Nel girone infernale degli immigrati di Colonia

REPORTAGE DEL CORRIERE DEL TICINO - Sulle tracce dei nordafricani che hanno molestato e derubato centinaia di donne - Il ghetto di Chorweiler, autentico incubatore di povertà, violenza, spaccio e stupri - I rifugiati di Ehrenfeld - Bavaglio alla polizia
Una veduta del quartiere di Chorweiler.
Andrea Colandrea
14.01.2016 05:05

COLONIA (dal nostro inviato) - Gli incresciosi abusi sessuali e furti commessi a Colonia da gruppi di cittadini di origine nordafricana e araba, tra cui numerosi rifugiati (nella notte di Capodanno, gli uomini presenti davanti e poi dentro alla Stazione, erano un migliaio), hanno riacceso i riflettori internazionali sulla politica dell'immigrazione in Germania, oggi più che mai messa in discussione: all'interno della coalizione governativa di Angela Merkel e tra gli stessi cristiano-democratici, come è emerso ancora una volta, lo scorso fine settimana, dal vertice del partito che ha avuto luogo a Magonza. Ma è soprattutto tra la gente, nelle strade di Colonia, che si avvertono, sempre più, i timori su un programma d'accoglienza degli stranieri percepito come selvaggio e incomprensibile, e che ha indirettamente costretto l'Amministrazione locale a elaborare ulteriori misure preventive (in primis il sindaco Henriette Reker propone il rafforzamento degli organici di polizia), per rispondere in modo adeguato all'esigenza di sicurezza diventata viepiù impellente dopo le violenze di fine anno (in quest'ottica, il respingimento immediato è più di un'opzione, mentre il tetto ai profughi non pare ancora esserlo, nonostante gli auspici della CSU del governatore bavarese Horst Seehofer).

Intanto, mentre proseguono le indagini per ricomporre i diversi tasselli ancora mancanti, le denunce delle donne rimaste vittime di aggressioni nella notte di San Silvestro stanno per raggiungere quota settecento e si delinea un quadro più preciso di quanto è accaduto: ora sono più di trenta gli indagati, ma è possibile che il loro numero aumenti, essendo ancora al vaglio degli inquirenti l'ipotesi di un'azione coordinata anche con altre città tedesche da Amburgo a Stoccarda, da Bielefeld a Francoforte.

Ma torniamo a Colonia, da cui tutto è partito in grande stile e i cui avvenimenti, come indicano i media tedeschi, costituiranno un punto di svolta per tutto il Paese in materia di asilo. Per cercare di capire meglio le condizioni di vita degli immigrati in generale e di coloro che hanno assaltato e molestato sessualmente centinaia di donne in particolare ci siamo recati nelle zone dove il Bundeskriminalamt (l'Ufficio federale della polizia criminale) presume provenga la maggioranza degli assalitori: nel quartiere popolare Chorweiler – dove povertà, violenza, spaccio di droga, stupri e omicidi sono una realtà tristemente nota – e a ridosso del centro profughi, recentemente ricollocato, di Ehrenfeld, situato a poche decine di minuti a piedi dal bordello più grande d'Europa: il Pascha. Ecco che cos'abbiamo visto e che cosa ci è stato raccontato.

OTTOMILA RIFUGIATI  NELLA CITTÀ SUL RENO

«Nella nostra città sono giunti ottomila rifugiati. Siamo al limite delle capacità, la situazione è diventata esplosiva. Se si continua di questo passo, si dovranno mettere in conto sempre più manifestazioni di protesta», di cui quella di Pegida, finita in scontri lo scorso fine settimana, potrebbe essere soltanto l'ultima di una lunga serie. A parlare è un agente attivo nella Polizia tedesca da trent'anni che ci ha chiesto l'anonimato e che specifica come «proprio dopo le aggressioni di San Silvestro, la gente, ancora più di prima, non riesce a capire e a giustificare le scelte del Governo. Il senso di paura e impotenza si sta diffondendo». E non solo. In città le azioni criminali legate agli immigrati starebbero condizionando l'economia locale, ciò che costituisce un grave fardello per molte attività. Un non meglio precisato gruppo composto da rocker, hooligans e buttafuori (ma si è parlato anche di protettori), domenica scorsa, aveva reso noto di voler agire e impartire una lezione agli stranieri. Come anticipato domenica sera dal sito Internet del nostro giornale, la polizia ha bloccato il piano mettendo in campo un numero impressionante di agenti provenienti da tutto il Nord Reno-Westfalia, per dimostrare che lo Stato c'è.

L' obiettivo del gruppo, che ha dovuto mettere la coda tra le gambe, pare però essere soltanto rimandato. E i controlli a tappeto, le perquisizioni e i fermi temporanei messi in atto dalle forze dell'ordine, è stato detto dagli stessi organizzatori dell'annunciato pestaggio, non li fermerà in altre occasioni. La situazione a Colonia resta dunque tesa. E ora si attende il Carnevale. Del resto, anche in polizia, «prima dell'ultimo dell'anno non era mai capitato che arrivassero diktat dall'alto per evitare di diffondere le generalità delle persone fermate. I migranti, evidentemente, non si toccano (abbozza un sorriso): si è voluto evitare che il clima di tensione potesse ulteriormente peggiorare. Vedremo cosa accadrà ora». Da Berlino ci sono rassicurazioni. Si dice che si vuole colpire con durezza chi, tra coloro che chiedono di essere ospitati in Germania, infrange le regole. Si espellerà con severità chiunque non le rispetti. Perfino Angela Merkel è stata esplicita al riguardo.

