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UBS compra Credit Suisse per 3 miliardi di franchi e lo Stato interviene con decine di miliardi: tutte le reazioni
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22:21
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Il riassunto di una giornata di passioni
UBS compra Credit Suisse (CS) per 3 miliardi di franchi e lo Stato interviene con decine di miliardi, con il diritto d'urgenza e mettendo in pratica fuori uso le regole sulla concorrenza. Da due banche «Too big to fail» nasce un colosso ancora più grande, una sorta di troppo grande per fallire al quadrato. Gli azionisti di CS vedono tre quarti di franco per titolo. Nulla si sa invece ancora riguardo alle conseguenze per le migliaia di dipendenti.
L'annuncio della mega-fusione arriva con una conferenza stampa del Consiglio federale alle 19.30, dopo che per due giorni le voci si erano rincorse, con UBS che sembra tirare sul prezzo tanto che a un certo punto si parla addirittura di nazionalizzazione dell'istituto. Le speculazioni giungono praticamente sempre dai media stranieri, ottimamente informati: quanto sta accadendo in Svizzera è infatti in realtà guardato con estrema attenzione dalle autorità di Stati Uniti e Ue, che temono il dilagare di una crisi che ha già visto il fallimento di alcuni istituti americani.
«È la migliore soluzione per ristabilire la fiducia dei mercati finanziari», afferma il presidente della Confederazione Alain Berset, che parla però poco, lasciando spazio ai tecnici. Ecco quindi il presidente della direzione della Banca nazionale svizzera (BNS) Thomas Jordan annunciare che il suo istituto garantirà alle due banche liquidità per al massimo 200 miliardi di franchi. Ma non è tutto: per tutelare UBS la Confederazione fornisce inoltre una garanzia di 9 miliardi per far fronte ai rischi di perdita dell'operazione.
«Non si tratta di un salvataggio, ma di un'operazione commerciale», chiosa la consigliera federale Karin Keller-Sutter. La responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha anche difeso la strategia di non rendere noti ulteriori aiuti negli ultimi giorni dopo il primo prestito di 50 miliardi di franchi concesso dalla BNS mercoledì sera. La 59enne sostiene che ulteriori annunci avrebbero fatto pensare a una «tattica del salame» che avrebbe aumentato ulteriormente l'incertezza riguardo alla società. Andava assolutamente evitato il fallimento della seconda banca elvetica. Ora il rischio è «gestibile», dice la ministra, aggiungendo che lei stessa è cliente di Credit Suisse, con un conto e un'ipoteca, e che ha anche un conto presso UBS.
Ma un'unione fra il numero uno e il numero due della piazza non crea una situazione di monopolio? L'acquisizione non fallirà a causa delle normative sulla concorrenza, taglia corto Marlene Amstad, presidente del consiglio di amministrazione della Finma, l'autorità di vigilanza dei mercati finanziari. L'organismo ha infatti la competenza di scavalcare la legge sulla concorrenza per stabilizzare i mercati, sostiene la funzionaria.
L'intera operazione, per quanto riguarda la Confederazione, si basa inoltre sul diritto di necessità: articoli 184 e 185 della Costituzione federale, precisa Keller-Sutter, normative sulla cui portata peraltro i giuristi svizzeri non hanno opinioni perfettamente concordanti. «Con questa serie di misure, il Consiglio federale ribadisce la sua disponibilità ad adottare i provvedimenti necessari per tutelare i detentori di depositi e la stabilità della piazza finanziaria svizzera», si legge nella nota diffusa dal governo.
I banchieri intervengono solo in un secondo tempo. «Date le recenti circostanze straordinarie e inaspettate, la fusione annunciata con UBS rappresenta il miglior risultato possibile», afferma Axel Lehmann, presidente del consiglio di amministrazione di Credit Suisse, pure presente alla conferenza stampa indetta dal governo. «È un giorno storico e triste», aggiunge.
Il suo collega di UBS Colm Kelleher, seduto non lontano, non ha invece paura di parlare di salvataggio. «Questa acquisizione è interessante per gli azionisti di UBS ma, diciamolo chiaramente, per quanto riguarda Credit Suisse, si tratta di un salvataggio di emergenza».
«Abbiamo strutturato un'operazione che preserverà il valore rimasto delle attività, limitando al contempo la nostra esposizione. L'acquisizione delle capacità di Credit Suisse nei settori dell'amministrazione patrimoniale e della banca universale svizzera rafforzerà la strategia di UBS volta a far crescere le sue attività a basso contenuto di capitale. La transazione porterà vantaggi ai clienti e creerà valore sostenibile a lungo termine per i nostri investitori», sottolinea il presidente di UBS. E anche il Ceo Ralph Hamers diffonde una dichiarazione in cui parla di una fusione che rafforzerà la banca. È invece ancora troppo presto per dire se l'acquisizione comporterà un taglio di posti posti di lavoro.
Anche gli investitori devono passare alla cassa: concretamente secondo i termini dell'intesa gli azionisti di Credit Suisse riceveranno 1 azione UBS ogni 22,48 azioni CS detenute. Il titolo della seconda banca svizzera viene quindi valorizzato a 0,76 franchi. Per un confronto: venerdì, alla chiusura della borsa di Zurigo, l'azione CS valeva 1,86 franchi, quella di UBS 17,11 franchi. Il rapporto era quindi allora di 1 a 9.
In tarda serata arrivano anche le prime reazioni. L'Associazione svizzera dei banchieri e le banche cantonali approvano l'operazione. Per il copresidente del PS Céderic Wermuth, invece, «dalla crisi finanziaria del 2008 non è cambiato nulla, niente di niente». L'UDC si chiede: «come è possibile che ora non vengano applicate le regole too big to fail, create proprio per questo caso?». Che il Consiglio federale abbia ceduto alle pressioni provenienti dall'estero?
22:19
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«Dalla crisi finanziaria del 2008 non è cambiato nulla»
Il copresidente del Partito socialista svizzero (PS) Céderic Wermuth si dice «frustrato e arrabbiato» dopo la notizia dell'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS.
«Dalla crisi finanziaria del 2008 non è cambiato nulla, niente di niente!», afferma il consigliere nazionale argoviese su Twitter. L'intero sistema finanziario è malato e assurdo, aggiunge. «E ora lo stato si permette ancora una volta di salvare tutti coloro che ci hanno sempre raccontato di essere grandi leader economici», conclude.
22:18
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«Cattiva gestione portata avanti dal consociativismo PLR»
Secondo l'UDC la crisi di Credit Suisse è una conseguenza della «cattiva gestione portata avanti dal consociativismo PLR»: ora la popolazione svizzera deve mettere sul piatto miliardi di franchi per correggere questi errori, argomenta il partito.
Le difficoltà della banca sono il risultato di decisioni gestionali fatali, scrivono i democentristi in un comunicato. Invece di concentrarsi sulle sue attività svizzere di successo, l'istituto ha perseguito una strategia estera aggressiva. Questa strategia è ovviamente fallita e sta mettendo in pericolo l'intera banca e migliaia di posti di lavoro. Nel frattempo, la dirigenza ha incassato stipendi milionari senza doversi mai assumere la responsabilità.
L'UDC critica anche l'azione del Consiglio federale, giudicata precipitosa. Solo pochi giorni fa, la Banca nazionale e la Finma avevano confermato che Credit Suisse soddisfaceva ampiamente i requisiti patrimoniali. «Come è possibile che ora non vengano applicate le regole too big to fail, create proprio per questo caso?», chiede l'UDC. Il Consiglio federale ha ceduto ancora una volta alle pressioni provenienti dall'estero?
A quanto pare, le autorità di regolamentazione e di vigilanza straniere hanno fatto pressione per non applicare le regole elvetiche. Secondo l'UDC, il governo avrebbe dovuto tracciare a questo proposito una linea chiara.
22:16
22:16
«L'acquisizione era necessaria»
Per il PLR, l'acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS era necessaria, alla luce dei drammatici sviluppi degli ultimi giorni, per evitare un grave danno alla piazza finanziaria ed economica svizzera.
Secondo il partito vicino all'economia quello che è successo «è una vergogna per la Svizzera», si legge in una nota. Il paese e la sua piazza finanziaria vivono della fiducia degli operatori: la direzione di CS non ha fatto i compiti dopo la crisi finanziaria del 2008 ed è responsabile di quanto successo.
La regolamentazione della piazza finanziaria deve essere riesaminata e, se necessario, rivista: una normativa che funziona solo in teoria è inutile, scrive il PLR. In particolare, si dovrebbe esaminare come la responsabilità del management aziendale possa essere meglio attuata
22:15
22:15
«La migliore delle cattive soluzioni»
L'operazione UBS-Credit Suisse è «la migliore delle cattive soluzioni», purtroppo necessaria per stabilizzare la fiducia nei mercati finanziari e proteggere l'economia svizzera: è il giudizio del partito del Centro sugli ultimi sviluppi odierni.
In un comunicato la formazione di ispirazione cristiana si rammarica che Credit Suisse non sia stato in grado di ripristinare autonomamente la fiducia nella banca. L'acquisizione crea una nuova banca di importanza sistemica molto grande in Svizzera, viene fatto notare.
La soluzione adottata comporta un rischio per la Confederazione. «Quindici anni dopo il salvataggio di UBS, dobbiamo finalmente imparare la lezione e prendere le decisioni politiche necessarie per il futuro», scrive il Centro, senza fornire peraltro indicazioni più concrete al riguardo.
21:23
21:23
«Benvenuti tutti i provvedimenti che garantiscono la stabilità»
L'Associazione svizzera dei banchieri (ASB) ritiene che l'acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS e le misure adottate dalla Banca nazionale svizzera (BNS) e dalle autorità siano sensate.
Sono benvenuti tutti i provvedimenti che garantiscono la stabilità e calmano la situazione, scrive l'ASB in un comunicato. La stabilità della piazza finanziaria è di importanza centrale per l'intera economia elvetica: l'operazione concede ai responsabili di CS il tempo necessario per l'imminente ristrutturazione e rafforza la fiducia dei clienti.
Sostegno alle novità odierne è giunto anche dall'Associazione delle banche cantonali. Alla luce delle crescenti incertezze del mercato negli ultimi giorni la soluzione comunicata crea chiarezza, afferma l'organismo.
21:08
21:08
«Rischio gestibile, io sono cliente di Credit Suisse»
Il rischio derivante dalle misure adottate dalla Confederazione per consentire l'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS è «gestibile»: lo ha assicurato la consigliera federale Karin Keller-Sutter nella conferenza stampa indetta stasera dal governo a Berna.
La responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha aggiunto che lei stessa è cliente di Credit Suisse, con un conto e un'ipoteca, e che ha anche un conto presso UBS.
