Volodymyr Zelensky: «I missili a lungo raggio? Parleranno da soli»
E così, l'Ucraina potrà utilizzare missili a lungo raggio per colpire obiettivi all'interno del territorio russo. Solo nella regione del Kursk, secondo quanto indicato da Axios. Da mesi, leggiamo, Kiev aspettava il via libera. Perché, dunque, l'autorizzazione da parte degli Stati Uniti è arrivata proprio adesso? Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un messaggio video, ha usato toni piuttosto forti: «Oggi i mezzi d'informazione parlano molto dell'autorizzazione che abbiamo ricevuto per le azioni in questione. Ma gli attacchi non si fanno con le parole. Questo genere di cose non si annuncia. I missili parleranno da soli».
Certo, il cambiamento di linea (e orizzonte) da parte della Casa Bianca è netto rispetto a quanto annunciato sin qui. Una fonte vicina all'amministrazione Biden ha spiegato che il via libera è legato all'alleanza, sempre più stretta, fra Russia e Corea del Nord, con particolare riferimento all'invio di truppe a sostegno dello sforzo bellico di Vladimir Putin da parte di Pyongyang. Un peso, tuttavia, potrebbe pure averlo avuto il risultato delle presidenziali USA, con la (netta) vittoria di Donald Trump. Il timing dell'annuncio, ancora, è significativo: domenica, la Russia ha condotto uno degli attacchi con droni e missili più duri e cruenti dall'inizio dell'invasione su larga scala. Il raid aveva quale obiettivo principale le infrastrutture energetiche ucraine, ma si sono registrate pure vittime civili. Le forze russe, secondo le stime, avrebbero lanciato un totale di 120 missili e 90 droni su numerose regioni. Ancora Zelensky: «Sono mille giorni che subiamo questi attacchi dalla Russia: è necessario essere forti e sapersi difendere. Piuttosto che sprecare il tempo parlando con qualcuno a Mosca, dovremmo costringerlo a porre fine alla guerra». Il riferimento, in questo caso, è alla mossa diplomatica di Olaf Scholz, cancelliere della Germania, intrattenutosi telefonicamente con Vladimir Putin giorni fa.
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Biden, in passato, ha sempre negato il via libera all'uso di missili a lungo raggio di fabbricazione statunitense in territorio russo. Per scopi diversi rispetto a quelli difensivi. E questo perché, evidentemente, una concessione in questo senso avrebbe potuto rappresentare una forte, fortissima escalation. Un'escalation tale da condurre, un domani, gli Stati Uniti direttamente in guerra con la Russia. D'altro canto, limitazioni all'uso di armi potrebbero nuocere all'Ucraina. E, come sottolineato anche all'interno della NATO, provocare indirettamente la sconfitta di Kiev. L'orientamento dell'America e di altri alleati, secondo Axios e altri analisti, sarebbe però cambiato, radicalmente, dopo che dalla Corea del Nord sono arrivati migliaia e migliaia di soldati per combattere al fianco dei russi. Non solo, fonti dell'intelligence statunitense e sudcoreana hanno riferito che la Corea del Nord avrebbe anche fornito alla Russia quantità significative di munizioni. Il motivo? Le scorte russe sono in forte diminuzione. Il Cremlino, dal canto suo, tramite il portavoce Dmitry Peskov ha parlato di «un ulteriore aumento delle tensioni» qualora il via libera dovesse essere confermato. L'amministrazione americana uscente, ha proseguito Peskov, continua a «gettare benzina sul fuoco e a provocare una maggiore escalation in merito al conflitto» in Ucraina. Peskov ha poi spiegato che l'uso da parte dell'Ucraina di missili ATACMS o di altri vettori a lungo raggio forniti da Paesi occidentali per colpire il territorio russo rischierebbe di trascinare questi Paesi nel conflitto, dato che i missili a detta del portavoce sarebbero azionati da «specialisti militari» occidentali. «Questi attacchi non sono effettuati dall'Ucraina, ma da quei Paesi che danno il permesso, perché il puntamento e la manutenzione non sono effettuati dalle forze ucraine, bensì da specialisti militari dai Paesi occidentali» ha affermato Peskov, riprendendo un discorso fatto in passato da Putin. «Questo cambia radicalmente le modalità del loro coinvolgimento nel conflitto».
Resta da capire, in questo senso, come reagirà Donald Trump una volta insediatosi alla Casa Bianca per il suo secondo mandato. Il presidente eletto, d'altronde ne aveva parlato anche in campagna elettorale, ha dichiarato di voler insistere affinché Kiev e Mosca si siedano a un tavolo e pongano fine alla guerra. Un piano di pace, però, che a occhio potrebbe prevedere la cessione di territori da parte dell'Ucraina. Come vorrebbe Putin. Trump, ancora, in campagna ha criticato e non poco gli aiuti per decine e decine di miliardi di dollari concessi dall'amministrazione Biden a Kiev.