La storia

Un A320 di Aeroflot è ripartito da Amsterdam dopo due anni

L'aereo russo, nel frattempo passato a una società di leasing cinese, martedì ha preso la via di Tashkent in Uzbekistan – È invece ancora fermo l'A321 parcheggiato a Ginevra dal 27 febbraio 2022
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Marcello Pelizzari
14.03.2024 19:30

Riavvolgiamo il nastro, brevemente: anni e anni fa, nell'estate del 2016, la compagnia di bandiera russa Aeroflot ricevette un Airbus A320-200. Il vettore registrò l'aereo con la sigla VP-BAC. Cinque anni e mezzo dopo, il 27 febbraio del 2022, quello stesso aereo era diretto a Düsseldorf, in Germania, in provenienza dall'aeroporto di Mosca-Sheremetyevo. Quando, all'improvviso, la Germania decise di chiudere lo spazio aereo ai vettori russi sulla scia dell'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca. L'Airbus, come scrive il portale specializzato aeroTELEGRAPH, virò quindi su Amsterdam. 

In seguito, tuttavia, l'intero spazio aereo europeo venne chiuso agli aerei e alle compagnie della Federazione Russa. Poco prima che il velivolo con sigla VP-BAC potesse ripartire. E così, venendo al presente, l'Airbus di Aeroflot è rimasto a terra, all'aeroporto di Schiphol, per oltre due anni. Bloccato, appunto, dalla chiusura dei cieli. Alcuni giorni fa, martedì 12 marzo per la precisione, è decollato di nuovo. Finalmente, verrebbe da dire. A darne notizia, per primo, è stato un altro portale specializzato, Up In The Sky, mentre i siti di tracciamento come Flightradar hanno stabilito che l'A320 di Aeroflot si è diretto a Tashkent, in Uzbekistan.

Il Ministero delle Infrastrutture dei Paesi Bassi, invero, aveva già dato il via libera all'A320 lo scorso autunno. Durante questi mesi, per contro, sono stati eseguiti i controlli e i lavori di manutenzione del caso affinché l'aereo potesse tornare in aria in sicurezza. Aeroflot, dal canto suo, in termini prettamente burocratici ha risolto l'impasse trasferendo la proprietà dell'aereo a una società cinese, CMB Financial Leasing, ora proprietaria del velivolo secondo quanto comunicato da CH Aviation. Detto che il velivolo è partito per Tashkent, la sua destinazione finale al momento rimane sconosciuta. Secondo alcuni, l'A320 rientrerà in Russia e tornerà in servizio presso la compagnia di bandiera, alle prese come altri vettori del Paese con (grossi) problemi a livello di pezzi di ricambio e software. Altri, invece, hanno indicato che l'aereo ripartirà dall'Uzbekistan per atterrare in Cina, dove verrà sottoposto a ulteriori lavori di manutenzione.

La chiusura dello spazio aereo europeo alle compagnie russe, a suo tempo, ha creato non pochi casi simili a quello appena descritto. Fra i più famosi, sempre rimanendo ad Aeroflot, citiamo quello dell'A321-200 con sigla VP-BOE. Un caso che riguarda da vicino, molto vicino noi svizzeri, dal momento che l'aereo in questione è parcheggiato (anzi, bloccato) all'aeroporto di Ginevra dal 27 febbraio 2022. Senza manutenzione, quasi abbandonato, visto che le sanzioni occidentali impediscono ad Airbus di intervenire su un aereo della Federazione Russa. Il velivolo, in provenienza da Mosca, da allora non ha più rivisto il suolo russo. Posatosi alle 15 sulla pista ginevrina, sarebbe dovuto ripartire un'ora più tardi per la capitale russa. Ma i cieli di Germania, Austria, Italia e Francia, proprio in quel momento, negarono l'accesso alle compagnie russe. Aeroflot compresa, va da sé. All'epoca, equipaggio e passeggeri furono costretti a prendere altri voli, via Turchia, per ritornare in Russia. 

Da allora, l'aereo non si è spostato dal suo «parcheggio». Con tutte le conseguenze del caso, anche economiche, per lo scalo, che vorrebbe tanto liberare il posto occupato dall'A321 di Aeroflot per offrirlo ad altre compagnie. Parliamo, circa, di 1.300 franchi al giorno che non entrano nelle casse del gestore. La RTS, mesi fa, si era occupata della vicenda. Cercando di districarsi nel limbo burocratico: l'Ufficio federale dell'aviazione civile, l'aeroporto e l'Autorità dell'aviazione delle Bermuda, dove l'aereo era immatricolato, hanno rinviato ogni decisione al proprietario. Già, ma il problema è proprio capire a chi appartiene, oggi, l'aereo. Prima della guerra, Aeroflot aveva stipulato un contratto di leasing con GTLK, lessor di Dublino. Quel contratto, però, è stato rotto unilateralmente dalla compagnia tant'è che l'aereo, come molti altri, è stato poi reimmatricolato in Russia. Illegalmente.