Una eventuale acquisizione temporanea di Credit Suisse (CS) da parte della Confederazione avrebbe comportato un rischio enorme per i contribuenti: ha poi affermato Karin Keller-Sutter. Non era chiaro fin dall'inizio che l'operazione UBS-CS avrebbe avuto luogo, ha aggiunto. La responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha ringraziato entrambi gli istituti per quello che considera un passo importante a favore della stabilità del mercato. «Era l'unica soluzione possibile», ha detto la 59enne.
20:57
20:57
«La fusione rappresenta il miglior risultato possibile»
«Date le recenti circostanze straordinarie e inaspettate, la fusione annunciata con UBS rappresenta il miglior risultato possibile»: lo ha detto Axel Lehmann, presidente del consiglio di amministrazione di Credit Suisse, nella conferenza stampa indetta oggi a Berna dal Consiglio federale.
«Questo è stato un periodo estremamente impegnativo per Credit Suisse e mentre il team ha lavorato instancabilmente per affrontare molti importanti problemi legati agli aspetti legali e per eseguire la sua nuova strategia, siamo costretti a trovare oggi una soluzione che fornisca un risultato duraturo», ha affermato il manager.
«È un giorno storico e triste», ha sottolineato il dirigente.
20:56
20:56
La BCE accoglie favorevolmente l'accordo
La presidente della Banca centrale europea (BCE) Christine Lagarde accoglie favorevolmente quella che definisce «la rapida azione e le decisioni prese dalle autorità svizzere» per risolvere il caso di Credit Suisse. «Sono determinanti per ripristinare condizioni di mercato ordinate ed assicurare la stabilità finanziaria».
«Il settore bancario dell'area dell'euro è resiliente, con forti posizioni di capitale e di liquidità», evidenzia inoltre la Lagarde. «In ogni caso - aggiunge - la cassetta degli attrezzi della nostra politica è ben fornita per assicurare un supporto di liquidità al sistema finanziario se necessario, e per preservare una tranquilla programmazione della nostra politica monetaria».
20:51
20:51
Gli USA danno il benvenuto all'accordo
Il Tesoro americano e la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, danno il benvenuto all'accordo fra Credit Suisse e UBS. È quanto si legge in una nota congiunta.
La segretaria al Tesoro Janet Yellen e il presidente della Fed Jerome Powell sottolineano pure che il capitale e le liquidità delle banche americane sono forti.
20:49
20:49
«Presto per dire se ci saranno tagli di posti di lavoro»
È ancora troppo presto per dire se l'acquisizione di Credit Suisse (CS) comporterà un taglio di posti di lavoro: lo ha affermato il presidente del consiglio di amministrazione di UBS Colm Kelleher durante la conferenza stampa indetta a Berna dal Consiglio federale. Le due banche impiegano più di 16'000 persone in Svizzera.
CS cerca nel frattempo di mitigare i timori. «UBS ha espresso fiducia nel fatto che i dipendenti del Credit Suisse continueranno a rimanere assunti», scrive l'istituto in un comunicato. D'altra parte però UBS afferma che la fusione dovrebbe portare a un risparmio annuo sui costi di oltre 8 miliardi di dollari entro il 2027.
20:38
20:38
«È un salvataggio di emergenza»
«Questa acquisizione è interessante per gli azionisti di UBS ma, diciamolo chiaramente, per quanto riguarda Credit Suisse, si tratta di un salvataggio di emergenza». Ad affermarlo è il presidente del consiglio di amministrazione di UBS, Colm Kelleher, commentando l'operazione.
«Abbiamo strutturato un'operazione che preserverà il valore rimasto delle attività, limitando al contempo la nostra esposizione. L'acquisizione delle capacità di Credit Suisse nei settori dell'amministrazione patrimoniale e della banca universale svizzera rafforzerà la strategia di UBS volta a far crescere le sue attività a basso contenuto di capitale. La transazione porterà vantaggi ai clienti e creerà valore sostenibile a lungo termine per i nostri investitori», sottolinea il presidente di UBS.
20:29
20:29
Karin Keller-Sutter chiede garanzie per i dipendenti
La ministra delle finanze Karin Keller-Sutter ha chiesto garanzie per i dipendenti dopo l'annunciata acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Il Consiglio federale si aspetta che i datori di lavoro diano a queste persone certezze sul loro impiego il più rapidamente possibile, ha aggiunto in conferenza stampa a Berna.
Molte migliaia di dipendenti sono interessati dall'acquisizione, ha aggiunto Keller-Sutter, dicendosi rammaricata che Credit Suisse non sia stato in grado di superare da solo la difficile situazione. «Sarebbe stata la soluzione migliore».
L'operazione annunciata questa sera comporta anche dei rischi per la Confederazione e per la piazza economica, ma sono nettamente inferiori rispetto a qualsiasi altro scenario, ha proseguito la ministra.
Un fallimento di Credit Suisse avrebbe portato a gravi distorsioni economiche a livello mondiale. La Svizzera ha dovuto assumersi le proprie responsabilità al di là dei confini nazionali.
