Zelensky presenta Long Neptune, il missile che «può raggiungere Mosca»

L'Ucraina ha una nuova arma di produzione nazionale con cui è pronta a sfidare la Russia. Il leader di Kiev Volodymyr Zelensky ha fatto sapere che i militari hanno testato con successo in combattimento il Long Neptune, un missile balistico lungo 5 metri con una gittata di 1000 chilometri, in grado di colpire direttamente Mosca. «Il Long Neptune è stato testato e utilizzato con successo in combattimento», ha dichiarato Zelensky, spiegando che il progetto è stato realizzato grazie agli sviluppatori, i produttori e i militari, i quali «continuano a lavorare per garantire la sicurezza ucraina». L'attacco con la nuova arma - secondo diverse fonti non ufficiali e non verificato in maniera indipendente - sarebbe avvenuto venerdì scorso, prendendo di mira la raffineria di Tuapse, nel territorio russo di Krasnodar.
Il Long Neptune sarebbe una versione potenziata di quello con cui nell'aprile 2022 venne affondato l'incrociatore russo Moskva, segnando l'inizio della disfatta della flotta russa nel Mar Nero. Il missile sarebbe stato realizzato partendo dall'arma antinave sovietica KH35, apportando migliorie ai propulsori e all'apparato di guida: si parla di una velocità di oltre 900 chilometri orari e un raggio d'azione due volte superiore a quello dei britannici «Storm Shadow», mentre la testata è in grado di contenere 150 chili di esplosivo.
Zelensky è scettico rispetto alla possibilità di un cessate il fuoco con l'aggressore, specialmente dopo la pesante sconfitta in territorio russo, nel Kursk, la quale apre concretamente la possibilità a un'offensiva delle truppe di Putin nella regione ucraina di Sumy. Il leader di Kiev non solo ha deciso un cambio ai vertici delle Forze Armate, annunciando l'avvicendamento dell'ex capo di Stato maggiore Anatoly Barhylevych con il neonominato Andriy Gnatov, ma continua pure a spingere sulla capacità di colpire in profondità il nemico.
Il modello originale di Neptune, sviluppato dall'azienda di difesa ucraina Luch Design Bureau, era basato sul missile da crociera R-360 ed era progettato per colpire navi da guerra come incrociatori, cacciatorpediniere e navi da sbarco per carri armati. Il sistema missilistico era progettato per funzionare in condizioni difficili, anche in caso di disturbo elettronico, e poteva colpire i bersagli in condizioni meteo sia favorevoli che avverse. Il nuovo missile offrirebbe un ulteriore vantaggio, ossia quello di poter colpire bersagli militari terrestri, dotando l'Ucraina di un sistema d'arma a duplice scopo, in grado di operare sia in scenari di combattimento marittimi che terrestri.
Stando a fonti militari ucraine, lo scorso anno le industrie del Paese devastato dalla guerra avrebbero prodotto 100 esemplari di Long Neptune, modificati anche per aggredire bersagli terrestri, probabilmente nel timore di rimanere a corto di missili americani ed europei. Colpendo molto più pesantemente dei droni d'attacco, alcuni dei quali sono veri e propri velivoli civili modificati, il nuovo missile potrebbe permettere a Kiev di diventare meno dipendente dagli efficaci vettori USA, in particolare dagli HIMARS. Gli Stati Uniti sotto la guida del presidente Donald Trump, infatti, non sono più visti come un alleato affidabile per quanto riguarda il sostegno militare.
Per questo motivo Zelensky ha definito il Long Neptune «un passo avanti enorme nella capacità di difenderci». Alcuni canali social della propaganda ucraina hanno addirittura parlato di un'arma «game changer» e di «momento di svolta» nel conflitto. Finora, i raid contro le industrie petrolifere e le infrastrutture militari all'interno della Russia sono stati condotti con droni che volano a circa 200 chilometri orari - dunque facilmente intercettabili dalla contraerea - trasportando una testata esplosiva con «solo» 30 chili di tritolo. La nuova arma è molto più veloce, immensamente più distruttiva e può mettere Mosca sotto scacco, in quanto in grado di raggiungere la capitale russa in circa un'ora.
Proprio mentre Trump cerca di portare Kiev e Mosca al tavolo dei negoziati di pace, entrambe le parti in causa sembrano invece voler continuare a combattere. Se possibile, ancora più intensamente.
