Virus di Marburg: negativi i due passeggeri sul treno per Amburgo
No, non siamo di fronte a due casi di malattia di Marburg o Marburgo. Due persone in viaggio dal Ruanda ad Amburgo e sospettate di aver contratto il virus sono risultate negative al test. Di riflesso, i timori di una potenziale epidemia in Germania si sono fortemente attenuati. Secondo le prime ricostruzioni, i due individui hanno viaggiato in aereo dal Ruanda a Francoforte sul Meno durante la notte di martedì, proseguendo poi in treno verso Amburgo. Uno dei due ha contattato i servizi sanitari durante il viaggio: presentava la sintomatologia della malattia e, dunque, temeva di aver contratto il virus in Ruanda. Stando alle informazioni pubblicate dai media tedeschi, l'individuo è uno studente di medicina di vent'anni circa.
Le autorità di Amburgo hanno dichiarato che i test effettuati ai due viaggiatori sono risultati negativi. «I risultati negativi del test e l'assenza di sintomi durante il viaggio escludono qualsiasi pericolo per terzi» leggiamo sul portale Euractiv. «Il test negativo conferma l'assenza di virus. Di conseguenza, non c'è mai stato alcun rischio di infezione da malattia di Marburgo né per i passeggeri del volo né per quelli del treno».
Il virus di Marburgo, scrive al riguardo il nostro Ufficio federale della sanità pubblica, fa parte della famiglia dei Filoviridae e del genere Marburgvirus. La famiglia, per intenderci, dell'Ebola. «La malattia di Marburgo è una zoonosi. Il vettore naturale del virus è un pipistrello frugivoro della famiglia degli Pteropodidae, il Rossetto egiziano (Rousettus aegyptiacus) che vive principalmente in Africa. Le scimmie e alcune antilopi possono servire di vettori intermedi. Per gli essere umani, il contagio può avvenire indirettamente ingerendo frutti contaminati, oppure direttamente al contatto con i pipistrelli e i loro escrementi. Il virus si trasmette anche in modo diretto tramite i fluidi corporei (soprattutto il sangue, il vomito e gli escrementi) di esseri umani o di animali infetti e malati, vivi o morti». Quanto al quadro clinico, «il periodo di incubazione dura generalmente dai 3 ai 14 giorni. La malattia si manifesta con febbre alta, mal di gola e di testa, dolori muscolari e addominali, diarrea e debolezza generalizzata. Talvolta, la malattia può degenerare in una forma grave accompagnata da sanguinamenti (motivo per il quale viene chiamata febbre emorragica) e attacco del sistema nervoso centrale, causando paralisi e stato confusionale. Esistono tuttavia anche forme benigne. Il trattamento agisce soprattutto sui sintomi».
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, l'OMS, le precedenti epidemie di questo virus hanno avuto tassi di mortalità compresi fra il 24% e l'88%. Lo scorso settembre, il Ministero della salute del Ruanda aveva segnalato un totale di 26 casi confermati di malattia di Marburgo, inclusi 8 decessi. La maggior parte dei casi confermati, pari al 70%, era legata a operatori sanitari di due strutture sanitarie di Kigali. Al 1. ottobre, i casi acclarati erano saliti a 36 con 11 morti e 25 persone in isolamento, sempre secondo il Ministero della salute ruandese. Il Ruanda, uno dei Paesi più piccoli e più densamente popolati dell'Africa, confina con la Tanzania, che aveva riportato casi del virus nel 2023, e con l'Uganda, che aveva invece registrato casi simili nel 2017.
La notizia di due possibili casi in Germania, in queste ore, ha destato non poca preoccupazione. A differenza dell'influenza o dei coronavirus, il virus (per fortuna, verrebbe da dire) non può trasmettersi per via aerea. Attualmente, non esistono né un trattamento specifico né un vaccino mirato. Il primo focolaio noto di questa malattia risale al 1967 nella città tedesca di Marburgo: allora, 29 lavoratori di un laboratorio erano stati infettati da alcune scimmie utilizzate per esperimenti. Sette di loro erano morti.