Asia

Una scossa di terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar: «Mai visto nulla di simile»

L'Istituto geosismico statunitense (USGS) stima che potrebbero esserci «migliaia di morti» – Il sisma è stato avvertito anche a Bangkok, capitale della Thailandia, in Cina, Laos e Vietnam – La giunta in Myanmar ha lanciato un appello alla comunità internazionale
Red. Online
28.03.2025 23:00

(Aggiornato alle 23) Una scossa di terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar, con epicentro 16 chilometri a nord-ovest di Sagaing, nel centro del Paese. Ne ha dato notizia, in primis, l'Istituto geosismico statunitense (USGS). Il sisma è stato avvertito anche a Bangkok, capitale della Thailandia. Lo stesso USGS ha diramato un'allerta rossa per vittime e danni. Sul suo sito web, infatti, si legge: «È probabile che si verifichino numerose vittime e danni ingenti e che il disastro sia molto diffuso». Di nuovo: «È probabile che si verifichino migliaia di decessi» come riporta Sky News. Al momento, almeno 150 persone sono morte e diverse centinaia sono rimaste ferite nel solo Myanmar secondo quanto riferito dall'emittente statale MRTV sull'app di messaggistica Telegram.

Il violento terremoto è stato misurato in magnitudo 7.9 dal China Earthquake Networks Center (CENC), secondo cui la scossa è avvenuta alle 14.20 locali (le 7.20 in Svizzera). Il sisma è stato sentito in modo netto anche nella provincia cinese dello Yunnan, al confine con il Myanmar, in base a quanto riferito dal network statale CCTV. La scossa, violentissima, è stata avvertita pure nel Laos e in Vietnam, secondo quanto riferito da giornalisti dell'agenzia di stampa cinese Xinhua. Gli edifici hanno tremato a Vientiane, capitale del Laos, e Hanoi, capitale del Vietnam. A Vientiane, gli edifici sopra i tre piani hanno subito notevoli scosse, con i residenti nei palazzi alti che hanno avvertito forti oscillazioni all'interno. Anche ad Hanoi e Ho Chi Minh City i residenti che vivono nei palazzi alti hanno sentito notevoli oscillazioni mentre erano a casa. Preoccupazioni, tornando al Myanmar, in particolare per lo stato delle dighe su larga scala secondo quanto affermato dalla Croce Rossa: «Le infrastrutture pubbliche sono state danneggiate, tra cui strade, ponti ed edifici pubblici. Attualmente abbiamo preoccupazioni per le dighe su larga scala» ha detto Marie Manrique, coordinatrice del programma per la Federazione Internazionale della Croce Rossa.

Il sisma in Myanmar ha avuto origine a 10 chilometri di profondità alle 7.20 svizzere, ha precisato in un secondo momento l'USGS. Pochi minuti dopo, vi è poi stata una seconda scossa, di magnitudo 6.4. Un ufficiale dei Vigili del Fuoco del Myanmar ha spiegato alla Reuters: «Abbiamo iniziato le ricerche a Yangon per eventuali vittime e per valutare i danni, al momento non abbiamo informazioni». A Mandalay, città vicina a Sagaing, secondo alcune immagini pubblicate sui social sono crollati edifici. Reuters ha contattato anche alcune persone a Yangon, la città più popolosa del Paese: i testimoni ascoltati hanno riferito che le persone sono corse in strada, spaventate. Scene simili sono state segnalate anche a Bangkok, con i turisti usciti dagli hotel in costume da bagno o in accappatoio. Nella capitale thailandese un palazzo in costruzione, a causa della scossa, si è completamente sgretolato. Sono almeno 101, secondo fonti ospedaliere, i dispersi, principalmente operai che stavano lavorando. Secondo gli ultimi aggiornamenti, le persone impegnate nei lavori al momento della scossa erano 409 e almeno 10 sono morte nel crollo del grattacielo.

E ancora: fonti giornalistiche dell'agenzia francese AFP a Naypyidaw, capitale del Myanmar, hanno detto che le strade sono state piegate dalla forza tellurica e molti edifici hanno subito forti danni. Immobili danneggiati e stop alla metropolitana anche a Bangkok, dove le persone sono appunto corse in strada in preda al panico. «L'ho sentito e stavo dormendo in casa, sono corso il più lontano possibile in pigiama fuori dall'edificio» ha raccontato un residente della popolare città turistica di Chiang Mai, nel nord della Thailandia. Nel Myanmar, per contro, i feriti si stanno accumulando «in massa» dentro e fuori dal principale ospedale di Naypyidaw, come dichiarato da un funzionario dell'ospedale. Tantissime persone sono state curate fuori dal pronto soccorso. «Alcuni si contorcevano dal dolore, altri giacevano immobili, mentre i parenti cercavano di confortarli» ha raccontato il funzionario.

