Il reportage

Nel paese dove non si fa più credito

A Bodio un abitante su sei ha problemi di debiti, gli altri sono diffidenti e un po' rassegnati – Siamo andati a fare un giro
I coniugi Carboni nei palazzi popolari all'ingresso di Bodio. ©Gabriele Putzu
Davide Illarietti
23.06.2024 10:33

Il ristorante Giardinetto non si fa più credito da un pezzo. «Ho avuto brutte esperienze, ecco perché» lamenta la titolare Anna Maria Di Vietri. «Gente che consuma e poi sparisce. Non hanno i soldi nemmeno per un caffè».

È il primo locale aperto che si incontra entrando a Bodio, tra tante serrande abbassate. M non tira una buona aria. Il lavoro, dicono dietro il bancone, è sceso tanto. «Settimana prossima chiudiamo anche noi».

La classifica

Benvenuti nel paese con il tasso di indebitamento più alto del Ticino. ABodio è indebitata quasi una persona su sei, secondo un’indagine dell’agenzia Crif: oltre 160 abitanti su 1000 contando anche anziani e bambini. Solo tre comuni in Svizzera interna (nei cantoni di Berna, Vaud e Neuchâtel) sono messi peggio.

Per le strade del paese è facile imbattersi nelle conseguenze. Una è la diffidenza verso i cattivi pagatori - «ormai ci si fa il callo» - tra le attività economiche ancora attive. La signora Anna Maria è felice di andare in pensione. «Una volta ci si poteva fidare, la gente a fine mese riceveva lo stipendio e in paese ci si conosceva tutti» lamenta. «Ora non è più così».

Diffidenti per abitudine

Anche alla carrozzeria Torpedo la prudenza è la regola d’oro. Il titolare Michele Dantino è un uomo all’antica: in passato ha accettato di essere pagato con regali («un cliente mi ha dato una bicicletta, per dire») al posto dei soldi, o anche solo con promesse. «A volte ti fai impietosire, e ci caschi» dice sorridendo. Gli affari vanno bene: è il secondo datore di lavoro del comune - 16 dipendenti - e il cortile è pieno di auto in attesa di riparazione.

Michele Dantino nella sua carrozzeria
Michele Dantino nella sua carrozzeria

Ma senza le assicurazioni a coprire i costi degli interventi, dovrebbe chiudere bottega anche lui. «La clientela privata è inaffidabile. Mi è capitato di tenere un’auto bloccata per cinque mesi» ricorda il titolare Michele Dantino. «Alla fine il proprietario l’ha riavuta ma non ha mai pagato, e non risponde al telefono».

I casermoni

Un’altra particolarità è un certo numero di persone «a spasso» anche in una mattina infrasettimanale, in teoria lavorativa. «Mio figlio è un lazzarone» dice serio Tahir Talai, 80 anni, ex operaio della Monteforno che - come molti suoi ex colleghi - vive nei «casermoni» popolari che affacciano sulla cantonale.

«Una volta qui era tutto diverso» rimpiange il pensionato, arrivato dal Kosovo nel 1971 assieme a decine di parenti. «Il lavoro non mancava e neanche la voglia di lavorare. Ma le nuove generazioni sono di un’altra pasta».

Alì Talai e il padre Tahir
Alì Talai e il padre Tahir

Alì Talai, 40 anni, dà una pacca sulla spalla al padre e la mette sul ridere. «Lui si è spaccato la schiena tutta la vita nei forni, per questo parla così. Io ho dovuto reinventarmi» dice chiedendo, per favore, di non fotografarlo in tenuta casalinga (ciabatte e pantaloncini). Anni fa ha avuto un infortunio, ora vive di lavoretti. «Ce n’è tanti qui così - confida - ma pochi ne vogliono parlare».

Giuseppe Traviglia, 52 anni, si avvicina chiedendo se per caso c’è del lavoro per lui. «Potete aiutarmi?». Saldatore diplomato, è rientrato dalla Sicilia a Bodio dopo un’assenza di quindici anni e non la riconosce più. «Una volta in due o tre giorni trovavi un impiego» dice. «Mo’ sono due mesi che cerco, ma niente. Ho finito i risparmi e mi tocca tornare al Sud a mani vuote».

Dove tutto costa meno

Il lavoro, il lavoro: è il problema principale a Bodio assieme alla polvere di grafite, che la pensionata Catena Carboni raccoglie con lo straccio sulla soglia del palazzo. «Non finisce mai - sbuffa - è un continuo pulire». Arriva dalla fabbrica di grafite Imerys, l’unica rimasta in paese. Secondo alcuni proprio la polvere è all’origine della sfortuna di Bodio: quando è arrivata - la Imerys ha preso il posto della «gloriosa» Monteforno negli anni ‘90 - è iniziato il declino.

«Guardi, guardi qui lo straccio come si annerisce» dice Catena mentre strofina di buona lena. «È così tutte le mattine». Mentre altre donne spazzano soglie e balconi, il marito di Catena taglia l’erba del prato. Anche lui lavorava alla Monteforno, dove oggi sorge lo stabilimento Imerys («la polvere maledetta viene da lì), e ricorda i begli anni ‘70-’80. «C’erano sedici ristoranti e due supermercati, non so quanti bar, due macellai» conta Francesco Carboni. «Ma di mattina non c’era tutta questa gente a spasso. È chiaro che qualcosa non va».

Oggi restano gli immobili sfitti e gli affitti bassi. Entrambi i dati sono a livelli record e attirano a Bodio nuovi abitanti (tornati a crescere dopo anni in calo) e non per forza disoccupati. Valentina, infermiera trasferitasi appena dieci giorni fa da Roma, racconta che i colleghi a Bellinzona la prendono in giro quando dice che ha preso casa a Bodio. «Qui però i contratti d’affitto sono più flessibili e molto meno cari, e la gente è molto cortese» spiega mentre parcheggia vicino all’unico negozio rimasto in paese. È una nota catena «dove tutto costa meno» e anche questo non è un caso.

«Ma qui si sta bene»

«Vivacchiare» è un’arte del resto e a Bodio è più facile che altrove. I debiti? Anche se un passante su sei rientra nella statistica - «certo che ne ho avuti, anche qualche precetto» - è un problema con cui dopotutto s’impara a convivere. Il sindaco Stefano Imelli se n’è fatto una ragione e sottolinea come, in realtà, le persone in assistenza sono dimezzate in pochi anni e a Bodio non mancano un medico di base e una farmacia, per dirne una.

«La gente ama lamentarsi e per carità, non nego che una parte della popolazione sia in difficoltà» ammette. «Ma dobbiamo smetterla di guardare il bicchiere mezzo vuoto». Le fatture e le tasse non saldate al Comune, ogni anno, ammontano a circa 30mila franchi e sono «nella norma» sottolinea il sindaco. Poi, che i debitori possano essere meno solleciti verso i creditori privati «è immaginabile» concede. Con un po’ di sforzo si può anche immaginare Bodio come un paese non così invivibile. Senza i debiti e la polvere, evidentemente.

In questo articolo: