La giornata al WEF

Zelensky «conquista» il Forum di Davos ma la pace è ancora molto lontana

Il presidente ucraino ha incontrato i manager di grandi imprese per chiedere sostegno e fondi in vista della ricostruzione - La situazione sul terreno, tuttavia, appare davvero complessa, così come ha ammesso lo stesso segretario generale della NATO Jens Stoltenberg
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky©2024 Bloomberg Finance LP
Dario Campione
16.01.2024 20:00

Il pubblico del Forum in piedi, applausi interminabili, un’accoglienza che ne suffraga e ne corrobora la leadership. Volodymyr Zelensky ha conquistato anche Davos. Ma questo non basterà, ovviamente, a fargli vincere la guerra contro la Russia di Vladimir Putin. Il presidente ucraino lo sa bene. E oggi, parlando dal palco del WEF, lo ha ripetuto a chiare lettere, non esitando a sferzare l’Europa e l’Occidente per i tentennamenti delle ultime settimane, sia nella fornitura di armi, sia nell’irrogazione di ulteriori sanzioni al Cremlino.

«Quando chiedevamo certe armi, ci hanno detto “non alimentate l’escalation”. Ma proprio a causa di questa scelta contro una possibile “escalation” sono state perse opportunità, tempo, e molte vite. Non posso credere, ad esempio, che l’industria nucleare russa ancora non sia stata messa sotto sanzioni, anche se Mosca ha preso in ostaggio una nostra centrale nucleare (Zaporizhzhia, ndr)».

In realtà, il leader ucraino ha scelto di partecipare all’incontro annuale nei Grigioni per più motivi. Sicuramente, per uscire dal cono d’ombra nel quale è stato proiettato dal conflitto in Medio Oriente. Ma anche per trovare consenso attorno a un possibile piano di pace, in vista del quale ha coinvolto la Svizzera come partner politico e organizzativo. E per riconquistare la fiducia dei grandi investitori internazionali, i quali sono gli unici a poter garantire i giganteschi capitali necessari per una ricostruzione del Paese.

Anche per questo, Zelensky ha mostrato di essere perfettamente consapevole che ogni giorno in più di guerra è un problema. «La situazione sul campo di battaglia è estremamente difficile - ha ammesso a Davos, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg - la grande offensiva lanciata in estate dall’esercito ucraino non ha dato risposte. Nel complesso, la Russia sta spingendo molto. Non si può mai sottovalutare la Russia, sebbene abbia già perso 300 mila soldati e metà dei suoi tank. La cosa più importante, in ogni caso, è che l’Ucraina sta sopravvivendo come nazione indipendente - ha aggiunto Stoltenberg - e la NATO continuerà a sostenere Kiev non per beneficienza, ma perché è nel nostro interesse».

L’anno scorso in video

Lo scorso anno Zelensky aveva parlato al Forum di Davos in collegamento video. La decisione di partecipare di persona riflette in tutta evidenza la preoccupazione di Kiev che l’Occidente si sia stancato della guerra, anche in relazione all’altro, caldissimo fronte di crisi aperto in Israele. Anche per questo, ancora una volta, il presidente ucraino ha insistito su un punto: non è «congelando» lo statu quo che è possibile arrivare alla pace. «Putin è un predatore che non si accontenta dei prodotti surgelati - ha detto oggi Zelensky - dobbiamo difenderci. E possiamo batterlo: a terra, in aria e sul mare. Abbiamo dimostrato di poter farlo. Putin deve pentirsi della guerra. Abbiamo bisogno che perda. L’unità globale è più forte dell’odio di un uomo», ha aggiunto.

Prima di parlare davanti a una selva di microfoni, taccuini e telecamere, il presidente ucraino ha incontrato una settantina di manager di grandi aziende globali. «Abbiamo avuto di fronte un uomo ottimista, determinato, positivo - ha detto al Guardian Chris Coons, senatore democratico eletto nel Delaware - Zelensky ha spiegato che, assieme, il popolo ucraino e gli investimenti internazionali possono ricostruire un’economia forte. Nuovi investimenti, garantiti dalla trasparenza, creeranno nuove opportunità di lavoro e consentiranno il rientro in patria di molti ucraini. “Rafforzate la nostra economia e noi rafforzeremo la vostra sicurezza”» è stata la considerazione finale di Zelensky riferita dal senatore Coons.

Una risposta sprezzante

Il timore che la guerra possa continuare a lungo è comunque rimbalzato anche a Davos, soprattutto dopo la risposta spedita da Putin attraverso l’agenzia Ria Novosti. Con i soliti toni sprezzanti, il presidente russo ha definito gli ucraini «imbecilli», accusandoli di aver «rinunciato ai negoziati. Se non lo avessero fatto, sarebbe tutto finito tempo fa», ha detto Putin. Il capo del Cremlino ha anche definito «proibitivi» i presupposti indicati da Zelensky per un eventuale colloquio di pace. «La Russia non accetterà di ritirarsi dai territori conquistati in Ucraina. Tutti capiscono che questo è impossibile, sia i circoli dominanti in Ucraina sia quelli occidentali. Oltre a ciò, l’Ucraina rischia un colpo irreparabile se continua il conflitto - ha aggiunto Putin - Non soltanto la controffensiva è fallita, ma l'iniziativa è tutta nelle mani delle forze armate russe». Secondo Putin, quindi, Zelensky in questo momento vuole soltanto distogliere l’attenzione dal completo e assoluto fallimento della controffensiva.

In ogni caso, oggi Zelensky ha confermato che l’intesa con la Svizzera per una conferenza di pace ha cominciato a muovere i primi passi. E se il progetto andrà in porto, il vertice si svolgerà a Ginevra. Questo, almeno, scrive l’agenzia Keystone-ATS sulla base di un’informazione giunta da una fonte dell’amministrazione federale vicina al dossier.