Nessuno tocchi Caino: e Lemaricus?

Uno dei giudici era dipendente dai farmaci. Per questa ragione, a cinque anni dai fatti che hanno sconvolto Knoxville, Tennessee, il processo per uno dei delitti più scioccanti del recente passato potrebbe dovere ricominciare da zero. Per approfondire, vi ripropongo un testo pubblicato il 22 febbraio 2010.
Sono curioso di sapere se una delle associazioni contrarie alla pena dimorte – Nessuno tocchi Caino, Amnesty international, eccetera – alzerà un dito per Lemaricus Davidson, il giorno della sua iniezione letale. Perché è facile – oltre che giusto – scandalizzarsi, quando davanti al boia arrivano presunti innocenti; ci sono però casi tali da mettere a dura prova persino la più garantista delle anime belle. La storia di questo 30enne dell'America profonda è ben ricostruita da un portale di informazione locale statunitense,www.knoxnews. com.
«Nella prima mattina del 7 gennaio 2007, Chris Newson e la sua ragazza Channon Christian – due studenti bianchi di 23 e 21 anni – vengono assaliti mentre sono appartati sulla loro auto: quattro perfetti sconosciuti di pelle nera li minacciano con una pistola, e li obbligano a recarsi nella casa di uno dei sequestratori. Qui, entrambi vengono torturati, stuprati e uccisi. Il corpo di Newson viene rinvenuto già nel pomeriggio, a breve distanza dalla casa; dopo essere stato seviziato e finito con vari colpi di arma da fuoco, il ragazzo è stato bruciato e abbandonato nei pressi di un binario ferroviario. Il corpo della Christian viene invece trovato due giorni più tardi in un bidone della spazzatura, dove la ragazza è morta soffocata solo dopo ore e ore di violenze sessuali estreme. Cinque persone vengono arrestate per il crimine, e nell?ottobre 2009 Lemaricus Davidson – ritenuto istigatore e direttore dell?opera collettiva di stupro, tortura e omicidio – viene condannato a morte per iniezione letale».
Questa sintesi dell?accaduto, per quanto chiara, risparmia i dettagli più duri: roba che – a leggerla nella versione completa – mi ha fatto stare male come da tempo non capitava (e sono tutto fuorché facilmente impressionabile). Sono stato male, soprattutto perché non sono allineato alla schiera dei superfalchi pro pena di morte Texas-style. Anzi, ho sempre considerato ripugnante e inumana l?idea dell?«assassinio di Stato», non importa in che forma e con quale giustificazione fosse presentato: che si trattasse delle agghiaccianti decimazioni ordinate sotto il generale Cadorna nella Grande Guerra, o della rimozione chirurgica di un serial killer dal consorzio umano.
Sono sempre stato convinto, da che ho cominciato a esercitare il pensiero su questo tema, che l?atto di togliere la vita a qualcuno «per il bene della comunità » invalidasse le basi stesse sulle quali si dovrebbe fondare la scelta del vivere in comune. Eppure? Eppure, la sorte di questi due sventurati ragazzini americani – la loro sofferenza inaudita e priva di senso – mi ha obbligato a rimettere in discussione ogni assioma sulla pena di morte. Anche senza essere genitori di una delle due vittime, è impossibile soffocare la sensazione che almeno un po? di giustizia sarà fatta, quando il capo dei torturatori sarà eliminato. Un sentimento spontaneo, che obbliga a chiedersi: è davvero uno «Stato canaglia», sempre e comunque, quello che toglie la vita a una persona come Lemaricus Davidson? Non ne sono affatto sicuro.