Indagini

«Nei lager non esistevano camere a gas, c’erano le piscine»

La fantomatica «sergente di Hitler» si difende dall’accusa di essere al vertice di un partito nazista - La donna si definisce una «fan del Führer» e nega l’Olocausto: «Il Diario di Anna Frank? È un falso»
©Polizia di Stato
Red. Online
29.11.2019 10:22

Nega tutto la fantomatica «sergente di Hitler», la donna indagata insieme ad altre 18 persone per costituzione e partecipazione ad associazione eversiva ed istigazione a delinquere. Tutte le accuse nei suoi confronti sarebbero false, stando al suo racconto. La 48.enne, impiegata, è finita nel mirino delle autorità in quanto sarebbe ai vertici del movimento xenofobo chiamato «Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori». Ma lei nega tutto, come nega l’Olocausto, in una delirante intervista rilasciata al Corriere della Sera. La donna, che dice di essere «semplicemente» una fan del Führer, spiega al giornale italiano: «Non credo all’Olocausto (...). Non esistevano le camere a gas ad Auschwitz o in altri posti del genere. E nei campi di concentramento non si stava così male: c’erano perfino le piscine. Ci sono le prove di quel che dico. Prendiamo il Diario di Anna Frank: lo sanno tutti che è un falso. Fu scritto dopo la fine della guerra dal papà di quella ragazza, che era un banchiere ebreo che aveva mandato in rovina moltissime persone». La Digos di Padova ha sequestrato materiale di propaganda nazista in possesso della 48.enne, che si giustifica dicendo: «Avevo del materiale ma mica andavo a sventolare la svastica in pubblico. Sono affari miei ciò che penso in ambito politico». Mentre per quanto riguarda i post di odio razziale diffusi sul social network VKontakte (tra le altre cose, si augurava che qualcuno uccidesse Laura Boldrini in diretta tv per mostrare «in mondovisione come muore un’ebrea») la donna risponde: «Non ho mai fatto del male a qualcuno: non sono una sovversiva, mica faccio le stragi. Quelle sono soltanto frasi scritte su un social network, e se mi va di scrivere qualcosa sono libera di farlo proprio perché nessuno si fa male». Interpellata sul movimento nazista finito al centro delle indagini spiega infine: «Non era un partito vero: era una cosa senza alcuna forza politica, nata su Internet. Alla fine ci siamo ritrovati in cinque e non aveva alcun senso continuare. Ma dietro c’erano altre persone, che non conosco ma che tenevano le fila di tutto. Sono loro ad avermi inguaiato».