20:10
20:10
UBS paga 3 miliardi di franchi in azioni
Per l'acquisizione di Credit Suisse UBS paga 3 miliardi di franchi, in azioni della stessa UBS. Lo hanno annunciato poco fa gli istituti. Secondo i termini dell'intesa resi noti stasera, gli azionisti di Credit Suisse riceveranno 1 azione UBS ogni 22,48 azioni CS detenute. Il titolo della seconda banca svizzera viene quindi valorizzato a 0,76 franchi. Per un confronto: venerdì, alla chiusura della borsa di Zurigo, l'azione CS valeva 1,86 franchi, quello di UBS 17,11 franchi. Il rapporto era quindi allora di 1 a 9.
19:46
19:46
Berset: «Miglior soluzione per ristabilire la fiducia dei mercati finanziari»
Credit Suisse viene rilevata da UBS: l'operazione è orchestrata dal Consiglio federale e dalla Banca nazionale svizzera (BNS), con l'istituto d'emissione che garantirà alle due banche liquidità per 100 miliardi di franchi.
Per ridurre i rischi di UBS la Confederazione fornisce inoltre una garanzia di 9 miliardi per far fronte ai rischi di perdita dell'operazione.
«È la migliore soluzione per ristabilire la fiducia dei mercati finanziari», ha detto il presidente della Confederazione Alain Berset in una conferenza stampa indetta oggi alle 19.30 a Berna.
19:38
19:38
UBS annuncia l'acquisizione di Credit Suisse
UBS ha annunciato in data odierna l'acquisizione di Credit Suisse. Lo scrive la Banca nazionale svizzera (BNS) in un comunicato in cui annuncia una linea di credito di 100 miliardi di franchi. Colm Kelleher, presidente del consiglio di amministrazione di UBS, ha fatto sapere che Credit Suisse viene acquisita per 3 miliardi di franchi.
19:35
19:35
Berna approva l'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS
Il Consiglio federale approva la prevista acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Al fine di rafforzare la stabilità del mercato finanziario, fino alla conclusione dell’acquisizione la Confederazione concede una garanzia per un sostegno supplementare di liquidità a Credit Suisse da parte della Banca nazionale svizzera (BNS). Questo sostegno serve a garantire la liquidità di Credit Suisse e un’attuazione riuscita dell’acquisizione. L’intervento mira a tutelare la stabilità finanziaria e l’economia svizzera. In data odierna UBS ha reso nota la propria disponibilità ad acquisire Credit Suisse. Il Consiglio federale approva questa decisione e lo considera un importante contributo alla stabilità del mercato finanziario. Al fine di assicurare la continuazione dell’attività operativa di Credit Suisse fino all’attuazione dell’acquisizione e ridurre i costi per l’economia svizzera, l’Esecutivo ha deciso ulteriori misure in materia di liquidità:
• come prima misura il Consiglio federale ha creato le basi giuridiche necessarie per consentire alla BNS di concedere a Credit Suisse sostegni supplementari di liquidità. Concretamente, per questi aiuti l’Esecutivo ha introdotto un privilegio nel fallimento. La BNS ottiene così la sicurezza necessaria per poter mettere a disposizione di Credit Suisse, in caso di necessità, questa sostanziale liquidità supplementare;
• per garantire a Credit Suisse in qualsiasi momento una liquidità sufficiente, come seconda misura il Consiglio federale ha deciso di concedere alla BNS una garanzia in caso di dissesto. Entrambe le misure sono rette dagli articoli 184 e 185 della Costituzione federale (diritto di necessità). Queste misure completano gli strumenti già a disposizione della BNS per rafforzare la liquidità delle banche, tra i quali si annovera segnatamente il sostegno alla liquidità ordinario fornito in situazioni di emergenza (ELA, «Emergency Liquidity Assistance»).
Il Consiglio federale ritiene che tali provvedimenti siano la soluzione più adeguata per accrescere la fiducia dei mercati in Credit Suisse e nella piazza finanziaria svizzera. Negli Stati Uniti, nell’UE e nel Regno Unito esistono strumenti analoghi. Per ridurre eventuali rischi per UBS, la Confederazione accorda a quest’ultima una garanzia dell’ordine di 9 miliardi di franchi per l’assunzione di potenziali perdite derivanti da determinati attivi che UBS riprenderebbe nel quadro della transazione, qualora queste eventuali perdite dovessero superare una certa soglia. L’Esecutivo ha chiesto alla Delegazione delle finanze delle Camere federali un credito d’impegno urgente. Quest’ultima ha approvato questo credito d’impegno oggi, domenica 19 marzo 2023. Le misure decise garantiscono che la BNS possa mettere a disposizione di Credit Suisse, in caso di necessità, la liquidità sufficiente. L’ottenimento del sostegno di liquidità è subordinato a condizioni rigorose. Inoltre, secondo l’articolo 10a della legge sulle banche, il Consiglio federale ordinerà anche misure concernenti le retribuzioni. L’Esecutivo ha preso provvedimenti volti a contenere il più possibile i rischi per la Confederazione. Per tale motivo, Credit Suisse dovrà versare un premio di rischio sia alla Confederazione che alla BNS. Dovrà inoltre corrispondere un premio per la messa a disposizione della garanzia in caso di dissesto alla Confederazione e interessi alla BNS. Da questi provvedimenti e dal privilegio nel fallimento, per la Confederazione risulta un rischio di dissesto esiguo. I sostegni di liquidità della BNS esistenti e quelli nuovi sono sufficienti, insieme alle riserve di liquidità di cui Credit Suisse dispone, per garantire sufficiente liquidità all’istituto. Con questa serie di misure, il Consiglio federale ribadisce la sua disponibilità ad adottare i provvedimenti necessari per tutelare i detentori di depositi e la stabilità della piazza finanziaria svizzera.