Il Bangkok Post riporta alcune tragiche testimonianze dall'ospedale di Naypyidaw, anch'esso danneggiato dal sisma, dove è continuo il flusso di feriti. «Sono arrivati molti feriti, non avevo mai visto niente del genere prima» ha detto un medico dell'ospedale all'AFP. «Stiamo cercando di gestire la situazione. Sono esausto. Temo che siano state perse molte vite. Non abbiamo mai assistito a un terremoto con un impatto così devastante prima» ha invece detto un dirigente di polizia di Bangkok.

La prima ministra thailandese, Paetongtarn Shinawatra, ha dichiarato di aver interrotto una visita ufficiale nell'isola meridionale di Phuket per tenere una «riunione urgente» dopo il potente terremoto, secondo un post su X. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza a Bangkok. La giunta militare al potere in Myanmar ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale perché intervenga con aiuti umanitari. Cifre sulle vittime non sono ancora disponibili, ma il fatto che il governo militare – isolato – stia chiedendo aiuto, cosa che raramente fa dopo i disastri naturali, suggerisce che potremmo essere di fronte a un disastro veramente su larga scala. La giunta ha affermato in una dichiarazione che è in vigore lo stato di emergenza in sei delle aree più colpite: Sagaing, Mandalay, Magway, nello Stato di Shan nord-orientale, Naypyidaw e Bago. Sempre la giunta ha inoltre disposto la chiusura degli aeroporti di Mandalay e Naypyidaw, con il conseguente stop ai voli. 

I terremoti sono relativamente comuni nel Myanmar, dove passa la faglia di Sagaing in direzione nord-sud attraverso il centro del Paese, secondo l'USGS. Un potente terremoto di magnitudo 6.8 nell'antica capitale Bagan, nel centro del Paese, nel 2016 ha ucciso tre persone, facendo crollare le guglie e le mura di molti templi antichi.

L'OMS si mobilita

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato di aver attivato il suo sistema di gestione delle emergenze e di aver mobilitato il suo centro logistico a Dubai per preparare gli aiuti per i feriti.

L'OMS sta coordinando le sue operazioni in risposta al terremoto dalla sua sede di Ginevra, perché «lo consideriamo un evento enorme» che rappresenta chiaramente «una minaccia molto grande per la vita e la salute», ha detto ai giornalisti la portavoce Margaret Harris.

L'organizzazione ha attivato il suo centro logistico in particolare per raccogliere rifornimenti per i feriti e articoli medici utilizzati in particolare nei traumi perché «ci aspettiamo che ci siano molte lesioni da curare», ha aggiunto. L'OMS si concentrerà anche sulla fornitura di medicinali essenziali, poiché le infrastrutture sanitarie birmane potrebbero aver subito danni.

Dall'UE 2,5 milioni

«In una risposta immediata dopo il mortale terremoto di magnitudo 7,7 che ha colpito oggi il Myanmar e la regione, l'Ue sta rilasciando 2,5 milioni di euro in aiuti di emergenza iniziali. Questi nuovi aiuti umanitari contribuiranno a salvare vite e a soddisfare le esigenze immediate delle persone più vulnerabili in Myanmar». Lo si legge in una nota della Commissione Ue secondo cui l'Unione «ha inoltre attivato il suo servizio satellitare Copernicus per facilitare la valutazione dell'impatto. La Commissione, insieme ai nostri partner umanitari, sta valutando la situazione e le esigenze sul campo, al fine di mobilitare ulteriore assistenza dell'Ue». Con questi fondi il finanziamento totale dell'Ue per gli aiuti umanitari al Myanmar sale «a oltre 35 milioni di euro nel 2025».

«L'Ue è solidale con le persone in Myanmar e nella regione che stanno sopportando le conseguenze di questo potente terremoto. Come in precedenti disastri, l'Ue è pronta ad aiutare i più bisognosi. Questo aiuto di emergenza porterà sollievo immediato alle persone colpite dal terremoto, aiutando ad affrontare le esigenze più urgenti», ha dichiarato la commissaria Ue per la gestione delle crisi Hadja Lahbib.

Aiuti dalla Svizzera

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non è per ora a conoscenza di cittadini svizzeri tra le vittime o le persone colpite dal terremoto. Intanto si è messa in moto la macchina degli aiuti umanitari.

