Un coro di no si leva verso Macron: «Niente soldati NATO in Ucraina»
Un coro di no. E quasi nessuna voce stonata. L’ipotesi lanciata lunedì scorso dal presidente francese Emmanuel Macron - durante un summit convocato a Parigi - di un intervento diretto sul terreno, in Ucraina, di truppe dei Paesi europei aderenti alla NATO, non ha raccolto praticamente alcun consenso. «Gli alleati occidentali - ha detto Macron - non dovrebbero escludere alcuna opzione nel cercare di evitare una vittoria russa». Compresa l’opzione finale: l’invio dei propri soldati. Ma la reazione di quasi tutte le cancellerie del Vecchio Continente è stata negativa. Germania, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Polonia, Repubblica Ceca hanno immediatamente preso le distanze dal suggerimento dell’Eliseo e ribadito, in forma ufficiale o attraverso dichiarazioni ai media, di non avere la minima intenzione di spedire i propri uomini sul fronte di una guerra entrata da pochi giorni nel suo terzo anno.
«Non ci saranno truppe di terra, né soldati sul suolo ucraino inviati lì dai Paesi europei o dagli Stati della NATO», ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Subito seguito a ruota dal suo ministro della Difesa, Boris Pistorius, il quale, parlando ai giornalisti a Vienna, è apparso nei toni ancora più esplicito: «Gli stivali a terra non sono un’opzione per la Germania».
Netta anche la posizione del Governo di centrodestra italiano. «Dall’aggressione russa di due anni fa, c’è stata piena unità tra tutti gli alleati nel sostegno a Kiev. Ma questo sostegno non include la presenza di truppe di Stati europei o NATO», ha fatto sapere Palazzo Chigi in una nota.
Secondo quanto riferito da Polskie Radio, l’emittente pubblica di Varsavia, il presidente polacco Andrzej Duda, presente alla riunione di Parigi, avrebbe confermato che l’idea di Macron non ha raccolto entusiasmo tra i partner. Anzi: il contrario. Duda avrebbe detto che «la discussione più accesa si è svolta proprio intorno alla questione dell’invio di soldati in Ucraina, tema sul quale non c’è stato assolutamente accordo».
Contrari gli Stati e contrarie pure le più importanti famiglie politiche europee. Il capogruppo all’Europarlamento e presidente del Ppe, Manfred Weber, ha detto che «L’Unione deve fare tutto il possibile per aiutare l’Ucraina contro la Russia. Dobbiamo sostenere Kiev con ogni mezzo, ma la questione chiave è che l’Europa e i singoli Paesi devono rimanere fuori dalla guerra, non diventarne parte. Per noi è una linea rossa, che non va oltrepassata».
Un no a Macron è arrivato anche d’oltreoceano. L’agenzia Reuters ha riportato la dichiarazione di un alto funzionario della Casa Bianca il quale ha ribadito che «gli Stati Uniti non hanno intenzione di inviare soldati sul campo in Ucraina e che non ci sono nemmeno piani per inviare forze armate della NATO». Notizia confermata alla stessa Reuters dal segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, secondo cui «non esistono programmi per truppe da combattimento NATO sul terreno in Ucraina».
Il ministro «chiarisce»
Davanti a questa sorta di muro, il ministro francese degli Esteri, Stephane Sejourne, ha tentato di aggiustare il tiro delle dichiarazioni di Macron spiegando, in un intervento all’Assemblea nazionale, che in realtà «il presidente aveva in mente l’invio di truppe per compiti specifici come l’aiuto nello sminamento, la produzione di armi in loco e la difesa informatica. Questo potrebbe richiedere una presenza militare sul territorio ucraino, senza varcare la soglia dei combattimenti», ha spiegato Sejourne.
Soltanto il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, ha accolto con favore la spinta di Macron a convincere gli alleati a concentrarsi maggiormente su come aiutare Kiev. «Tempi come questi richiedono leadership politica, ambizione e coraggio per pensare fuori dagli schemi», ha scritto Landsbergis in un post su X.
Le minacce russe
Di fronte alle parole di Macron, la Russia non si è lasciata sfuggire l’occasione per rilanciare i suoi avvertimenti e per rinfocolare la guerra della propaganda. «Il fatto stesso di discutere la possibilità di inviare alcuni contingenti in Ucraina dai Paesi della NATO è un elemento molto importante», ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ai giornalisti che gli chiedevano di commentare l’ipotesi ventilata dal presidente francese.
E alla domanda su quali potessero essere i rischi nel caso in cui uno o più Paesi NATO schierassero truppe a combattere in Ucraina, Peskov ha detto: «In tal caso, dovremmo parlare non della probabilità, ma della inevitabilità di un conflitto diretto».
La possibilità, in particolare, che truppe tedesche vengano dispiegate in territorio ex-sovietico è estremamente delicata per la Russia, la cui feroce resistenza all’invasione di Hitler durante la Seconda guerra mondiale è parte integrante dell’identità nazionale. Non a caso, la stessa «Operazione militare speciale» è stata più volte giustificata da Vladimir Putin, nel suo delirio bellicista, con la necessità di fermare «il nazismo al potere a Kiev».