Sanità

Morbillo, a corto di vaccini: «Fenomeno che preoccupa»

In Svizzera al momento scarseggiano due preparati specifici contro parotite, rosolia, difterite, pertosse e tetano - Il pediatra Mauro Riavis: «Da un anno uso un farmaco equivalente» - Federico Tamò: «Il margine sulle alternative si riduce»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
23.11.2023 23:00

«Già da qualche mese, se non addirittura un anno, viste le forniture a singhiozzo di questi due vaccini, mi sono rivolto alla concorrenza». A parlare è il pediatra Mauro Riavis. «Oggi utilizzo vaccini equivalenti. Fino adesso li ho sempre ricevuti. Che cosa accadrà in futuro, però, non posso dirlo».

Non nasconde una certa preoccupazione, il dottor Riavis di fronte alla notizia diffusa dall’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del Paese (UFAE), secondo cui «il vaccino Priorix contro il morbillo, la parotite e la rosolia è attualmente esaurito». Stessa sorte, o quasi, per il Boostrix, un preparato impiegato per difterite, pertosse e tetano, «attualmente disponibile solo in misura limitata». Tanto che - prosegue l’autorità federale - in questo momento è necessario attingere alle scorte obbligatorie. «La quantità di Boostrix di cui disponiamo non è sufficiente ad approvvigionare completamente il mercato. Pertanto alcune vaccinazioni dovranno essere rimandate».

La carenza di farmaci in Svizzera, dunque, continua a farsi sentire e, questa volta, colpisce anche i vaccini. «In realtà la disponibilità di diversi vaccini - non solo di quelli citati dall’Ufficio federale - oggi è molto fragile», commenta dal canto suo Federico Tamò, portavoce dell’Ordine dei farmacisti del Canton Ticino: «Purtroppo la notizia non ci sorprende. La disponibilità di vaccini è difficoltosa e da diversi anni viene monitorata da vicino. Da tempo si cerca comunque di fare il meglio per trovare soluzioni alternative», aggiunge Tamò.

A fine gennaio, l’UFAE aveva ufficialmente classificato la situazione come «problematica», sottolineando che la categoria dei farmaci per i bambini fosse quella maggiormente a rischio, «in quanto le forme di dosaggio speciali per i bambini rappresentano solo un piccolo mercato». Dal canto suo, il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) aggiungeva che «contrariamente agli anni precedenti, in cui la carenza di farmaci riguardava principalmente gli ospedali, il fenomeno ora si è esteso anche alle farmacie e agli studi medici».

«I rischi ci sono»

Oggi, come detto, per uno dei due vaccini occorre attingere alle riserve federali. «Le scorte sono fatte per quando c’è carenza. Il problema, però, è se non riusciamo a riempirle prima di averne nuovamente bisogno», commenta ancora Tamò. Un interrogativo che ci riporta alle preoccupazioni di Riavis: «Non c’è nessuna garanzia che in futuro l’approvvigionamento di un farmaco sia garantito. Dobbiamo tutti prenderne atto e ragionare a tal proposito». Ma dal profilo medico, - chiediamo - ritardare questi vaccini sarebbe problematico per la salute del bambino? «Al momento non ci troviamo ancora in questa situazione», osserva il pediatra. «Per la poliomielite, per esempio, i rischi sono minimi e il vaccino, in questo caso, potrebbe essere posticipato anche di sei mesi, visto che in Europa non ci sono più casi da diversi anni. Per la difterite, invece, il discorso è un po’ diverso. Per quanto rara, la malattia nell’est Europa è più diffusa. In questo caso - considerate anche le dinamiche migratorie di questi tempi - i rischi sono maggiori. Anche da noi».

La continuità nella fornitura di un vaccino sempre più oggi è dunque assicurata dalla presenza di preparati equivalenti, osserva ancora il pediatra. Il quale tuttavia tiene a ribadire che non esistono garanzie. «La preoccupazione di cui parlo è quella di un medico che vede come l’emergenza ormai non riguardi più solo i vaccini, ma anche altri farmaci, soprattutto gli antibiotici». Anche in questo caso, sempre più spesso, si deve trovare la soluzione migliore, commenta Tamò. «Il rischio però è quando dobbiamo sostituire un antibiotico specifico, perché esaurito, con uno a spettro allargato», osserva Riavis.

Ma al di là del singolo farmaco, sia esso un vaccino o un antibiotico, il problema è sempre più diffuso. «Fin tanto che possiamo trovare soluzioni alternative, la situazione dal profilo della salute pubblica non è a rischio. Il margine di manovra però è sempre più ridotto», commenta ancora Tamò. «Questo di per sé è molto preoccupante. Occorre prenderne coscienza e agire di conseguenza a livello politico».