19:30
19:30
La conferenza stampa sul futuro di Credit Suisse
Il Consiglio federale ha indetto una conferenza stampa per le 19.30, con esponenti del governo, dell'autorità di vigilanza Finma, della Banca nazionale svizzera (BNS), di Credit Suisse e di UBS. Concretamente all'incontro con i media parteciperanno il presidente della Confederazione Alain Berset e la consigliera federale Karin Keller-Sutter, responsabile del Dipartimento federale delle finanze DFF); la presidente del consiglio di amministrazione della Finma Marlene Amstad; il presidente della direzione della BNS Thomas Jordan; nonché Colm Kelleher e Axel Lehmann, presidenti dei consigli di amministrazione rispettivamente di UBS e di Credit Suisse (CS).
18:20
18:20
«UBS intende acquistare Credit Suisse»
UBS avrebbe acconsentito ad acquistare Credit Suisse, per un ammontare di oltre 2 miliardi di franchi, un'offerta aumentata rispetto a quelle iniziale: lo scrive il Financial Times.
L'accordo fra gli istituti dovrebbe essere firmato ancora oggi, aggiunge la testata britannica. UBS pagherebbe 0,50 franchi per azione, un ammontare parecchio inferiore al corso di chiusura di venerdì, che era di 1,86 franchi.
La Banca nazionale svizzera (BNS) avrebbe offerto a UBS una linea di liquidità di 100 miliardi di franchi nell'ambito dell'accordo per acquistare Credit Suisse. Lo riferisce il Wall Street Journal.
18:01
18:01
Trattative concluse
Le trattative sul futuro di Credit Suisse sarebbero giunte a una conclusione. Il Consiglio federale sembra intenzionato a informare importanti esponenti delle autorità e dei partiti dalle 18, prima di comunicare l'esito alla popolazione. È quanto scrivono le testate di CH Media facendo riferimento ad ambienti vicini al Governo. La Cancelleria federale non ha comunque ancora comunicato l'orario di una possibile conferenza stampa.
17:37
17:37
«Se nessuno compra, significa che Credit Suisse non ha più valore»
Se Credit Suisse (CS) non trova più alcun acquirente vuole dire che non ha più valore: lo afferma Klaus Wellershoff, ex capo economista dell'allora Società di banca svizzera (SBS) intervistato oggi da Blick TV sugli ultimi sviluppi relativi all'istituto in difficoltà.
Stando al 59enne se si considera la cosa in modo contabile - crediti, immobili, ecc, meno i passivi - presso Credit Suisse qualcosa c'è. «Ma se non si trova più qualcuno che compra, nella pratica quello che c'è non vale niente».
Sempre secondo Wellershoff tutto lascia presumere che domani l'azione CS non sarà negoziata alla borsa di Zurigo.
15:50
15:50
Si pensa anche alla nazionalizzazione
Ancora voci su Credit Suisse: il Consiglio federale starebbe pensando a nazionalizzare interamente o in parte la banca nel caso in cui un accordo con UBS non dovesse essere raggiunto. È quanto afferma l'agenzia economica Bloomberg, citando fonti informate.
15:40
15:40
Il «no comment» di Sergio Ermotti
Sergio Ermotti, contattato dal CdT, ha preferito non commentare le indiscrezioni anticipate da CH Media che lo indicherebbero quale amministratore delegato «del salvataggio» della nuova grande banca che nascerebbe da una eventuale fusione tra Credit Suisse e UBS. Come noto, il ticinese, oggi presidente del gruppo assicurativo Swiss Re, è stato CEO di UBS dal settembre del 2011 all'ottobre del 2020.
13:58
13:58
Credit Suisse contraria a offerta di UBS: «Troppo bassa»
Credit Suisse sarebbe contraria all'offerta da un miliardo di dollari di UBS. Lo riporta l'agenzia stampa americana Bloomberg, secondo la quale Credit Suisse la starebbe respingendo sostenuta dal suo maggiore azionista. Secondo Bloomberg, Credit Suisse ritiene l'offerta troppo bassa e non buona per gli azionisti.
13:28
13:28
UBS offre un miliardo per l'acquisizione di Credit Suisse
È corsa contro il tempo per l'acquisizione da parte di UBS di Credit Suisse. Secondo le indiscrezioni del Financial Times, UBS Group AG avrebbe offerto un miliardo di dollari. Un accordo composto da sole azioni che potrebbe essere firmato già in serata.
Nel frattempo il Consiglio Federale si starebbe adoperando per modificare le leggi svizzere per evitare un voto degli azionisti sulla transazione. Il valore delle azioni di Credit Suisse venerdì sera ammontava complessivamente a 7,43 miliardi sulla base di un corso di 1,86 franchi. UBS avrebbe offerto di riprendere per 25 centesimi.
11:39
11:39
ASIB chiede una task force per salvare gli impieghi
In vista della probabile imminente acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, l'Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB) chiede l'istituzione di una task force per la salvaguardia dei posti di lavoro. L'unità operativa dovrebbe comprendere rappresentanti del datore di lavoro, della commissione del personale e delle associazioni dei dipendenti.
Sono invitati a partecipare anche gli altri attori coinvolti, siano essi altre banche, la Banca nazionale svizzera (BNS) o la Confederazione. In una nota odierna, l'associazione chiede che non siano prese decisioni prima che siano coinvolte le parti sociali.
