Naufragio in Grecia, le incongruenze della guardia costiera

«Hanno rifiutato i soccorsi». È la versione della Guardia costiera ellenica sul naufragio dell'imbarcazione di migranti affondata mercoledì al largo delle coste greche. Una versione che fa acqua da tutte le parti, secondo le ong che si occupano di aiuto ai migranti. E che viene smontata anche da un video. Poche ore prima che affondasse, l'imbarcazione è infatti stata ripresa da una nave cargo battente bandiera maltese. Il sole stava tramontando. Nel video si vede l'imbarcazione stracolma di persone, ferma. Mentre la Guardia Costiera greca afferma che a quell'ora l'imbarcazione sarebbe stata in navigazione.
Il peschereccio si sarebbe trovato nella cosiddetta situazione di distress, in difficoltà. Una situazione che avrebbe dovuto portare all'intervento dei soccorsi. E che invece si è trasformata in una tragedia dai contorni drammatici, con almeno 78 morti accertati, 104 tratti in salvo, su un totale, a bordo, secondo le testimonianze, di circa 750 persone.
In un altro video, postato su TikTok secondo la TV greca Mega TV, si vedono i migranti stipati sul pontile, senza un centimetro di spazio libero, e «appesi» al parapetto del peschereccio. Nelle immagini si vedono centinaia di migranti seduti sul pontile. Alcuni fanno il segno della vittoria con le dita. Soprattutto, anche qui si vedono il sole e il mare calmo, il che contraddice la ricostruzione delle autorità greche, che sostengono di non essere intervenute in tempo a causa del mare grosso.
Papa Francesco: «Prego per le vittime»
Papa Francesco è tornato questa mattina a recitare l'Angelus in Piazza San Pietro, dopo l'intervento chirurgico al quale è stato sottoposto il 7 giugno. «Con grande tristezza penso alle vittime del gravissimo naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo delle coste della Grecia», ha detto. «Sembra che il mare fosse calmo. Rinnovo la mia preghiera per quanti hanno perso la vita e imploro che sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie».
10 arresti in Pakistan
Dieci persone sono finite in manette. Sono state le autorità pachistane a fermare 10 presunti trafficanti di esseri umani legati al naufragio. La conferma è arrivata da alcuni funzionari, mentre il primo ministro Shehbaz Sharif ha ordinato un giro di vite immediato contro gli agenti coinvolti nel traffico di persone. Saranno «severamente puniti», ha detto. Una scoperta che lascia immaginare la presenza di decine di pachistani a bordo del peschereccio affondato mercoledì.
Nove persone sono state arrestate nel Kashmir amministrato dal Pakistan – da dove proveniva la maggior parte delle vittime – e una a Gujrat, città che è stata a lungo un punto di partenza per i migranti. «Sono attualmente sotto inchiesta per il loro coinvolgimento nel facilitare l'intero processo», ha detto Chaudhary Shaukat, funzionario locale del Kashmir.
Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, riferisce il Guardian, le persone di origine pachistana sarebbero state costrette a scendere sottocoperta. Le testimonianze confermerebbero anche quello che già altri superstiti avevano raccontato, ovvero che donne e bambini erano stati effettivamente «rinchiusi» nella stiva, apparentemente per essere «protetti».