Aviazione

Tutto il peso delle sanzioni: dal 2022 la Russia ha prodotto appena 7 aerei

È quanto afferma il servizio russo della BBC, spiegando che la guerra in Ucraina ha inevitabilmente spostato la bilancia degli investimenti verso il settore militare
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Marcello Pelizzari
12.12.2024 18:30

La Russia è un Paese grande. Molto grande. L'aviazione, di riflesso, riveste un ruolo importante. Anzi, fondamentale. Difficile organizzarsi altrimenti, considerando le distanze: fra Kaliningrad e Vladivostok, per dire, ci sono 7.357 chilometri in linea d'aria. Immaginatevi a percorrere questa distanza in treno o, peggio, in automobile. A maggior ragione se pensiamo che la rete ferroviaria non è capillare mentre le autostrade non sono, sempre, in condizioni ottimali. 

L'aviazione, scrive al riguardo aeroTELEGRAPH, evidentemente era di primaria importanza già all'epoca dell'Unione Sovietica. In questo senso, lo sviluppo di un aereo supersonico come il Tupolev Tu-144 rispondeva a un'esigenza reale: ridurre le distanze, enormi. A distanza di anni, anzi decenni, Mosca si trova confrontata con un problema di per sé irrisolvibile. Da oramai quasi tre anni, infatti, l'Occidente ha imposto sanzioni di vasta, vastissima portata in risposta alla guerra di aggressione di Vladimir Putin in Ucraina. Sanzioni che hanno colpito, venendo all'aviazione, le compagnie aeree del Paese, costrette a procurarsi aerei e pezzi di ricambio tramite dribbling o, peggio ancora, soluzioni di ripiego. Inizialmente, il Cremlino aveva reagito nazionalizzando la flotta commerciale per evitare che i tanti, tantissimi velivoli ritornassero ai legittimi proprietari, le società di leasing occidentali, ma questa mossa, sul medio-lungo periodo, non è pagante considerando da un lato il citato divieto a importare pezzi di ricambio e, dall'altro, possibili ripercussioni legali ed economiche. Di qui la decisione di spingere, altresì, sulla produzione «locale» di aeroplani, attraverso l'unione di marchi UAC che agisce nell'ambito del conglomerato Rostec. 

Al di là degli slogan, riporta il servizio russo della BBC, di questi aerei ci sono poche, pochissime tracce. Riformuliamo: sin qui, ne sono stati prodotti pochissimi. Secondo un rapporto, le filiali confluite nel colosso UAC hanno assemblato la miseria di sette aerei dall'invasione su larga scala dell'Ucraina a oggi. Un numero inferiore, decisamente inferiore volendo essere precisi, rispetto a quello previsto dalle autorità. Secondo i piani originali, infatti, la Russia avrebbe dovuto produrre 14 esemplari nel 2022, 25 nel 2023 e addirittura 69 nel 2024. Con sette aerei costruiti, la produzione nel giro di (quasi) tre anni si trova indietro. In termini percentuali, l'obiettivo è stato mancato del 94%. 

Tanto, tantissimo ha fatto e sta facendo la guerra in Ucraina. Al netto dei problemi di certificazione in cui è incappato l'MC-21 della Yakovlev, anche la produzione del solo esemplare davvero pronto, il Superjet 100, al centro di non pochi guasti e incidenti, è calata sensibilmente: dai 18 esemplari del 2019 ai 10 del 2022, passando per gli 11 del 2020 e i 12 del 2021. Il punto, spiega la BBC, è che la produzione di aerei militari sta «consumando risorse» altrimenti destinate all'aviazione civile. Eppure, l'industria continua, imperterrita, a mostrarsi sicura di poter raccogliere la sfida, a immagine dei piani per il Tupolev Tu-214 «russificato». Le previsioni del settore, tuttavia, sarebbero soltanto un modo per «calmare i nervi del governo» secondo quanto dichiarato da una fonte alla BBC. Un anno fa, Rosaviatsiya – l'Agenzia federale per il trasporto aereo – aveva stimato che entro il 2030 sarebbero stati immatricolati, in totale, qualcosa come 1.800 fra aerei ed elicotteri prodotti in Russia. Viene da chiedersi come, al di là delle riattivazioni di vecchi modelli come il citato Tupolev Tu-214 o l'Ilyushin Il-96 e considerando, come detto, i problemi in cui sono incappati l'MC-21 o il Superjet al 100% russo