C'è il timore che possano essere tagliati molti più posti di lavoro di quanto comunicato lo scorso autunno durante il riorientamento strategico di Credi Suisse. Inoltre, secondo l'associazione, decine di migliaia di impieghi al di fuori del settore bancario sono potenzialmente a rischio.
Lo scorso ottobre, Credit Suisse aveva annunciato che avrebbe tagliato circa 9000 posti di lavoro a livello mondiale, su un totale di circa 52'000. Il piano sociale in vigore presso Credit Suisse dal 2016 è buono e deve essere applicato in ogni scenario, prosegue l'ASIB, per la quale sono però necessarie ulteriori misure per scongiurare drammatiche conseguenze economiche.
11:17
11:17
UBS/Credit Suisse: Hamers e Körner, destinati ad intendersi
La priorità di Ralph Hamers, CEO di UBS, è stata finora quella di investire nel digitale. Il suo omologo di Credit Suisse Ulrich Körner si era posto come missione quella di ristrutturare la sua banca e di rimetterla in carreggiata.
I due uomini sono ora sottoposti a enormi pressioni per concludere l'acquisizione di Credit Suisse, la seconda banca del Paese, da parte della grande rivale UBS entro oggi e cercare di calmare i mercati sull'orlo di una crisi di nervi.
Alla guida di UBS dal novembre 2020, l'olandese Ralph Hamers, 56 anni, è l'ex direttore di ING, dove si è costruito una solida reputazione assumendo la direzione nel momento in cui la banca si trovava in una situazione difficile per rimborsare i 10 miliardi di euro di aiuti pubblici concessi durante la crisi finanziaria.
Sotto la sua guida, ING ha rimborsato i suoi prestiti con sette mesi di anticipo rispetto al previsto. Tuttavia, il suo mandato presso il gruppo olandese è stato segnato da un caso di uso fraudolento dei conti che ha portato alle dimissioni del direttore finanziario.
Nel 2020 ha preso il posto del ticinese Sergio Ermotti, ora presidente del riassicuratore Swiss Re, che ha trascorso nove anni a ricostruire l'immagine di UBS dopo il suo salvataggio da parte dello Stato e della Banca nazionale svizzera (BNS) nel 2008 e le perdite di un broker nel 2011 che erano costate alla banca 2,3 miliardi di dollari.
Ermotti ha consegnato a Hamers le chiavi di una banca sana, lasciandolo libero di lanciare il passaggio al digitale, uno dei suoi grandi successi presso ING.
Il banchiere olandese, che ama farsi vedere senza cravatta e con il colletto della camicia aperto, lontano dall'austera uniforme dei banchieri di Zurigo, ha però subito alcune battute d'arresto. L'anno scorso UBS ha dovuto rinunciare all'offerta di acquisto di Wealthfront, una piattaforma californiana di servizi di gestione patrimoniale automatizzata per la quale la banca era disposta a pagare 1,4 miliardi di dollari.
L'affare non è andato in porto, ma la priorità di Hamers, a capo di una banca che ha generato un utile di 7,6 miliardi di dollari nel 2022, è stata quella di investire nel digitale, non di acquistare una banca in difficoltà.
Il 60enne Ulrich Körner, direttore di Credit Suisse, è stato nominato nell'agosto 2022 dopo essere stato chiamato nel 2021 a risollevare le sorti dell'attività di gestione patrimoniale in seguito al fallimento della società finanziaria britannica Greensill, in cui erano stati impiegati 10 miliardi di dollari attraverso quattro fondi.
Descritto come «tecnocrate» dalla stampa elvetica al momento della sua nomina, questo discreto banchiere è noto come specialista in ristrutturazioni.
Già presso UBS, dove ha lavorato per 11 anni, aveva trasformato le funzioni centrali della sede «come una macchina», ha commentato il quotidiano Tages Anzeiger quando il consiglio di amministrazione di Credit Suisse gli ha affidato il difficile compito di elaborare un piano di ristrutturazione per risollevare la banca.
Körner, cittadino svizzero e tedesco con un dottorato in economia, nel corso della sua carriera ha fatto la spola tra Credit Suisse e UBS e conosce quindi bene entrambe le banche. Nel 2007, quando lavorava presso Credit Suisse, è stato uno dei dirigenti contattati per assumere la direzione. Tuttavia, la posizione gli è sfuggita, spingendolo a passare a UBS.
Di ritorno a Credit Suisse da due anni, Körner ha presentato un piano di ristrutturazione che prevede la separazione della banca d'investimento e la rifocalizzazione del gruppo su attività più stabili come la gestione patrimoniale, con un taglio di 9'000 posti di lavoro entro il 2025, pari a oltre il 17% della forza lavoro.
Martedì, alla vigilia della peggiore sessione in Borsa della sua storia, Körner si appellava ancora agli investitori affinché gli concedessero tre anni, come previsto, per far sì che la ristrutturazione desse i suoi frutti. Ma con una perdita annuale di 7,3 miliardi di franchi nel 2022 e ulteriori perdite nel 2023, l'ansia del mercato ha prevalso.
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Credit Suisse: il Consiglio Federale si riunisce nuovamente a Berna
Il Consiglio federale si è riunito nuovamente stamane a Berna per discutere delle difficoltà con le quali è confrontata Credit Suisse. Interpellato dall'agenzia Keystone-ATS, il Dipartimento federale delle finanze (DFF) non ha voluto commentare.
