Il punto

Vladimir Putin, Xi Jinping e l'amicizia russo-cinese in un'epoca di tumulti globali

Il legame fra i due Paesi, ha detto il leader del Cremlino in visita al Cremlino, è sempre più forte: nel 2022 gli scambi commerciali fra le due nazioni hanno raggiunto la cifra record di 190 miliardi di dollari
© SERGEY GUNEEV /SPUTNIK/KREMLIN P
Red. Online
18.10.2023 19:15

Sì, questa epoca di tumulti e turbamenti, per non dire conflitti, rafforza il legame fra Russia e Cina. Lo ha detto Vladimir Putin, oggi, a margine dell'incontro con l'omologo cinese Xi Jinping. Per la prima volta dall'invasione dell'Ucraina, avvenuta nel febbraio del 2022, il leader del Cremlino ha visitato una superpotenza. Certo, il tête-à-tête è stato oscurato dal conflitto in Medio Oriente. Ma proprio l'attuale crisi fra Israele e Gaza ha permesso a Putin di esagerare con la narrazione: «Tutti questi fattori esterni – ha detto – sono minacce comuni e rafforzano la cooperazione russo-cinese».

Xi, dal canto suo, secondo l'agenzia di stampa Xinhua ha spiegato che «la fiducia politica reciproca tra i due Paesi si sta continuamente approfondendo». Non solo, il presidente cinese ha salutato lo «stretto ed efficace coordinamento strategico». Xi ha ricordato, fra le altre cose, di aver incontrato Putin qualcosa come quarantadue volte nell'ultimo decennio. Di qui lo sviluppo di un «buon rapporto di lavoro» ma anche di una «profonda amicizia». 

L'attenzione internazionale, dicevamo, è tutta concentrata sulle operazioni israeliane nella Striscia. Una crisi, questa, che infuria da dieci giorni. Tanto la Russia quanto la Cina hanno condannato l'attacco di martedì a un ospedale di Gaza. Una tragedia, ha dichiarato Putin, che dimostra la necessità di porre fine alla guerra fra Hamas e Israele, mentre il Ministero degli Esteri cinese, oltre allo shock e alla condanna, ha chiesto un «immediato cessate il fuoco». Xi, in precedenza, aveva esortato il suo Paese e la Russia a compiere sforzi congiunti per «salvaguardare l'equità» e la «giustizia» internazionali.  

Detto del Medio Oriente, il meeting fra Putin e Xi è servito altresì per rinsaldare la partnership commerciale fra le due potenze. La Cina, dati alla mano, è sempre più il principale partner della Russia. Lo scorso anno, secondo quanto comunicato dalle dogane di Pechino, gli scambi fra le due nazioni hanno raggiunto la cifra record di 190 miliardi di dollari. Il passo verso l'obiettivo fissato per quest'anno in occasione degli incontri bilaterali, 200 miliardi, è insomma vicino.

Pechino, d'altronde, non ha mai condannato Mosca per l'invasione dell'Ucraina. Ufficialmente, la Cina ha definito la sua posizione in merito alla guerra come neutrale. Sebbene il rapporto fra i due Paesi, secondo gli analisti, non sia equilibrato, con Pechino che si troverebbe in una posizione dominante, Xi ha sottolineato l'importanza di uno «stretto coordinamento in politica estera». A maggior ragione nelle condizioni attuali, definite «difficili». 

Nell'ambito della due giorni di colloqui per la Belt and Road Initiative, che ha riunito nella capitale cinese i rappresentanti di 130 Paesi, con Putin ospite d'onore, Xi ha ribadito che la Cina rifiuta categoricamente la «coercizione economica» e il «confronto fra blocchi». Xi, riferendosi velatamente alla rivalità con gli Stati Uniti, ha pure garantito che Pechino non si impegnerà in «scontri ideologici, giochi geopolitici o scontri tra blocchi». E ancora: «Ci opponiamo alle sanzioni unilaterali, alla coercizione economica, al disaccoppiamento e al delinking». Al contrario, Xi ha detto che la Belt and Road Initiative cercherà di «dare nuovo impulso all'economia globale». Putin è quindi salito sul palco, salutando l'iniziativa infrastrutturale della Cina come una «storia di successo».

Amicizia e buoni rapporti, dunque. Per un futuro in contrapposizione all'egemonia americana. E attenzione, perché il ministro degli Esteri Sergei Lavrov nel frattempo è volato a Pyongyang, in Corea del Nord. Come dire: al tavolo c'è spazio anche per altri commensali.