Il voto in Brandeburgo

Nell'ex Germania comunista crescono sentimento anti-occidentale e partiti populisti

Domenica si rinnova il Parlamento del Land che circonda la capitale Berlino – Un profondissimo malessere sociale sta scuotendo le fondamenta su cui fu realizzata la riunificazione del Paese – Lo storico Gianluca Falanga: «Emerge l’ansia dell’autoritarismo»
Potsdam: la bandiera di Stato con l'aquila rossa del Brandeburgo sventola sullo sfondo della chiesa di San Nicola e della Fortuna dorata nel cortile del Parlamento del Land. ©SOEREN STACHE
Dario Campione
19.09.2024 20:43

Dopo Turingia e Sassonia, domenica prossima un terzo Land dell’ex Germania orientale, il Brandeburgo, rinnova il Parlamento regionale. Per il Governo di Berlino si tratta di un test difficilissimo, visti anche i sondaggi che premiano ancora una volta soprattutto l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD).

«È molto probabile che si concretizzi un risultato simile a quello degli altri due Länder, con l’AfD primo partito - dice al Corriere del Ticino Gianluca Falanga, storico della DDR e consulente scientifico del Museo della Stasi di Berlino - Queste elezioni ormai non sono più una sorpresa, stanno piuttosto confermando una tendenza che in realtà c’è da tempo». Lo sbarramento innalzato in Germania contro il ritorno al potere della destra estrema sembra essersi sgretolato. Un altro Muro è caduto a Berlino, 80 anni dopo la fine del nazismo.

La strategia del «Brandwand»

«Da molti mesi, la strategia del Brandwand, la “barriera anti-fuoco” sollevata contro la destra, ha perso forza, efficacia - spiega Falanga - La conventio ad excludendum messa in atto dagli altri partiti ha fatto diventare l’AfD più grande. Non le ha causato alcun danno politico. Al contrario, l’ha sospinta in alto, ne ha alimentato il consenso».

In attesa di vedere che cosa succederà soprattutto in Turingia, dove si lavora a una coalizione «Blackberry» tra Cristiano-democratici (CDU), Socialdemocratici (SPD) e la sinistra populista di Sahra Wagenknecht (BSW), il quadro politico tedesco sembra quindi spostarsi verso le ali estreme. Da una parte e dall’altra. Crescono AfD e BSW, rischiano invece di scomparire dalle assemblee legislative i Verdi, i Liberali (FDP) e la Linke, il partito erede dei comunisti della DDR. Come è potuto succedere tutto questo?

«I vari passaggi che hanno portato a una simile situazione sono stati, in qualche modo, sempre tutti abbastanza chiari - risponde Falanga - la politica, però, non è riuscita a impedirne o indirizzarne diversamente l’evoluzione. Stiamo parlando di qualcosa che ha ragioni storiche ed economico-sociali. Una parte della popolazione, soprattutto all’Est, è cresciuta all’interno di un certo sistema di valori, di rapporti con l’autorità. Nei territori della ex Germania comunista oggi si avverte rabbia, c’è un chiaro distacco anche dai princìpi del sistema liberal-democratico. Direi che c’è, talvolta, persino una certa ansia di autoritarismo, la richiesta implicita di maggiore autorità. Chiaramente, il tema dell’immigrazione ha dato forza a questo tipo di umori, di punti di vista. Assieme a una vera e propria stanchezza rispetto alla grande trasformazione vissuta dopo il 1990».

Sul terreno economico e sociale, insiste Falanga, la maggiore frustrazione a Est «non ha riguardato tanto la riunificazione, quanto piuttosto ciò che è avvenuto dopo: le privatizzazioni, le trasformazioni industriali, la forte disoccupazione, la perdita di posti di lavoro. Tutto questo ha creato ruggini, ha provocato malumori e ha generato un modo di leggere i fatti “a posteriori”. Ne è scaturita una sorta di riscoperta identitaria dei tedeschi dell’Est, il bisogno di essere, di sentirsi diversi dai concittadini dell’Ovest. Qualcosa che ricorda anche molto, in alcuni tratti, quanto avvenuto in altri Paesi ex comunisti: penso alla Polonia, all’Ungheria, alla stessa Russia».

Essere contro l’Occidente per trovare un proprio posto nella storia, insomma. E, di conseguenza, alimentare un sentimento di avversione nei riguardi della politica e dei partiti tradizionali.

Un partito nazionale

L’effetto di spaesamento e di incertezza generato in pochissimo tempo a Est dal grande cambiamento degli anni ’90 del secolo scorso, dal passaggio cioè dal socialismo reale alla globalizzazione, è tuttavia arrivato anche nel resto della Germania «con le grandi trasformazioni contemporanee: la digitalizzazione, l’espansione tecnologica, il cambiamento dei territori rispetto alle strutture economiche - spiega ancora Falanga - motivo per cui pure nei Länder dell’ex Repubblica federale la spinta verso le estreme si sta facendo sempre più forte».