Le ambasciate svizzere a Bangkok (Thailandia) e Yangon (Birmania/Myanmar) sono in contatto con le autorità in loco.

Attualmente, 470 cittadini svizzeri sono registrati nell'applicazione «Travel Admin» in Thailandia e due in Myanmar, ha indicato il DFAE a Keystone-ATS. Per quanto concerne invece gli svizzeri all'estero, il registro ne elenca 13'372 in Thailandia e 57 in Myanmar.

I servizi di Ignazio Cassis precisano che le regioni della Thailandia in cui vive la maggior parte dei connazionali non sono state colpite dal terremoto. In ogni caso il DFAE invita i cittadini elvetici a seguire le istruzioni delle autorità locali. Sta anche valutando se adattare i consigli di viaggio per questi due Paesi pubblicati sul suo sito.

Il dipartimento in serata ha precisato che la Svizzera ha presentato alla rappresentanza del Myanmar a Ginevra un'offerta standard di aiuto in caso di catastrofi naturali. Questa comprende l'intervento di esperti e beni di soccorso per i settori dell'approvvigionamento idrico, dell'assistenza medica di base e dei rifugi di emergenza.

Diverse ONG svizzere hanno reagito immediatamente, pubblicando appelli a donazioni e valutando le necessità in loco. Caritas ha stanziato 50'000 franchi come aiuto immediato per un intervento di emergenza. La popolazione del Myanmar è già indebolita dalla guerra civile, dagli sfollamenti e dalle inondazioni, scrive l'ente assistenziale in una nota.

La rete internazionale di partner di Caritas sta valutando le esigenze sul posto e pianificando questi primi interventi. È certo che le persone hanno bisogno di acqua potabile, tende e alloggi di emergenza. La Catena della Solidarietà ha lanciato una raccolta fondi in favore dei terremotati.

L'ente assistenziale delle Chiese evangeliche riformate della Svizzera Pane per tutti (HEKS/EPER) è attivo da anni in queste zone: i suoi team sul posto stanno valutando le necessità e si apprestano ad adottare i provvedimenti del caso il più rapidamente possibile.

Save the Children ha comunicato che nei sei stati federali colpiti - Sagaing, Mandalay, Magwe, Bago, Shan e Naypyidaw - vivono oltre 28 milioni di persone, 6,7 milioni delle quali sono bambini. L'organizzazione umanitaria - attiva nel Paese dal 1995 - sta valutando quale aiuto d'emergenza possa fornire immediatamente.

Potenza militare

Il DFAE sconsiglia attualmente di recarsi in Myanmar senza motivi impellenti: l'esercito ha preso il potere nel Paese asiatico il primo febbraio 2021 e ha dichiarato lo stato di emergenza. Sul suo sito web, il DFAE segnala che in alcune regioni e quartieri di Yangon è in vigore la legge marziale, che consente alle forze di sicurezza di utilizzare immediatamente le armi da fuoco.

La Thailandia, invece, è considerata un Paese sicuro per i viaggi, anche se il DFAE sconsiglia di recarsi nelle province meridionali. Qui ci sono tensioni religiose con la popolazione musulmana. I ribelli musulmani malesi compiono regolarmente attacchi contro le istituzioni pubbliche.

Caritas Svizzera dona 50 mila franchi

In seguito al devastante terremoto, Caritas Svizzera ha annunciato che donerà 50 mila franchi per gli aiuti di emergenza. In questo momento, si legge in una nota, l'associazione sta chiarendo con i partner della rete Caritas internazionale presenti sul posto quali sono i bisogni più urgenti. Particolarmente colpite sono le regioni di Sagaing e Mandalay, zone che già soffrono gravemente a causa dei conflitti armati, degli sfollamenti e delle calamità naturali. Innumerevoli edifici sono crollati e l'infrastruttura è stata distrutta. A poche ore dal sisma non è ancora possibile quantificare la reale entità della catastrofe.

«Il terremoto colpisce una regione fortemente tormentata, con una popolazione già indebolita da crisi e conflitti perduranti. Il devastante terremoto di oggi non fa altro che aggravare ulteriormente l'emergenza» ha spiegato Peter Lack, direttore di Caritas Svizzera. La Caritas locale e la rete Caritas internazionale coordinano sul posto i primi aiuti. C'è urgente bisogno di acqua potabile, cibo, assistenza medica e alloggi di emergenza. In questo senso, Caritas Svizzera ha invitato a fare donazioni a favore della popolazione colpita dal terremoto in Myanmar.

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