Stati Uniti

Una (parziale) immunità presidenziale per Trump: quali sono le conseguenze?

La Corte Suprema statunitense, composta per la maggior parte da giudici conservatori, ha deciso che il tycoon ha diritto a un'immunità sugli atti ufficiali – Ciò andrà a influenzare il caso riguardante l'assalto a Capitol Hill, ma soprattutto potrebbe rappresentare un precedente pericoloso
©Gerald Herbert
Red. Online
01.07.2024 18:59

La Corte Suprema statunitense ha deciso: Donald Trump gode di una parziale immunità presidenziale nel caso che lo vede incriminato per l'assalto a Capitol Hill condotto dai suoi sostenitori il 6 gennaio 2021. Un'immunità – evidenziano i media americani – che si limita agli atti ufficiali, ossia le azioni prese nei suoi poteri costituzionali, ma che ritarderà inevitabilmente lo svolgersi del processo.

Il voto, si legge sui giornali statunitensi, è stato di 6 a 3, una spaccatura che coincide con le appartenenze partitiche politiche dei membri. A favore, infatti, John Roberts e Samuel Alito (nominati da George W. Bush), Clarence Thomas (scelto ben 33 anni fa da Bush padre) e tre giudici che devono a Trump stesso la propria elezione: Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett. Contrari, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan (nominate da Obama) e Ketanji Brown Jackson (alla Corte Suprema da soli due anni, per volere di Biden). 

Nel rapporto stilato a nome della maggioranza, il presidente della Corte Suprema John Roberts ha affermato che un presidente «non può essere perseguito per aver esercitato i suoi poteri costituzionali fondamentali, e ha diritto, come minimo, a un'immunità presuntiva dai procedimenti giudiziari per tutti i suoi atti ufficiali».

Il caso Pence

L'impatto sul caso non è indifferente. Gran parte dell'incriminazione legata ai fatti di Capitol Hill si basava sui tentativi, da parte di Trump, di fare pressione su Mike Pence per far annullare i risultati delle elezioni del 2020. In quanto vicepresidente, Pence era anche presidente del Senato: un ruolo che gli conferiva l'incarico di supervisionare il conteggio dei voti e confermarne l'esito. Il 6 gennaio 2021, una folla inferocita, assaltato il Campidoglio statunitense, era arrivata a costruire una forca e a scandire «impiccate Mike Pence», dopo il rifiuto di quest'ultimo di ribaltare i risultati delle elezioni. 

Ora appunto, l'immunità concessa dalla Corte Suprema a Trump toglierebbe la possibilità di perseguire il tycoon su questi aspetti del caso: nel suo parere, Roberts ha scritto che «Trump è almeno presuntivamente immune da azioni penali per tale condotta» perché «ogni volta che il presidente e il vicepresidente discutono delle loro responsabilità ufficiali, assumono una condotta ufficiale». Poco importa, secondo quanto deciso dalla Corte Suprema, se tale discussione riguardava l'unilaterale annullamento delle votazione sulla base di accuse di brogli tutt'oggi senza prove. Parte del lavoro del vicepresidente, ha spiegato il tribunale, è «far avanzare l'agenda del presidente al Congresso». Quindi le discussioni su ciò che Pence dovrebbe fare mentre presiede il Senato sono presunte «ufficiali» e soggette all'immunità concessa dalla Corte Suprema.

Una posizione, questa, contestata dalla minoranza rappresentata dalla giudice Sonia Sotomayor, che ha spiegato come, dato che il presidente non ha alcun ruolo nel conteggio dei voti, gli sforzi di Trump di arruolare Pence in un complotto per annullare i risultati non potevano essere atti ufficiali. Il ruolo di Pence nella certificazione del voto è «cerimoniale» e poiché «il presidente non ha un ruolo diretto, costituzionale o statutario, in questo processo», le azioni di Trump non devono, secondo Sotomayor, rientrare nei suoi doveri ufficiali.

Benché non si tratti di un'immunità totale, evidenzia Sotomayor, la decisione imposta dalla maggioranza conservatrice alla Corte Suprema «dà all'ex presidente Trump tutta l'immunità che ha chiesto e anche di più».

Paure future

Divenuto a maggio il primo ex presidente degli Stati Uniti a essere condannato per un reato, Trump sta disperatamente cercando di far slittare i suoi tre restanti processi penali a dopo le elezioni di novembre, nella speranza che una sua rielezione metta abbastanza pressione sul Dipartimento di Giustizia per far cadere le accuse federali contro di lui una volta per tutte. Quanto deciso oggi dalla Corte Suprema potrebbe portare il tempo necessario. Analizzare ogni aspetto di questa immunità parziale prenderà indubbiamente parecchio tempo.

Ma a preoccupare sono anche e soprattutto le conseguenze a lungo termine per la democrazia negli Stati Uniti. «La Corte crea di fatto una zona franca intorno al presidente, sconvolgendo lo statu quo che esisteva fin dalla fondazione. Questa nuova immunità per gli atti ufficiali ora giace come un'arma carica ai piedi di qualsiasi presidente che voglia anteporre i propri interessi, la propria sopravvivenza politica o il proprio guadagno finanziario agli interessi della nazione». Gli scenari politici sono infiniti, insondabili. Con questa immunità, evidenzia Sotomayor, un presidente potrebbe ad esempio «ordinare senza conseguenze al SEAL Team Six (la squadra che ha ucciso Osama Bin Laden, ndr) di assassinare un rivale politico. Anche se scenari come queste non si realizzeranno mai, e prego che non lo facciano, il danno è stato fatto. Il rapporto tra il presidente e le persone che serve è cambiato irrevocabilmente. Il presidente ora è un re al di sopra della legge».

Le reazioni

Alla luce del potere acquisito, comprensibile la reazione di Trump: «Grande vittoria per la nostra costituzione e la democrazia. Orgoglioso di essere americano!», ha commentato il tycoon sul suo social media Truth.

In chiamata con i giornalisti americani, un portavoce della campagna di Biden ha riconosciuto che questa decisione non aiuta la corsa dell'attuale presidente, che sui presunti illeciti di Trump ha basato molti dei suoi attacchi. Ma soprattutto, il team del leader statunitense evidenzia: «La sentenza di oggi non cambia i fatti, quindi cerchiamo di essere molto chiari su ciò che è accaduto il 6 gennaio: Donald Trump dopo aver perso le elezioni del 2020 ha incoraggiato una folla a rovesciare i risultati di un'elezione libera ed equa. Trump è già stato condannato per lo stesso motivo per cui è rimasto inattivo mentre la folla attaccava violentemente il Campidoglio: pensa di essere al di sopra della legge ed è disposto a fare qualsiasi cosa per ottenere e mantenere il potere per sé». Quindi l'allarme: «Hanno appena consegnato a Donald Trump le chiavi di una dittatura. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per fermarlo».