L'intervista

Yulia Navalnaya: «Farò cadere Putin e mi candiderò presidente della Russia»

La vedova dell'oppositore russo morto lo scorso febbraio, lancia «Patriot», il libro di memorie di Alexei Navalny: «Lo ha fatto uccidere Putin, abbiamo le prove»
© Shutterstock
Red. Online
21.10.2024 14:00

Yulia Navalnaya punta a diventare presidente della Russia. Ma solo dopo aver fatto cadere il regime di Vladimir Putin. Lo ha riferito proprio la vedova dell’oppositore Alexei Navalny in una intervista alla BBC, rilasciata a Londra in occasione del lancio di Patriot, il libro di memorie che il marito stava scrivendo prima di morire. Navalnaya, oggi presidente della Fondazione anti-corruzione (FBK) creata da Navalny, ha dichiarato di essere consapevole di rischiare l'arresto se dovesse tornare in patria mentre il presidente Putin è ancora al potere. La sua amministrazione l'ha infatti accusata di estremismo, inserendola in un elenco di persone accusate di «terrorismo».

Suo marito, il più grande oppositore del presidente Putin, condannato a 19 anni di carcere per estremismo, è morto lo scorso febbraio in una colonia penale nel Circolo Polare Artico. Secondo Navalnaya sarebbe stato fatto uccidere proprio dallo «zar», nonostante la Russia abbia sempre negato.

«Parteciperò alle elezioni come candidata», ha detto la donna alla BBC, affermando: «Il mio avversario politico è Vladimir Putin. E farò di tutto per far cadere il suo regime il prima possibile». Navalnaya non potrà tornare in Russia finché Putin sarà al potere, ma si è detta pronta ad aspettare l’arrivo del giorno in cui la sua era finirà e in patria torneranno elezioni «libere e giuste».

L'avvelenamento, il ritorno in Russia, la morte

Alexei Navalny venne avvelenato con l'agente nervino Novichok nel 2020. Fu trasportato in Germania per ricevere cure mediche che gli salvarono la vita. Navalny collaborò con la società di giornalismo investigativo Bellingcat, scoprendo che i responsabili dell'avvelenamento erano i servizi segreti russi (FSB). Mentre era in convalescenza, iniziò a scrivere le sue memorie. Lui e la moglie tornarono in Russia nel gennaio 2021, quando lui venne arrestato appena dopo l'atterraggio.

Navalnaya ha spiegato alla BBC il ritorno in Russia nonostante la certezza di finire in manette: «Non potevo discutere con lui, ma solo sostenerlo. Sapevo che voleva tornare in Russia. Sapevo che voleva stare con i suoi sostenitori, voleva essere un esempio per tutte le persone coraggiose, mostrare alla gente che non bisogna avere paura di questo dittatore. Non ho mai lasciato che la mia mente pensasse che potesse essere ucciso, abbiamo vissuto questa vita per decenni, abbiamo condiviso opinioni e difficoltà».

Dopo la sua incarcerazione, Navalny ha continuato il suo libro con appunti, post sui social media e la parte dei diari scritti in prigione non confiscata dalle autorità carcerarie russe.

La BBC descrive Patriot, in uscita il 22 ottobre, come un libro «rivelatore e devastante». Navalny ha trascorso 295 giorni in isolamento, torturato, lasciato a digiuno, senza la possibilità di ricevere telefonate o visite. Navalnaya ha affermato di non aver potuto vedere o parlare con il marito per due anni prima della sua morte.

I russi sostengono che Navalny sia deceduto per cause naturali, ma sua moglie si è detta convinta che sia stato il presidente Putin ad ordinare l'omicidio: «Putin deve rispondere della morte e dell'omicidio di mio marito», ha detto Navalnaya, aggiungendo che la Fondazione anti-corruzione ha già delle «prove» che verranno rivelate quando «il quadro» sarà «completo».

Secondo la donna, Navalny non poteva essere davvero distrutto dal regime, ed è «questo il motivo per cui alla fine hanno deciso di ucciderlo. Perché hanno capito che non si sarebbe mai arreso».

In questo articolo: