Weinstein di nuovo in tribunale: per lui fino ad altri 140 anni di carcere
Harvey Weinstein torna in tribunale. L’ex produttore più potente di Hollywood, accusato di molestie e abusi sessuali da almeno un centinaio di donne, fra attrici e collaboratrici, dovrà affrontare undici nuovi capi d'accusa per violenza sessuale. Nel 2020 era già stato condannato da un tribunale di New York a 23 anni di carcere per reati a sfondo sessuale. Oggi, a Los Angeles, il processo si aprirà con la selezione della giuria. E il 70.enne, che si è dichiarato innocente, tra due mesi (questa la durata prevista del procedimento) potrebbe essere condannato ad altri 140 anni di prigione. Weinstein aveva domandato il rinvio del processo a dopo novembre, una volta che il film sul suo caso sarà uscito. La richiesta è stata respinta.
Il caso
La giustizia si è messa in moto fra il 2015 e il 2017, con le rivelazioni della stampa statunitense e in particolare del New York Times. Ma per anni, decenni, il produttore aveva portato avanti, indisturbato, una serie di abusi ai danni di decine e decine di donne attive nell'industria cinematografica. Voci riguardanti le violenze di Weinstein circolavano da oltre trent'anni, quando nel 2020 è arrivata la prima condanna. E alcune personalità di Hollywood avevano in alcuni casi alluso, anni fa, a tali pratiche. Già nel 1998, l'attrice Gwyneth Paltrow aveva affermato al Late Show di David Letterman che Weinstein «può costringerti a fare una cosa o due». Nel 2005, Courtney Love (cantautrice e attrice) aveva invece consigliato alle giovani colleghe in un'intervista: «Se Harvey Weinstein vi invita a una festa privata al Four Seasons, non andateci». Durante l'annuncio delle candidate all'Oscar 2013 per la migliore attrice non protagonista, invece, Seth MacFarlane (attore e doppiatore, creatore della famosa serie animata I Griffin) aveva detto: «Congratulazioni, voi cinque signore non dovete più fingere di essere attratte da Harvey Weinstein».
Insomma, molti membri di spicco dell'industria sapevano. Ma nessuno si è davvero fatto avanti. Per anni la stampa ha cercato di costruire dei casi su quello che era considerato un «segreto aperto», ma mancavano vittime disposte a parlare in via ufficiale. Questo fino al 2015, quando il New York Times aveva riportato di un'indagine aperta nei confronti di Weinstein a causa di una serie di palpeggiamenti ai danni di una modella italiana, Ambra Gutierrez. Ma, allora, il procuratore distrettuale di Manhattan aveva deciso di non sporgere denuncia contro il produttore, adducendo l'insufficienza di prove di intenti criminali.
Nell'ottobre del 2017, poi, la svolta: sulle colonne del New York Times, compare la prima storia. Weinstein era accusato di aver commesso una serie di molestie e di aver pagato, per il loro silenzio, una serie di attrici e assistenti di produzione. Pochi giorni dopo, sul New Yorker, un altro colpo all'intoccabilità del pezzo grosso di Hollywood: tredici donne accusavano Weinstein di averle aggredite e molestate. Altre tre hanno affermato di essere state violentate. Con la prima denuncia, nel giro di poche settimane, decine di donne si sono fatte avanti parlando degli abusi subiti: il fondatore di Miramax sfruttava la propria posizione e prometteva sostegno nell'industria cinematografica in cambio di sesso. E l'impatto del caso è stato globale. Tanto da creare un intero movimento, #MeToo, che ha spinto un gran numero di donne in tutto il mondo a raccontare le proprie esperienze di molestie, aggressione e stupri subiti per mano di uomini di potere.
She said (Anche io)
Il lavoro dei giornalisti che hanno seguito la vicenda, premiato con un Pulitzer per il servizio pubblico, è ora un film. A novembre, dicevamo, uscirà nelle sale She said (Anche io). Le giornaliste del New York Times Jodi Kantor e Megan Twohey, le prime a raccogliere e pubblicare le storie riguardanti le violenze di Weinstein, saranno impersonate, rispettivamente, da Zoe Kazan e Carey Mulligan. Alla vicenda, le due hanno dedicato un libro: She Said: Breaking the Sexual Harassment Story That Helped Ignite a Movement.
Ecco il trailer: