Turisti uccisi nel Kashmir indiano: «Non ci sono vittime svizzere»

È di 26 morti il bilancio dell'attacco di ieri nel Kashmir indiano da parte di uomini armati contro un gruppo di turisti: è quanto emerge da una lista fornita da un ospedale e verificata dalla polizia. In precedenza i media locali avevano riferito di 28 persone uccise.
Ieri alcune fonti giornalistiche indiane avevano indicato che fra le vittime potrebbe esserci un turista italiano, ma dalla lista è emerso che tutti i morti erano residenti in India, tranne uno che era residente in Nepal. Inoltre, tutti sono uomini.
L'attacco è stato rivendicato dal Fronte di resistenza (Trf), ritenuto un gruppo ombra della formazione armata indipendentista islamista kashmira Lashkar-e-Taiba.
Il DFAE ha fatto sapere che l'ambasciata svizzera a Nuova Delhi è in contatto con le autorità locali competenti. Secondo le informazioni ufficiali fornite da queste ultime, tra le vittime non ci sono cittadini svizzeri. Il DFAE sconsiglia di recarsi nel Kashmir, sottolineando come la situazione nell'area sia molto tesa e ricordando di consultare le informazioni di viaggio specifiche per l'India, così come per ogni Paese, sul sito del Dipartimento federale degli Affari esteri, costantemente aggiornato.
La situazione nel Paese
La valle del Kashmir, unica regione dell'India a maggioranza musulmana è contesa da decenni da India e Pakistan.
I ribelli nella regione a maggioranza musulmana hanno dato vita a un'insurrezione dal 1989, chiedendo l'indipendenza o l'annessione al Pakistan, che controlla una parte più piccola della regione del Kashmir e che, come l'India, rivendica l'intera regione. L'India accusa regolarmente il Pakistan di sostenere i militanti. Islamabad nega questa accusa, affermando solo il suo sostegno all'autodeterminazione del Kashmir.
L'attacco più significativo degli ultimi anni ha avuto luogo a Pulwama nel febbraio 2019, quando gli insorti hanno speronato un convoglio della polizia con un'auto imbottita di esplosivo, uccidendo 40 persone e ferendone almeno altre 35. L'attacco più mortale contro i civili avvenne nel marzo 2000, quando furono uccisi circa 30 civili indiani.
Il primo ministro del Jammu e Kashmir, Omar Abdullah, ha condannato l'attacco, definendolo un «abominio, molto più grande di qualsiasi altro attacco che abbiamo visto contro i civili negli ultimi anni». Persone di tutti i partiti politici si sono unite nel condannare l'atroce attacco terroristico.
Il primo ministro indiano Narendra Modi ha telefonato al ministro degli Interni Amit Shah per fare il punto della situazione in Jammu e Kashmir, mentre si trovava in Arabia Saudita per una visita. «Condanno fermamente l'attacco terroristico a Pahalgam, Jammu e Kashmir. Condoglianze a coloro che hanno perso i loro cari. Prego che i feriti si riprendano al più presto. Viene fornita tutta l'assistenza possibile alle persone colpite. I responsabili di questo atto atroce saranno assicurati alla giustizia... non saranno risparmiati», ha precisato Modi.
L'incidente è avvenuto mentre il vicepresidente statunitense J.D. Vance, che ha espresso le sue condoglianze per le vittime, era in visita di quattro giorni in India.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres «condanna fermamente» l'attacco ai turisti che ha causato almeno 28 morti nel Kashmir. Lo ha affermato il suo portavoce in una nota. «Il Segretario generale sottolinea che gli attacchi contro i civili sono inaccettabili in qualsiasi circostanza», ha aggiunto, esprimendo le sue condoglianze alle famiglie delle vittime prese di mira dagli uomini armati.