C'è fiducia tra chi opera al fronte? «No, non credo che vi saranno grossi effetti da queste indagini: come sappiamo, spesso, dimostrare un reato sessuale è molto difficile. Le prove a carico degli aggressori, in gran parte profughi, sono scarse. La videosorveglianza in Stazione è addirittura nulla». Eppure, le prove a carico di qualcuno, sono pesanti. Su due immigrati di 16 e di 23 anni, un marocchino e un tunisino, per esempio, la polizia ha trovato un telefonino con alcuni video delle aggressioni sessuali di Capodanno e un biglietto con scritte esplicite come: «Ich will fucken (voglio scopare) oppure «Ich töte sie ficken (voglio scoparla a morte)» e un'altra serie di frasi offensive, ancorché meno gravi, che indicano però, chiari obiettivi. Le indagini, come detto, procedono.

Nella città vecchia continua intanto ad essere folta la schiera di troupe televisive, tedesche ed estere, che a ridosso del Duomo e della Stazione ferroviaria, all'ora del pranzo, sollecitano pareri ai passanti. La vita va avanti come al solito, frenetica e ordinata. Del resto Colonia è una città prospera, dove si lavora e dove l'integrazione degli stranieri è considerata addirittura un vanto. La città della tolleranza, come ama essere definita, ha però i suoi angoli oscuri.

Un mondo parallelo

Per cercare di capire questa realtà di fondo, ci siamo recati in uno dei quartieri più problematici di Colonia, a Chorweiler. «Settimana scorsa, in quella zona colabrodo, c'è stato l'ennesimo omicidio», prosegue il nostro interlocutore. «Lì c'è poco da scherzare. A volte, anche i colleghi, prima di addentrarsi in quei casermoni prefabbricati che ricordano quelli dell'Est, ci pensano due volte. Se si ha sfortuna può darsi che non ci vadano del tutto. È comunque, costantemente, territorio della Polizia criminale».

I fatti di sangue, in questo ghetto dove vivono quasi esclusivamente immigrati, sono, insomma, all'ordine del giorno. Una donna di 59 anni, è l'ultimo delitto registrato nel quartiere, negli scorsi giorni è stata picchiata a sangue. Non se ne conoscono i motivi, ma è quasi certo che l'autore o gli autori saranno assicurati alla giustizia. Nella maggioranza dei casi vengono arrestati. Qui, la presenza di persone di fede islamica è molto forte. «Li vedi quelli lì? – e indica un gruppo di giovani che chiacchierano vicino alla stazione locale dei treni –: sono dei pusher, spacciano e bevono. Pesci piccoli, ma se vuoi beccare qualcuno più in su, basta che vai in quella sala giochi di notte». Vi entriamo e vediamo alcuni ragazzi dalla pelle scura che giocano distrattamente alle slot machine. «Qui, quando è buio, c'è il coprifuoco». Incredibile, ma siamo in Germania. Chorweiler è una sorta di società parallela: «Ci sono problemi tutto il giorno», ci dice un residente di origine turca, che ha un negozio sotto un prefabbricato. La violenza tra i giovani, nel quartiere, è una realtà e la conoscono tutti. Gli autisti dei bus delle linee 122, 125 e 126, lo constatano tutti i giorni. Vale anche per la ferrovia S-11 Düsseldorf-Colonia. «Anche i controllori dei biglietti sono stati tutti picchiati e il servizio è stato più volte sospeso. C'è poco da fare è così e basta», ci dice un altro abitante della zona sulla sessantina, in un tedesco che si fa fatica a comprendere.

Cercare qualcuno che si trovava in piazza a Colonia la notte di Capodanno, qui, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. La gente, se tiri fuori un telefonino, ti guarda già con sospetto. Meglio – pensiamo – non dare troppo nell'occhio. In un palazzo di venticinque piani dall'intonaco grigio-giallo, ci viene detto, avviene un suicidio ogni mese. Saliamo in cima. L'altezza toglie il fiato. La gente viene qui e si butta giù. Tanto che gli amministratori del condominio hanno dovuto costruire una grossa grata di ferro davanti all'ingresso, del «373 Stufen Haus», per evitare ulteriori incidenti. I residenti della zona sono prevalentemente turchi, marocchini, tunisini, afghani, iracheni, pachistani. Tutti, in prevalenza, al beneficio di un «Alg 2», ovvero del parametro «Allgemeine Leistungen». L'assistenza. Lo Stato dà i soldi a chi ne fa richiesta, purché si abbia un domicilio. Tanti tedeschi si lamentano di non beneficiarne. A torto o a ragione. Giovanni è un emigrato italiano di mezza età, titolare da una vita di un ristorante-pizzeria ora situato in un moderno centro commerciale nato negli ultimi anni proprio a Chorweiler e che, neanche a dirlo, è gestito interamente da stranieri, soprattutto turchi. Quando gli chiediamo un parere sugli immigrati nordafricani che avrebbero colpito a Capodanno in città, risponde ironico senza scomporsi: «Ma hai visto cosa hanno fatto? Quelli lì, qui, non si integreranno mai, questo è certo. A Berlino non la raccontano giusta o fanno finta di non capire».

UNA "NO GO AREA"

Chorweiler, è il parere degli stessi rappresentanti delle forze di polizia, è una vera e propria «no go area», anche se i politici parrebbero contestarlo. «Un luogo pericoloso, nel quale ogni giorno ne succede una, dove la gente vive spesso nell'anonimato, è povera e non si fida di nessuno». E dove «se capita qualcosa in uno di questi blocchi prefabbricati da oltre venti piani, nessuno sa nulla. Nel caso di omicidi, poi, si fa spesso anche fatica a trovare i cadaveri. Ci si muove a tentoni».

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