«Una vittoria di Kamala Harris avrebbe portato il caos, era la speranza di Putin»
Vladimir Putin avrebbe davvero preferito la vittoria di Kamala Harris? La sua frecciatina a Joe Biden dello scorso settembre, in realtà, potrebbe aver tradito la speranza di assistere a un nuovo assalto a Capitol Hill, cosa che avrebbe potuto verificarsi con l’elezione della candidata dem. Alla domanda se preferisse Trump o Harris, il presidente russo si era lasciato andare a una risposta apparentemente sarcastica: «Il nostro “preferito”, se così possiamo chiamarlo, era l'attuale presidente, il signor Biden. Ma è stato rimosso dalla corsa, e ha raccomandato a tutti i suoi supporter di sostenere la signora Harris. Bene, lo faremo, la sosterremo», aveva detto lo «zar» durante un forum economico nel porto di Vladivostok.
Sebbene la sua dichiarazione abbia suscitato scetticismo, potrebbe esserci un fondo di verità dietro a quella sparata. Il corrispondente speciale di Meduza Andrey Pertsev ha parlato con diverse fonti vicine al Cremlino, le quali hanno affermato che Putin, in realtà, contava sul fatto che i repubblicani, rifiutandosi di accettare la sconfitta di Donald Trump, avrebbero potuto scatenare proteste, caos e disordini civili, come avvenuto il 6 gennaio 2021 al Campidoglio, distogliendo così l'attenzione dalla guerra in Ucraina.
Una fonte vicina all'amministrazione di Putin, interpellata sulla questione, ha riferito: «La società lì (negli USA, ndr) è ancora più polarizzata ora, e le proteste si sono intensificate fino al punto di prendere d'assalto il Campidoglio. Altre proteste avrebbero potuto essere il risultato logico di questa polarizzazione anche dopo le nuove elezioni. La scommessa principale non era tanto sulla vittoria di un candidato in particolare, quanto sul fatto che la parte perdente si rifiutasse di accettare i risultati». Secondo le fonti russe, il Cremlino sperava che una crisi del genere avrebbe costretto le autorità americane a concentrarsi sulle questioni interne piuttosto che sugli attriti con Mosca.
Per molto tempo, hanno riferito a Meduza le fonti interne al Cremlino, i funzionari russi hanno visto la vittoria di Kamala Harris come lo scenario più probabile e si aspettavano che i repubblicani respingessero l'esito e organizzassero proteste. Eppure, qualche settimana fa, hanno cambiato idea su Trump, osservando la «campagna poco brillante» della vicepresidente, nonostante gli esperti e i sondaggi statunitensi indicassero che entrambi i candidati avevano più o meno le stesse possibilità.
Le fonti hanno pure sottolineato come le élite russe abbiano comunque un «debole» per il tycoon. Questo non soltanto ai piani alti del potere: in un recente sondaggio condotto dalla Gallup International Association su 43 Paesi, il popolo russo ha mostrato di preferire nettamente Donald Trump (il 43% avrebbe votato per lui, solo il 12% per Kamala Harris).
Una delle fonti citate da Meduza ha spiegato il successo di Trump in Russia: «Non è una cosa propriamente razionale. È solo un tipo familiare, appariscente, è più simile a noi. Parla di conservatorismo, è ricco, di successo e non insulta la Russia. È un uomo decente. Era così anche otto anni fa. Certo, l'ottimismo è svanito dopo alcune sue azioni (come le sanzioni imposte durante il suo primo mandato, ndr), ma l'affetto è rimasto. Trump è ancora in qualche modo "il nostro ragazzo", nel senso che è come noi». Al contrario, Kamala Harris è «percepita come una persona totalmente incomprensibile» dai russi.
Un alto funzionario regionale, che ha parlato in condizione di anonimato, ha poi aggiunto che Trump «potrebbe provare a risolvere il conflitto con l'Ucraina». Pensiero, questo, condiviso pure da un deputato della Duma appartenete al partito di Putin, che ha aggiunto: «L'attuale presidente Biden o la vicepresidente Harris di certo non farebbero alcun gesto nei confronti della Russia».
Tuttavia, le fonti vicine al Governo russo, hanno espresso dubbi sul fatto che l'elezione di Trump possa cambiare drasticamente i rapporti tra Russia e Stati Uniti, anche perché i metodi di Putin sarebbero cambiati rispetto agli anni della prima presidenza del tycoon: «Il presidente russo sta costruendo una coalizione anti-occidentale, anche con Paesi che Trump considera nemici, come la Cina. Questo non è più il Putin che avevamo nel 2016. Le concessioni non fanno più parte del suo approccio».