Il caso

Niente targhe personalizzate: il Ticino si arrabbia

L'Ufficio federale delle strade ha deciso di interrompere l'intero progetto di revisione delle targhe – Norman Gobbi: «Meno entrate nelle casse ticinesi» – Lorenzo Quadri: «Ennesima decisione sballata dell'USTRA»
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Mattia Darni
22.10.2024 15:01

In Svizzera non vedremo circolare automobili con targhe personalizzate come negli Stati Uniti. Almeno per ora. Già, perché come spiega il Blick, l'Ufficio federale delle strade (USTRA) ha deciso di interrompere l'intero progetto di revisione delle targhe. Una decisione che, in Ticino, non è stata presa bene. Nel nostro cantone, infatti, si volevano aumentare le entrate nelle casse pubbliche grazie a questa misura. Ma di cosa parliamo in concreto? E perché si era pensato di proporre targhe personalizzate, ovvero composte con cifre e lettere di propria scelta? Facciamo un po' di chiarezza.

Un problema concreto

L'ipotesi di proporre targhe personalizzate, le cosiddette «vanity plates», nasce da una necessità concreta dei cantoni di Zurigo e Berna i quali stanno per finire le combinazioni a sei cifre e quindi avranno presto bisogno di nuove targhe. A Zurigo, in particolare, le targhe a sei cifre dovrebbero esaurirsi già nel 2027. Ecco allora che è necessario trovare una soluzione in tempi brevi. Quella delle targhe personalizzate non sembra però una strada percorribile. Almeno secondo la Confederazione che, per ovviare al problema, vorrebbe introdurre targhe a sette cifre. Le nuove direttive in tal senso dovrebbero essere pubblicate ancora quest'anno e dovrebbero entrare in vigore dall'autunno del 2025 a Zurigo e, forse, anche a Berna. Come spiega l'USTRA a Keystone-ATS, gli altri cantoni non sono, al momento, interessati dal problema.

La mozione di Lorenzo Quadri

A chiedere l'introduzione di targhe personalizzate ci aveva pensato anche Lorenzo Quadri che, lo scorso 16 aprile, aveva depositato in Consiglio nazionale una mozione in questo senso. Essa chiedeva che, «al più tardi dal momento in cui in un cantone non siano più disponibili combinazioni numeriche, la legislazione venga modificata permettendo nelle targhe non solo l’uso di lettere, ma anche la creazione di combinazioni casuali di nomi, parole e/o acronimi, delegando ai singoli cantoni il monitoraggio». Nella motivazione della mozione si legge quindi: «La passione per i numeri di targa “speciali” è già oggi una realtà molto diffusa in Svizzera e non solo. Numerosi cantoni offrono la possibilità ai propri cittadini di acquistare, tramite asta o a prezzi fissi, dei numeri di targa particolari e tutti hanno letto di prezzi d’acquisto importanti per i numeri più bassi, con i record che superano anche i 100.000 franchi. Appare evidente che, se ne venisse data la possibilità, lo stesso interesse, se non addirittura superiore, sarebbe dato anche per delle targhe personalizzate (ad esempio con nomi propri, parole o sigle)».

Quadri sottolineava poi come tale pratica sia diffusa già oggi in Austria e Germania, come pure in numerose altre nazioni, «a piena soddisfazione tanto dei cittadini che possono così ulteriormente personalizzare il loro veicolo, che delle autorità che possono beneficiare di maggiori entrate».

Il consigliere nazionale ticinese precisava infine che «per ragioni di prudenza, si potrebbe delegare il controllo delle combinazioni alfanumeriche da vietare ai singoli cantoni, registrando a livello federale un semplice divieto generale di scegliere delle combinazioni contrarie ai buoni costumi, o che esprimano messaggi discriminatori o offensivi».

Lo scorso 14 agosto, il Consiglio federale aveva tuttavia proposto di respingere la mozione sottolineando che «un riassetto del sistema delle targhe, fondamentalmente inevitabile ma non urgente, è al vaglio dell’Ufficio federale delle strade nell’ambito di un progetto in cui si studiano diverse opzioni, tra cui anche la creazione di targhe personalizzate richiesta dalla mozione». Il Parlamento non ha invece ancora trattato il documento.