I membri dell'Esecutivo si sono riuniti al Bernerhof, sede del DFF, come attesta un video del portale «20 Minuten».
Secondo un fotografo di Keystone-ATS, le tapparelle del Bernerhof sono rimaste abbassate. Sul video si vedono entrare nella sede del DFF il ministro dell'energia Albert Rösti, il presidente della Confederazione Alain Berset e la ministra della difesa Viola Amherd.
Secondo i media, i colloqui si concentreranno ancora una volta sul salvataggio di Credit Suisse. Tra le altre cose, UBS chiede circa sei miliardi di dollari, ha scritto l'agenzia di stampa Reuters nella tarda serata di ieri, citando persone a conoscenza delle trattative. Le discussioni sono in corso e la cifra potrebbe ancora cambiare.
10:03
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«Credit Suisse dev'essere scissa in tre»
Secondo l'economista statunitense Nouriel Roubini, Credit Suisse, in subbuglio da diversi giorni, dovrebbe essere divisa al più presto in tre parti. Nella stampa domenicale parla di banca commerciale, gestione patrimoniale e banca d'investimento.
«Credit Suisse è troppo grande», ha commentato l'economista di punta oggi sul domenicale svizzero-tedesco SonntagsZeitung. «Se la banca avesse bisogno di un salvataggio completo, la Banca nazionale svizzera (BNS) non avrebbe abbastanza denaro per farlo», ha aggiunto.
Roubini teme che le debolezze della banca d'investimento possano danneggiare le altre due parti funzionanti. «Prima la banca viene divisa o venduta, meglio è», afferma. La prima preoccupazione della Svizzera, a suo avviso, dovrebbe essere quella di garantire una banca commerciale Credit Suisse forte.
Il problema delle istituzioni finanziarie troppo grandi per fallire riguarda l'intero panorama bancario, indica Roubini, noto anche come «Dr Doom». «La soluzione sta negli istituti che non sono troppo grandi per affondare», afferma. «Negli Stati Uniti, in Europa e in Svizzera abbiamo un eccesso di attività bancaria con giganti che non possono essere salvati, ma non devono nemmeno affondare. Questo problema non è ancora stato risolto».
L'economista dipinge un quadro cupo del futuro: prevede una recessione nelle economie sviluppate e ulteriori crisi bancarie.
09:10
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Ultimo giorno perché UBS inglobi Credit Suisse ed eviti la catastrofe
Il numero uno delle banche elvetiche UBS, sotto pressione da parte delle autorità, deve completare l'acquisizione del rivale Credit Suisse oggi se vuole evitare un crollo e un'ondata di panico contagiosa sui mercati domani.
UBS acquisterà il Credit Suisse e l'accordo verrà siglato oggi in occasione di una riunione straordinaria del governo e dei dirigenti dei due colossi bancari a Berna, ha dichiarato ieri il Blick.
Una fusione tra le due maggiori banche del Paese, una delle quali è sempre più sfiduciata dagli investitori, è un affare complesso che normalmente potrebbe richiedere mesi. UBS avrà avuto pochi giorni.
Ma le autorità non hanno altra scelta che spingere UBS a superare la sua riluttanza, in ragione dell'enorme pressione esercitata dai grandi partner economici e finanziari della Svizzera che temono per la propria piazza finanziaria, afferma il Blick.
Il ministro francese delle finanze Bruno Le Maire ha fatto passare il messaggio chiaramente su Le Parisien: «Attendiamo ora una soluzione definitiva e strutturale ai problemi di questa banca».
Anche il Tesoro degli Stati Uniti ha dichiarato che sta monitorando da vicino il caso.
Prima dell'apertura del mercato azionario elvetico di domani alle 9.00, sarà necessario trovare una soluzione per la banca, considerata un anello debole del settore.
Alla chiusura di mercoledì, dopo un calo record, il Credit Suisse valeva appena 7 miliardi di franchi: una miseria per una banca che, come UBS, è una delle 30 istituzioni mondiali considerate troppo grandi per fallire.
Ma secondo il Financial Times e il Blick, alla fine della scorsa settimana i clienti della banca hanno ritirato 10 miliardi di franchi in un solo giorno. Un segno tangibile della sfiducia nella banca.
Secondo l'agenzia stampa americana Bloomberg, UBS chiede che il governo si faccia carico dei costi legali e delle potenziali perdite che potrebbero ammontare a miliardi di franchi.
Le discussioni sulla banca d'investimento sono in fase di stallo, indica l'agenzia finanziaria, e uno degli scenari presi in considerazione è quello di un'acquisizione delle sole attività di gestione patrimoniale e asset management con la cessione della banca d'investimento.
Le discussioni si stanno concentrando anche sul destino della filiale svizzera di Credit Suisse, una delle parti redditizie del gruppo, che ha perso 7,3 miliardi di franchi lo scorso anno e prevede ancora perdite «sostanziali» nel 2023.
Questa filiale comprende attività bancarie al dettaglio e prestiti alle PMI. Una delle strade prese in considerazione dagli analisti è quella della quotazione in borsa, che eviterebbe anche massicci licenziamenti in Svizzera dovuti al doppione con le attività di UBS.
Mercoledì scorso, la sfiducia di investitori e partner ha spinto la Banca nazionale svizzera (BNS) a concedere un prestito di 50 miliardi di franchi per dare respiro al Credit Suisse e rassicurare i mercati. Ma la tregua è stata di breve durata.
