3 anni di guerra. Dall'altra, Washington vuole portare Mosca a fermare le sue truppe: l'allentamento delle sanzioni internazionali che colpiscono l'economia russa potrebbe essere una buona moneta di scambio. Intanto, Putin cerca di guadagnare tempo, mentre i russi avanzano nel Donbass e nel Kursk hanno riconquistato praticamente tutto il territorio invaso dagli ucraini.