«Ucciso con un missile teleguidato»: ecco chi era Ismail Haniyeh
Le Guardie rivoluzionarie dell'Iran hanno annunciato la morte di Ismail Haniyeh, dal 2017 capo dell'ufficio politico di Hamas, accusando Israele. Haniyeh è stato ucciso a Teheran, dove si trovava per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente iraniano, in quello che viene definito un «raid israeliano» avvenuto alle 2 del mattino, ora locale. Nell’attacco è stata uccisa pure una guardia di sicurezza iraniana. Il gruppo islamista ha espresso il suo cordoglio per la morte di Haniyeh, colpito in «un infido raid sionista nella sua residenza a Teheran».
Secondo l'agenzia di stampa saudita Al-Hadath, il capo dell'ufficio politico di Hamas sarebbe morto in seguito a un attacco con un missile teleguidato diretto verso la sua residenza. Israele, tuttavia, non ha ancora rilasciato dichiarazioni in merito alla sua uccisione.
Il presidente palestinese Abu Mazen, citato dalla Wafa, ha condannato l'uccisione, parlando di «un atto codardo» dal possibile «sviluppo pericoloso», e ha invitato «il popolo palestinese e le forze popolari all'unità, alla pazienza e alla fermezza di fronte all'occupazione israeliana».
Haniyeh è stato uno dei leader più importanti di Hamas negli ultimi anni e ha diretto le operazioni politiche del gruppo militante dall'esilio in Qatar. Il New York Times sottolinea che si trovava in Iran insieme ad altri membri di spicco della «resistenza» iraniana, formata da Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen, per presenziare all'insediamento del neoeletto presidente Masoud Pezeshkian.
Haniyeh nel 2006 è stato nominato leader di Hamas a Gaza e ha ricoperto la carica di primo ministro di un governo di unità nazionale palestinese, che è stato sciolto dopo pochi mesi a causa delle tensioni tra le diverse fazioni palestinesi.
Nel 2017 è stato nominato capo dell'ufficio politico di Hamas, succedendo a Khaled Meshaal, in un momento in cui il gruppo stava cercando di riabilitare la propria immagine sul piano internazionale e tra i palestinesi. Ha guidato Hamas dal Qatar - Doha gli aveva dato asilo politico nel 2019 - e dalla Turchia, ed è stato tra i negoziatori nei colloqui in corso tra Israele e Hamas, mediati da Egitto, Qatar e Stati Uniti, per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza in cambio del rilascio degli ostaggi catturati in Israele dai militanti di Hamas il 7 ottobre del 2023.
Haniyeh è nato nel 1962 nel campo profughi di Shati, nella parte nord di Gaza City, da genitori palestinesi che nel 1948 vennero sfollati dalla loro casa ad Ashkelon, oggi città israeliana. Ha studiato nelle scuole gestite dalla agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi, l'UNRWA, e ha continuato a studiare letteratura araba all'Università islamica di Gaza. È stato in carcere in Israele in seguito delle manifestazioni di protesta nel 1987 e nel 1988. Nel 1992 venne nuovamente arrestato e deportato assieme ad altri prigionieri nel sud del Libano, tornando poi a Gaza, dove nel 1993 divenne preside nell'Università Islamica.
La sua ascesa al potere a Gaza è stata favorita dal suo mentore, il leader spirituale e fondatore di Hamas, Sheik Yassin, per il quale ha svolto il ruolo di segretario personale. I due sono stati bersagli di un attentato ad opera di Israele nel 2003. L'anno successivo l’esercito israeliano è riuscito a uccidere Yassin.
Lo scorso maggio il procuratore della Corte penale internazionale ha dichiarato che avrebbe chiesto un mandato di arresto internazionale per Haniyeh, accusando lui e altri leader di Hamas di crimini di guerra e crimini contro l'umanità in relazione all'attacco del 7 ottobre in Israele. Tra i reati si citano: sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale in detenzione.
Da quando è scoppiata la guerra, l’esercito israeliano avrebbe ucciso la sorella, 3 dei 13 figli di Haniyeh e 4 suoi nipoti, tutti residenti nella Striscia di Gaza.