Violenza, terrore e fame: Haiti come un film post-apocalittico

Le strade ad Haiti, in questi giorni, sembrano uscite da un film post-apocalittico: dove un tempo sfrecciavano automobili e folle di persone vivevano la loro vita, oggi regna il deserto, tra spazzatura in fiamme e cadaveri. Le gang armate che hanno preso il controllo del Paese caraibico fanno paura. E lasciare la capitale, Port-Au-Prince, sembra una missione impossibile: la CNN fa sapere che l'aeroporto della città, assediato dalle bande criminali, è stato costretto a chiudere.
Le gang armate nelle ultime settimane hanno attaccato tutti i luoghi principali dello Stato: l'aeroporto, le stazioni di polizia, gli edifici governativi e il penitenziario nazionale. Un assalto all’unisono che ha costretto il primo ministro Ariel Henry a dare le dimissioni.
Le bande di Port-au-Prince, inoltre, stanno bloccando le forniture di cibo, acqua e carburante, lasciando la città a secco. La Polizia nazionale di Haiti sta affrontando una guerriglia urbana in ogni angolo della capitale, mentre il tessuto sociale si sta sgretolando, con i molti residenti che si chiudono nelle case per paura di quello che troveranno fuori, ad attenderli. Stando alla CNN, a regnare sono terrore, sfiducia e rabbia.
E non mancano i cittadini che si sono eretti a giudice, giuria e boia: sono numerose le esecuzioni ai danni dei sospetti criminali. I loro corpi vengono bruciati nelle strade insieme alla spazzatura, stando a una fonte della sicurezza locale.
Le bande criminali perseguitano da tempo gli abitanti di Port-au-Prince, ma la loro presenza si è notevolmente ampliata negli ultimi anni, coprendo oggi l'80% della città, secondo le stime dell’ONU. Questo ha portato numerosi haitiani della regione a organizzarsi in un movimento di vigilantes conosciuto come Bwa Kale, che ha allestito fortificazioni, sistemi di sorveglianza, posti di blocco e pattuglie nei quartieri della città.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite dell’ottobre 2023, i gruppi di vigilantes hanno massacrato centinaia di persone sospettate di appartenere alle bande o di essere comuni criminali.
La polizia stessa fa affidamento sulla milizia cittadina, specialmente dopo che questa, la scorsa primavera, ha salvato la stazione di polizia di Canapé Vert da un attacco, uccidendo una dozzina di presunti membri di una gang, i cui corpi sono stati bruciati in strada.
A Port-au-Prince ci sono poi dozzine di campi in cui sono radunate decine di migliaia di sfollati, costretti ad abbandonare le proprie abitazioni distrutte o date alle fiamme. Inutile dire che la fame, in questi luoghi, è il problema principale, con la gente costretta ad accontentarsi di un boccone o degli avanzi trovati per strada.
Anticipando gli effetti della scarsità di alimenti e dell’aggravarsi della violenza, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ha ripetutamente messo in guardia contro un crescente «clima di sfiducia» ad Haiti che minerebbe le tradizionali reti di sicurezza sociale, lasciando le persone senza nessun posto dove andare.
«Elevati livelli di insicurezza stanno creando un clima di sfiducia tra alcune comunità ospitanti e le popolazioni sfollate, deteriorando così la coesione sociale», ha affermato l'OIM in un rapporto dell'agosto 2023, in cui si evidenziava come sempre più haitiani sfollati finiscano in questi campi piuttosto che fare affidamento su amici e parenti.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, gli sfollati nel Paese sono oltre 360 mila.