In Assia e in Baviera, ricorda lo storico berlinese, «due grandi regioni-cuore della Germania Occidentale, i sondaggi assegnano alll’AfD tra il 16 e il 20%. Stiamo parlando di numeri da grosso partito, da forza politica nazionale; numeri dai quali i Verdi, per fare un esempio, sembrano essere ormai molto lontani». Se si allarga lo sguardo al prossimo anno e alle elezioni federali di settembre, la preoccupazione per una possibile instabilità politica è inevitabile. Emerge lo scenario di una Germania ingovernabile o costretta a coalizioni improbabili.

«Se vuole arrivare al potere, l’AfD dovrà comunque trovare alleati - dice Falanga - ed è difficile immaginare, al momento, chi possano essere questi alleati. Oggi l’estrema destra è talmente radicale nella sua comunicazione, così propagandistica e populista, che non trova sostegno in alcuna delle altre formazioni politiche. Ma, come ho detto prima, l’isolamento imposto all’AfD si dimostra inefficace. Anzi, controproducente. Come si formano i governi in simili condizioni? Questo è il punto - sottolinea Falanga - Qualcuno potrebbe essere tentato di agire con realismo, stringendo un patto con la destra». I maggiori indiziati di una simile prospettiva sono, ovviamente, i Cristiano-democratici della CDU i quali, da poco, hanno scelto il 68 enne economista Friedrich Merz quale candidato cancelliere alle elezioni federali del prossimo anno. Considerato un conservatore liberale, da quando è a capo del partito Merz ha spinto la CDU verso destra, soprattutto in materia di migrazione. «E tuttavia - dice ancora Falanga - anche questa è una prospettiva complessa, non facilmente percorribile. Per statuto, la CDU non può coalizzarsi con partiti estremisti, né di destra né di sinistra. Tuttavia, parte dei Cristiano-democratici sembra voler prendere in considerazione Sahra Wagenknecht come possibile partner di governo. E ciò crea una situazione più che contraddittoria: non è facile capire come due formazioni politiche così distanti possano trovare un accordo».

Il Bündnis Sahra Wagenknecht, insite lo storico berlinese, «è un partito personalistico, cosa abbastanza rara in Germania. Il discorso della Wagenknecht è sì fortemente critico verso i migranti, ma è anche rivolto al rilancio delle politiche sociali e del welfare. Wagenknecht avrà anche cambiato un po’ il suo orientamento, tutti cambiamo e cresciamo nel tempo, però fino a non moltissimo tempo fa era considerata una stalinista, una esponente della piattaforma comunista all’interno della Linke».

Il mondo è cambiato, è l’ultima riflessione di Falanga, e con esso ovviamente «anche l’idea di sinistra, che va un po’ aggiornata rispetto a certe situazioni, resa più pragmatica su certi temi. Il messaggio del BSW e della sua leader sono invece fortemente intrisi di populismo, guarda molto alla pancia, agli istinti dei singoli e decisamente meno, diciamo, alla realizzabilità di certe cose, alle possibilità concrete di manovra, al bisogno di modernizzazione. Sembra, insomma, in contraddizione con le politiche di cui un grande Paese come la Germania avrebbe bisogno».

Nei sondaggi è testa a testa tra la destra e i Socialdemocratici

Dopo la Turingia e la Sassonia, il Brandeburgo sarà il terzo Land dell’ex Germania orientale a rinnovare il Parlamento statale nel 2024. Il voto è in programma domenica.

Dalla riunificazione, i Socialdemocratici (SPD) sono stati tradizionalmente la forza più forte nel Land che circonda Berlino, la capitale federale. Tra qualche giorno, tuttavia, la situazione potrebbe cambiare, così come suggeriscono tutti sondaggi elettorali condotti sin qui dagli istituti demoscopici tedeschi.

Alternative für Deutschland (AfD) è infatti data in vantaggio proprio sulla SPD di almeno un paio di punti. Nell’ultimo sondaggio INSA, pubblicato ieri, i populisti di destra sono al 28%, mentre i Socialdemocratici sfiorano il 26%. Molto staccati i Cristiano-democratici (CDU ), che si attestano attorno al 16%. Sorprendente pure in Brandeburgo la nuova formazione politica populista di sinistra, Bündnis Sahra Wagenknecht (BSW), accreditata addirittura del 14%, più di quanto ottenuto poche settimane fa sia in Turingia sia in Sassonia.

I Verdi e gli eredi dei comunisti della DDR, la Linke, potrebbero invece non raggiungere la soglia di sbarramento e non entrare, quindi, nel Parlamento regionale. L’affluenza alle urne nelle elezioni del Brandeburgo è stata sempre piuttosto contenuta. Solo nel 1990 e nel 2019 più di due terzi degli aventi diritto al voto si sono recati alle urne. Nel 2014, votò soltanto il 47,1%. Se l’astensione dovesse essere inferiore alle attese, spiegano i sondaggisti, il risultato di domenica prossima potrebbe riservare qualche sorpresa.