Alla fine di ottobre, Credit Suisse ha presentato un vasto piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 9.000 posti di lavoro entro il 2025, pari a oltre il 17% della sua forza lavoro.
La banca, che a fine ottobre contava 52.000 dipendenti, intende separare il settore d'investimento dal resto delle sue attività per concentrarsi sulle sue parti più stabili, tra cui la gestione patrimoniale.
Ma come sottolinea il Blick: «Tutto fa pensare a una soluzione elvetica oggi. E quando il mercato azionario aprirà domani, Credit Suisse potrebbe essere un lontano ricordo».
08:35
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L'accordo fra Credit Suisse e UBS potrebbe concludersi oggi
L'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS dovrebbe concludersi entro oggi. Secondo fonti vicine alla questione citate dal Financial Times, la BNS, la Finma e le due banche stanno lavorando per trovare una soluzione prima dell'apertura dei mercati di domani.
La Svizzera sta pianificando misure di emergenza per un'eventuale acquisizione della grande banca in difficoltà Credit Suisse da parte di UBS. L'obiettivo sarebbe quello di accelerare l'acquisizione dell'istituto finanziario di importanza sistemica mondiale, secondo quanto riportato ieri dal britannico Financial Times (FT).
Le autorità svizzere non hanno rilasciato alcun commento immediato. Tuttavia, le banche si starebbero preparando per un possibile annuncio odierno.
Secondo il FT, le autorità stanno rivedendo le regole, come il periodo di consultazione di sei settimane solitamente concesso agli azionisti in caso di acquisizione. In questo caso questo potrebbe essere allentato. I dettagli sono ancora in fase di elaborazione.
Ieri sera si è tenuta a Berna un'altra riunione urgente del Consiglio federale sulla situazione di Credit Suisse. Il portavoce del governo André Simonazzi ha dichiarato a Keystone-ATS di non voler commentare.
Secondo la NZZ, i sette consiglieri federali si sono riuniti alle 17.00 presso la sede del dipartimento delle finanze. Diversi esperti e funzionari si sono poi uniti all'incontro, durato circa due ore.
La Banca nazionale svizzera (BNS) e l'Autorità di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) avrebbero indicato alle autorità straniere interessate che un'acquisizione della banca a due vele da parte di UBS sarebbe l'unica soluzione per evitare il calo della fiducia in Credit Suisse.
Una situazione del genere avvantaggerebbe UBS, che avrebbe il sostegno della Finma, finora escluso, secondo l'esperto di investment banking Andreas Ita, che ha parlato alla stampa domenicale. Secondo il quotidiano britannico, nell'ultima settimana il Credit Suisse avrebbe subito un prelievo di circa 10 miliardi di franchi al giorno.
Le autorità di regolamentazione di Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera starebbero valutando la struttura legale dell'operazione. L'accordo si baserebbe su una serie di concessioni a UBS. Il leader bancario svizzero vorrebbe essere in grado di soddisfare gradualmente i requisiti patrimoniali internazionali.
Il gruppo avrebbe inoltre chiesto un risarcimento o un accordo alla Confederazione per coprire la liquidazione di parti di Credit Suisse e le eventuali spese legali. Reuters ha riportato nella tarda serata di ieri che la cifra si aggira intorno ai sei miliardi. Su richiesta di AWP, Credit Suisse e UBS hanno rifiutato di commentare le informazioni.
Mercoledì, la sfiducia di investitori e partner ha spinto la BNS a concedere un prestito di 50 miliardi di franchi svizzeri per dare respiro al Credit Suisse e rassicurare i mercati. Ma la tregua è stata di breve durata.
La banca zurighese è reduce da due anni segnati da diversi scandali che hanno rivelato, secondo la stessa direzione, «debolezze sostanziali» nel suo «controllo interno». La Finma le aveva rimproverato di aver «gravemente mancato ai suoi obblighi prudenziali» nel fallimento della società finanziaria Greensill, che ha segnato l'inizio dei suoi guai.
Al contrario, UBS, che ha impiegato diversi anni per riprendersi dallo shock della crisi finanziaria del 2008 e da un massiccio salvataggio da parte dello Stato, sta iniziando a raccogliere i frutti dei suoi sforzi e, secondo quanto riportato da diversi media, prima del fine settimana la banca non aveva alcuna intenzione di lanciarsi nell'impresa del Credit Suisse. Anche la Commissione per la concorrenza potrebbe sollevare dei dubbi a seconda della configurazione dell'acquisizione.
Alla fine di ottobre, Credit Suisse ha presentato un importante piano di ristrutturazione che prevedeva il taglio di 9'000 posti di lavoro entro il 2025, pari a oltre il 17% della sua forza lavoro. La banca, che a fine ottobre contava 52'000 dipendenti, intende separare l'investment banking dal resto delle sue attività per concentrarsi sulle aree più stabili, tra cui la gestione patrimoniale.
08:10
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UBS cerca 6 miliardi di garanzie dal governo
UBS cerca almeno 6 miliardi di dollari di garanzie dalla Confederazione per una possibile acquisizione di Credit Suisse. Lo riporta Reuters sul proprio sito.
Le nozze fra Credit Suisse e UBS potrebbero tradursi nel taglio di 10.000 posti di lavoro.
Le trattative fra le due banche proseguono alla ricerca di un accordo per fermare il calo della fiducia in Credit Suisse e calmare le tensioni sui mercati.