Tutta colpa di Emilio Fede
L’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter, perché il fatto non sussiste, ha scatenato in Italia una grande polemica politica ma soprattutto ha generato un paradosso: per le stesse situazioni, negli stessi luoghi, il padrone di casa è stato assolto mentre i suoi ospiti sono stati condannati. La più clamorosa di queste situazioni riguarda Emilio Fede, nel 2020 condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi di reclusione per induzione alla prostituzione ed infatti ancora agli arresti domiciliari. Tutta colpa di Emilio Fede, dunque?
Nipote di Mubarak
Impossibile sintetizzare una vicenda giudiziaria complessa e con vari filoni di indagine (l’ultimo riguardava la corruzione in atti giudiziari), ma il punto di partenza è certo: 27 maggio 2010. Quel giorno Karima El Mahroug viene fermata dalla Polizia perché sospettata di furto. Un’operazione di routine, se non fosse che in Questura arriva una telefonata di Berlusconi, all’epoca presidente del Consiglio, il quale sostiene che la ragazza sia la nipote nientemeno che di Mubarak. Messaggio non troppo in codice: usate un occhio di riguardo. Ma chi ha avvertito Berlusconi? La brasiliana Michelle Conceićao, prostituta e coinquilina di Ruby. In ogni caso la diciassettenne Karima, in arte Ruby, con il presidente egiziano non ha niente in comune (fra l’altro è marocchina) ma con Berlusconi sì: è una delle frequentatrici delle serate e delle feste nella villa di Arcore, quelle delle Olgettine, dall’indirizzo del residence dove molte ragazze risiedono, e del Bunga Bunga che diventerà un marchio famoso in tutto il mondo.
Carriere
Alla fine Ruby viene rilasciata e invece che ad una comunità per minorenni viene affidata all’iconica Nicole Minetti, consigliere regionale della Lombardia e fra le persone in quel momento più vicine a Berlusconi. Che viene incriminato e da lì parte il circo giudiziario, giornalistico e politico che ad ogni fermata vede vincitori e vinti. Della seconda categoria fanno parte senz’altro la Minetti, condannata in via definitiva a 2 anni e 10 mesi per favoreggiamento della prostituzione, Lele Mora (era stato proprio il manager protagonista nella Milano di inizio millennio a presentare Ruby a Berlusconi), condannato a 7 anni, e appunto Emilio Fede. Ma al di là delle pene, scontate in modo soft, per tutti e tre il caso Ruby ha significato la fine delle rispettive carriere.
Vermicino
Certo la carriera di Fede sarebbe finita in ogni caso, visto che all’epoca dei fatti aveva 79 anni e oggi ne ha quindi 92, con tanti problemi di salute. Una carriera eccezionale sia come giornalista sia come personaggio pop, che non si può confinare soltanto al suo essere il giornalista considerato più vicino a Berlusconi. Alla RAI dal 1954, in pratica dall’inizio ufficiale delle trasmissioni televisive in Italia, è stato inviato (soprattutto in Africa, dove per le note spese si guadagnò il soprannome di ‘Sciupone l’Africano’), conduttore e direttore del TG1, ma anche presentatore di trasmissioni come Test. Di sicuro è stato l’inventore della cosiddetta televisione del dolore, nel 1981, in occasione della lunghissima diretta per la tragedia di Vermicino: un bambino, Alfredino Rampi, caduto in un pozzo e morto nonostante i tanti tentativi di soccorso. Vermicino nella televisione italiana, forse europea, ha segnato un prima e un dopo.
Guerra e Tangentopoli
Fede è convinto sostenitore di un giornalismo popolare, senza snobismi, e da questo nascerà la sua futura sintonia con Berlusconi: in ogni caso ciò che fa lui è niente rispetto a una normale giornata televisiva italiana di oggi, piena di omicidi, violenze, scomparse e casi umani più o meno inventati. Passa per democristiano, ma in realtà è vicino al Partito Socialista e per due volte si è candidato con il PSDI. Ma nemmeno l’amico Craxi riesce nel 1987 a salvarlo da uno scandalo legato a una delle sue grandi passioni, il gioco d’azzardo. Viene cacciato dalla RAI e dopo due anni a ReteA nel 1989 firma con la Fininvest, dove prima dirige il telegiornale di Italia 1, Studio Aperto, e poi quello di Rete 4, il Tg4: la Guerra nel Golfo, con l’epopea di Bellini e Cocciolone (i due piloti italiani caduti prigionieri degli iracheni), e Tangentopoli, brutalizzando Paolo Brosio in collegamento di fronte al Tribunale di Milano alla fermata del tram, rilanciano la sua carriera e il resto è quasi storia di oggi. Certo il suo istinto nel prevedere l’impatto di una notizia sul pubblico ha pochi eguali.
Mausoleo
Dal 2012 Fede non c’entra più niente con Mediaset, ma questo non toglie che sia rimasto nell’immaginario collettivo come il giornalista di Berlusconi, cosa che ha un fondamento perché non a tutti i suoi giornalisti Berlusconi ha promesso un posto, ovviamente dopo la morte, nel mausoleo dentro la villa di Arcore. Certo i rapporti si sono incrinati dopo la vicenda del prestito di 2,8 milioni a Lele Mora, fatto da Berlusconi dopo l’intercessione di Fede, che per il disturbo si sarebbe trattenuto buona parte dei soldi. E azzerati dopo la tentata estorsione ai danni dei vertici Mediaset, con un fotomontaggio a luci rosse, per ottenere più soldi di buonuscita. Un brutto finale per un Fede che pur avendo cambiato diverse volte casacca politica ha trovato nel berlusconismo, prima ancora che in Forza Italia, la sua casa. Al punto di rinnegare il suo tifo per la Juventus (fu direttore del mensile dei tifosi bianconeri Hurrà Juventus) per diventare milanista, un po’ lo stesso percorso di Adriano Galliani. Da non dimenticare che nel 1993, prima della discesa in campo politico dell’anno successivo, Fede fu l’unico collaboratore di Berlusconi a spingerlo verso la creazione di Forza Italia, mentre gli altri frenavano (poi Berlusconi aveva già deciso da solo, ma è un altro discorso).
Icona pop
Alla luce dell’assoluzione di Berlusconi si può dire che Fede nel caso Ruby abbia pagato per la sua cattiva immagine, più che per fatti specifici, visto che era fra i pochi uomini a frequentare le feste di Arcore, insieme a Lele Mora e Carlo Rossella (non condannato). Agli occhi del grande pubblico lui sarà sempre e comunque il Fede del TG4 pronto a scagliarsi contro i suoi inviati o contro i tecnici, il Fede che all’interno del giornalismo e dell’intrattenimento Mediaset, quasi tutto schierato a sinistra, da Mentana a Costanzo, era una curiosa eccezione anche se i più funzionali ai disegni del padrone erano proprio quelli di sinistra. Il Fede che si lasciava sbeffeggiare (esempio: il cane Emilio Fido di Striscia la notizia) con la consapevolezza che tutto contribuisse al suo essere personaggio. Il Fede scommettitore, alla fine anche sul calcio, che ha sempre preso con filosofia alti e bassi finanziari. Il Fede italianissimo, sposato per 56 anni con Diana De Feo (giornalista e senatrice con Berlusconi, scomparsa nel 2021) ma senza problemi nel farsi fotografare con ragazze di ogni tipo, dalla giornalista alla ‘meteorina’ (sua invenzione, la presentatrice delle previsioni del tempo in abiti non proprio da meterologa), dall’aspirante valletta Mediaset all’olgettina. Come tutte le grandi icone pop Fede ha rappresentato sé stesso: numerosi i film in cui compare, e del resto ha davvero attraversato la storia d’Italia, e addirittura uno in cui fa l’attore (peraltro interpretando Emilio Fede), il leggendario Paparazzi, opera di Neri Parenti del 1998 che racconta il giornalismo meglio di tanti tomi seriosi. Certo in vita sua Emilio Fede non si è fatto mancare niente, né a cena né nel dopocena, con o senza la sponsorizzazione di Berlusconi. Anche agli arresti domiciliari rimane uno dei pochi giornalisti dei quali la gente si ricordi la faccia.