Il caso

«Vuoi consegnare armi a Israele? Non attraverso il Belgio»

Il governo vallone e quello federale hanno vietato a Challenge Airlines di consegnare armi, materiale bellico e detonatori allo Stato Ebraico attraverso l'hub di Liegi – La compagnia ha fatto ricorso
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Marcello Pelizzari
19.10.2024 18:45

Il ricorso è notizia di pochi giorni fa, nel senso che è emerso a distanza di settimane, se non mesi, dai fatti. Lo ha presentato Challenge Airlines, compagnia cargo belga ma fortemente legata a Israele. Al centro del reclamo, riferisce l'Echo, tanto le misure del governo vallone quanto quelle federali. Misure che vietano al vettore di trasportare armi, materiale bellico e/o detonatori verso lo Stato Ebraico attraverso il Belgio. Il fatto che la compagnia abbia effettivamente inoltrato ricorso, in particolare contro un decreto reale del 4 giugno firmato dal vice primo ministro e ministro federale della Mobilità, Georges Gilkinet, conferma sostanzialmente che Challenge Airlines, come segnalato da più parti, trasportava materiale bellico verso Israele dal suo hub di Liegi. 

In un Paese, il Belgio, fortemente critico rispetto alle azioni del governo di Benjamin Netanyahu, basti pensare al caos politico-sportivo legato alla partita fra i Diavoli Rossi e la nazionale israeliana, era per certi versi inevitabile che Challenge Airlines finisse al centro dei riflettori e dei discorsi pubblici. Molti, moltissimi gli articoli che la stampa locale ha dedicato alla vicenda più o meno dallo scorso maggio, quando era appunto emerso il sospetto che il vettore trasportasse armi dagli Stati Uniti a Israele usando l'aeroporto di Liegi come scalo intermedio, a oggi. 

Detto che Challenge Airlines disponeva di una licenza federale per trasportare merci pericolose attraverso il Belgio e che, a livello locale, cioè vallone, non c'erano problemi finché la merce restava sull'aereo, il portavoce del vice primo ministro, Benjamin Bergiers, ha ricordato che nel caso concreto è applicabile, altresì, il diritto internazionale o, meglio, il Trattato sul commercio delle armi del 2013 firmato e ratificato anche dal Belgio. Trattato che vieta formalmente allo Stato belga di autorizzare trasferimenti qualora fosse a conoscenza di un possibile uso per «commettere genocidi, crimini contro l'umanità o attacchi contro civili». Un aspetto, questo, certamente controverso e su cui si sta dibattendo da mesi, con il Belgio che, tuttavia, ha richiamato all'attenzione quanto stabilito dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aia lo scorso maggio, quando fra le altre cose a Israele venne intimato di fermare immediatamente la sua offensiva militare. «Lo Stato belga deve quindi vietare tutti i trasferimenti di armi a Israele e deve adottare misure concrete per garantire l'efficacia di questo divieto» ha puntualizzato Bergiers.

Ribadito che, da maggio, il caso è molto seguito nel Paese e che molte organizzazioni non governative si sono scagliate contro le autorità, il governo vallone e quello federale hanno infine fatto quadrato e trovato un'intesa lo scorso giugno. Con il governo federale, nel dettaglio, che si è assunto la responsabilità della sicurezza aerea in senso lato. Ancora Bergiers: «A causa dei suddetti obblighi internazionali, il ministro non poteva tollerare la consegna di attrezzature militari a Israele, con qualsiasi mezzo». Di rimando, il governo vallone ha prontamente adottato un decreto che stabilisce come il divieto di trasportare armi verso Israele si applichi anche alle merci in transito senza trasbordo. Da parte sua, il governo federale ha emesso un decreto reale che limita, e pure parecchio, l'autorizzazione che la compagnia aerea possedeva dall'aprile 2023 per il trasporto di merci pericolose attraverso il Belgio. Nel decreto viene esplicitamente esclusa la possibilità di trasportare armi e materiale bellico in Israele.

Il decreto, emesso con urgenza il 4 giugno, è stato notificato alla compagnia aerea, il che significa che è entrato in vigore in quella data mentre è stato confermato un mese dopo. Challenge Airlines si è quindi rivolta al Consiglio di Stato belga. Dove i due ricorsi, contro il governo vallone e contro quello federale, risultano ancora pendenti.

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