Il caso

«Nel caveau di Chiasso nessun quadro rivendicato da Margherita Agnelli»

La mamma di John, Ginevra e Lapo Elkann era convinta che presso i Magazzini Generali con Punto Franco SA sarebbero state trovate le opere sottrattele nella suddivisione dell’eredità del padre Gianni Agnelli e della madre Marella Caracciolo
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Red. Online
31.08.2023 18:16

C'è anche Chiasso nella (infinita) battaglia legale tra Margherita Agnelli de Pahlen e i suoi figli di primo letto, John, Ginevra e Lapo Elkann sull’eredità della madre Marella Caracciolo e di fatto su quella del padre Gianni Agnelli. O, meglio, non c'è. Perché è andata a vuoto la perquisizione della Procura di Milano e degli inquirenti svizzeri nel caveau indicato da Margherita Agnelli presso i Magazzini Generali con Punto Franco SA di Chiasso come luogo carico di quadri di alto valore che le sarebbero stati sottratti nella suddivisione dell’eredità. A darne notizia è il Corriere della Sera.

Tutto risale a maggio del 2022. Quando Agnelli de Pahlen ha denunciato il furto di opere d'arte dopo avere assunto l’investigatore privato Andrea Galli, della società di Zurigo swiss east affairs GmbH. Il legale ha detto agli inquirenti di dovere tutelare le sue fonti ma ha pure affermato di avere acquisito «puntali e dettagliate informazioni» sul fatto che alcuni quadri «sarebbero custoditi» in quel box del Punto Franco di Chiasso. Preso in affitto dalla società di consulenza M. Ars SA di Coldrerio di Giovanni Gabriele Martino (che il Corriere dice essere «figlio di due famosi collezionisti che nel 1993 avevano collaborato con Giovanni Agnelli a una mostra su Francis Bacon a Lugano) e nel quale avrebbe operato per la logistica e contabilità Gennaro Martusciello, insieme allo spedizioniere Möbel Transport AG.

Di quali artisti si tratta? Claude Monet, Francis Bacon, Pablo Picasso, Giorgio De Chirico, Balthus, Giacomo Balla, Jean Leon Gerome. Opere che stando a Margherita Agnelli erano sparite da una casa del padre, a Roma, e da Villa Frescot, a Torino. Quadri scomparsi di cui si è già parlato nella principale causa civile che da tempo si sta combattendo in seno alla famiglia Agnelli davanti al Tribunale civile di Torino.

Con la denuncia, «la Procura di Milano ha chiesto una rogatoria alla Svizzera, che il 7 luglio 2022 ha eseguito le perquisizioni e gli interrogatori». Ma «all’esito di tutte le verifiche non veniva riscontrata alcuna anomalia, né elementi di interesse investigativo». Insomma, la perquisizione nel caveau di Chiasso è andata a vuoto. Inoltre, da tutte le indagini connesse – ovvero l’analisi delle telecamere, lo studio dei registri informatici e i badge d’accesso – non è mai stata trovata traccia delle opere. Dunque, conclude ora la Procura milanese, «non è ragionevolmente possibile attribuire agli indagati alcuna condotta di acquisto, ricezione o occultamento delle opere d’arte di Margherita Agnelli». La quale però, tramite il suo legale, avrebbe già depositato al Tribunale di Milano opposizione all’archiviazione dell’ipotesi di reato di furto per la quale il gallerista e un suo dipendente erano stati inquisiti sulla scorta della denuncia del maggio 2022.