Un'operazione dal costo eccessivo

Bene, ma se è necessario riformare il sistema delle targhe e, secondo quanto si può leggere nella mozione di Quadri, la strada delle «vanity plates» sembra redditizia dal punto di vista economico, perché allora l'USTRA ha deciso di rifiutare il progetto e sospendere l'intera revisione delle targhe? Ebbene, secondo l'Ufficio federale delle strade la riprogettazione delle targhe comporterebbe un notevole dispendio finanziario e di tempo. «A seguito dei programmi di risparmio della Confederazione» e dei «possibili futuri programmi di risparmio nel settore del personale», la Confederazione ha deciso in settembre di sospendere il progetto, si legge sul Blick.

«Il vero problema è la mancanza di volontà dell'USTRA»

«Si tratta dell'ennesima decisione sballata dell'USTRA, oltretutto argomentata in modo poco credibile» tuona, da noi contattato, Lorenzo Quadri. «Si citano questioni di costi, ma anche la creazione di combinazioni a sette cifre ha un costo, non necessariamente inferiore. Con la differenza che le targhe personalizzate ("vanity plates") possono essere vendute a prezzi molto elevati, consentendo agli enti pubblici di incassare».

È allibito, Lorenzo Quadri. «È veramente poco credibile che una modalità che esiste da tempo in vari Paesi – negli USA, ma anche in alcuni Stati che confinano con noi – a soddisfazione di tutti, non possa venire introdotta anche in Svizzera».

Secondo il consigliere nazionale ticinese, alla base della decisione dell'USTRA ci sarebbero altre ragioni. «È chiaro che il vero ed unico problema è la mancanza di volontà dell'USTRA. Il fatto che al momento solo i cantoni di Berna e Zurigo siano toccati dal tema, poiché in quei cantoni le targhe stanno per esaurire le combinazioni a sei cifre, è irrilevante: prima o poi accadrà anche altrove. La decisione di principio va dunque presa».

Lorenzo Quadri lancia infine un ultimo attacco all'Ufficio federale delle strade. «Rilevo comunque che la mia mozione per l'introduzione delle "vanity plates", presentata lo scorso aprile, deve ancora venire votata dal parlamento. Trovo fuori luogo che l'USTRA si permetta di muoversi per conto proprio senza attendere le decisioni politiche».

Il modo di procedere dell'Ufficio federale delle strade è del resto criticato anche dal consigliere di Stato Norman Gobbi. Interpellato dal CdT, il direttore del Dipartimento delle istituzioni ha dichiarato: «Sono del parere che la rinuncia dell'USTRA a studiare e introdurre targhe personalizzate, le cosiddette “vanity plates”, sia stata una decisione perlomeno affrettata. Inoltre le motivazioni addotte a mezzo stampa, non possono essere condivise e mi sembrano poco fondate. Anche perché di recente il Consiglio federale aveva aperto la porta a questa soluzione, rispondendo alla mozione Quadri che ne perorava l’introduzione. Si poteva discuterne con i Cantoni, invece di decidere unilateralmente per il no. Il Ticino era favorevole a questa novità, come pure altri cantoni, intesa in primo luogo per risolvere il problema di alcuni cantoni popolosi con un numero di veicoli ormai prossimo al milione. Non è il nostro caso, ma la targa personalizzata sarebbe stata acquistata volentieri dall’automobilista a un prezzo interessante anche per le casse del cantone e la cui introduzione è realtà da anni in nazioni a noi limitrofe. Con i tempi che corrono viene a cadere una possibilità interessante per aumentare gli introiti». Insomma, secondo Gobbi, l'introduzione di targhe personalizzate avrebbe permesso di aumentare le entrate nelle casse ticinesi in un momento finanziariamente difficile.

E l'integrazione della sigla «CH»?

Con l'abbandono da parte dell'USTRA del progetto di revisione delle targhe, cadono anche le discussioni su una possibile integrazione della sigla «CH» direttamente sulle targhe. Cinque anni fa, un gruppo di cittadini della Svizzera orientale annunciò un'iniziativa popolare al riguardo e il consigliere agli Stati del PLR Andrea Caroni affrontò la questione in Parlamento. Il Consiglio federale aveva allora annunciato che avrebbe esaminato questo aspetto nell’ambito della riprogettazione che, però, è appunto stata sospesa.