Nessun rimpatrio per gli svizzeri in Nuova Caledonia

Almeno 3.200 persone sono bloccate in Nuova Caledonia. Secondo il portavoce del governo, Gilbert Tyuienon, in assenza di voli commerciali non possono lasciare l'arcipelago. I voli sono stati sospesi martedì a causa dei disordini che hanno colpito il territorio francese nel Pacifico meridionale. La ripresa del traffico aereo è attualmente prevista per martedì, ma la data è incerta in quanto legata alle condizioni di sicurezza.
La situazione degli svizzeri
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) segue da vicino la situazione delle violenze in Nuova Caledonia. L'ambasciata svizzera a Parigi, supportata dal console onorario locale, è in contatto con le autorità competenti.
Attualmente, spiega il portavoce da noi contattato, sono 294 le persone di nazionalità svizzera iscritte nel registro degli svizzeri all'estero per la Nuova Caledonia e meno di una dozzina le persone legate alla Svizzera registrate nell'app TravelAdmin. Dall'inizio dei disordini, la helpline del DFAE ha ricevuto un numero molto limitato di richieste – meno di mezza dozzina – sulla situazione in Nuova Caledonia.
I cittadini svizzeri presenti sul posto sono invitati a seguire le istruzioni delle autorità locali, in particolare attraverso il sito Internet Haut-Commissariat de la république en Nouvelle-Calédonie. È disponibile anche il numero di telefono della «cellula d'informazione al pubblico»: +687 200 000. I consigli di viaggio per la Francia pubblicati sul sito del DFAE riflettono la valutazione attuale della situazione. Vengono rivisti costantemente e adattati se la situazione cambia.
Nessun rimpatrio
E se vi fossero cittadini svizzeri che vogliono tornare, tra i 3.200 bloccati in Nuova Caledonia? Il DFAE non effettua direttamente partenze organizzate. «La decisione di lasciare il Paese spetta a ogni singolo individuo; è una decisione volontaria che viene presa a rischio e a spese della persona che lascia il Paese».
Cosa sta succedendo
Le sommosse popolari sono iniziate il 13 maggio in Nuova Caledonia, insieme di isole e arcipelaghi francesi situato nell’oceano Pacifico meridionale. Le autorità, il 15 maggio, hanno dichiarato lo stato d’emergenza e da Parigi il governo ha disposto l’invio di forze dell’ordine. La violenza è scoppiata in vista del voto dei parlamentari su un emendamento costituzionale previsto all'Assemblée Nationale e criticato dal movimento pro-indipendenza, poiché mira ad allargare l'elettorato per le prossime elezioni provinciali in Nuova Caledonia. Gli attivisti pro-indipendenza ritengono che la riforma sia un modo per il governo di Parigi di «ridurre ulteriormente la popolazione indigena dei Kanak».
La Nuova Caledonia è un territorio d’oltremare francese, un’ex colonia che ora si amministra in modo semi-indipendente, pur trovandosi ancora sotto la sovranità dello stato francese. La popolazione è formata sempre più da cittadini francesi che si sono trasferiti nell’arcipelago e le proteste riguardano proprio l’estensione del diritto di voto ai nuovi abitanti francesi, che secondo la fazione indipendentista porterebbe a un maggiore controllo dello stato francese sul territorio.
Una riforma costituzionale del 2007 aveva disposto che le liste elettorali per le elezioni provinciali nell’arcipelago fossero «congelate» rispetto a quelle del 1998: non possono essere riviste di anno in anno in funzione dei cambiamenti di residenza della popolazione. Una regola che limita il diritto di voto a coloro che vivevano in Nuova Caledonia prima del 1998. Chi è arrivato nei successivi 26 anni (per l'appunto, in gran parte francesi) non può esprimere le proprie preferenze. Ma secondo il progetto di legge, a partire dal 1. luglio 2024 sarebbero inclusi coloro che sono nati sul posto e coloro che vi risiedono da almeno dieci anni.
Nel 2018, 2020 e 2021 sono state indette consultazioni referendarie sull’indipendenza della Nuova Caledonia. Nei primi due casi il voto è stato negativo. Il terzo è stato segnato da un altissimo tasso di astensione, poiché gli indipendentisti hanno chiesto di boicottare lo scrutinio.
Ma a pesare sarebbe anche un altro progetto di legge, legato alle risorse energetiche. Sul territorio della Nuova Caledonia è presente tra il 20 e il 30 per cento delle riserve mondiali di nichel. Nel novembre del 2023, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire aveva presentato un progetto di «patto sul nichel». In breve, si trattava di risollevare le sorti di tre fabbriche locali, in cambio della possibilità da parte della Francia di sfruttare tali risorse. Un atteggiamento che è stato definito da esponenti dei partiti locali «colonialista».