Non esiste solo il PIL, si fa largo la felicità

Nel nostro mondo tutto è in evoluzione. Lo si può vedere a livello di tecnologia e di istituzioni politiche. E c’è anche un nuovo concetto che si fa strada fra gli indicatori sociali: è la Felicità interna lorda (FIL). Si tratta di una misura che cerca di superare il Prodotto interno lordo (PIL), che tanto occupa e preoccupa gli economisti e i politici. L’idea è di ampliare il concetto di benessere, includendo nuovi fattori che incidono sulla qualità della nostra vita.
In altre parole, il PIL non può essere considerato come l’unico metro di misura per valutare la ricchezza di un Paese e della sua popolazione. Da solo, infatti, è incompleto: dice quanta ricchezza monetaria viene prodotta all’interno di un territorio, ma non quanta felicità (o benessere) c’è fra i suoi abitanti. Ma non si tratta di mettere in contrasto il Prodotto interno lordo e la Felicità interna lorda, ma di considerare il PIL come una componente del FIL, che è invece un indice più completo.
Questo implica una visione «olistica» dell’uomo, dei suoi bisogni e dei suoi desideri, che non si riducono più al semplice consumo di prodotti e servizi. Ogni persona fa inoltre parte di una comunità e di un ambiente più vasto. Quindi la felicità deriva da una sorta di armonia che ogni individuo è tenuto a mantenere con la propria famiglia, il proprio entourage, la propria nazione, e l’ambiente che lo circonda, inclusi animali, piante e territorio.
Quattro pilastri
L’esempio è stato dato dal Bhutan, il piccolo Stato ai piedi dell’Himalaya tra l’India e la Cina, che nel 1972 ha sostituito il PIL con la «Gross National Happiness», l’equivalente della Felicità interna lorda. In questo Paese i quattro pilastri per la misurazione della felicità della popolazione sono:
- lo sviluppo sociale equo e sostenibile, che deve assicurare assistenza sociale, salute, istruzione, giustizia;
- sostenibilità ambientale;
- promozione delle relazioni e della cultura, inclusa la conservazione delle tradizioni, la valorizzazione dei legami familiari e della rete di relazioni;
- buon governo, con l’idea di coinvolgere profondamente la popolazione nelle scelte politiche ed economiche.
Indicatori importanti
In quest’ottica aspetti come il livello d’istruzione, la sanità gratuita, l’aspettativa di vita, la qualità dell’ambiente, il tasso di criminalità, sono considerati fondamentali indicatori di benessere sociale.
Le definizioni di felicità sono numerose. Ci sono studiosi che declinano il concetto con le relazioni interpersonali: se siamo infelici, pur vivendo in Paesi sostanzialmente ricchi, è perché abbiamo sacrificato al benessere materiale il tempo e il gusto per le relazioni sociali. Tuttavia l’idea di misurare il benessere delle persone in senso lato è intuitiva, ed è stata sviluppata in molti Paesi del mondo. Sono perciò nati numerosi indici della felicità. Ad esempio i ricercatori dell’ONU hanno sviluppato un indicatore sulla base diPIL pro capite reale, sostegno sociale, speranza di una vita sana, libertà di fare scelte di vita, percezione della corruzione, e via dicendo. Ovviamente, a tanti indici diversi corrispondono classifiche diverse. L’Italia per esempio, secondo l’ONU si colloca in 33. posizione, dopo un Paese che dispone di un reddito pro capite di un terzo: il Costa Rica (23.).
L’obiettivo dell’umanità
L’ONU ha affermato che il mondo «ha bisogno che venga riconosciuta la parità tra i tre pilastri dello sviluppo sostenibile: il benessere sociale, economico e ambientale, che sono indivisibili e che determinano la felicità globale lorda». Quindi la ricerca della felicità, obiettivo umano fondamentale, trova il suo riconoscimento – oltre che nella filosofia e nella psicologia – nella politica e nell’economia, entrando a pieno titolo tra i diritti fondamentali dell’uomo. Tempo fa una esperta della Felicità sociale lorda in Bhutan ha affermato: «Oggi il problema non è il sottosviluppo, ma il sovrasviluppo. Non è realistico pensare che il Bhutan diventi come gli Stati Uniti. La nostra speranza risiede nella Felicità sociale lorda. E non solo degli uomini, ma di tutti gli esseri viventi».
Il Governo del Bhutan non mira alla crescita
Dal 1972 nel Buthan si misura la Felicità interna lorda in base alle esigenze e ai bisogni della popolazione, partendo dal principio che la felicità non può essere misurata solo dalla produttività in termini materiali, ma dalla qualità della vita che tiene conto di valori etici e spirituali. La FIL del Bhutan, ispirandosi alla filosofia buddhista praticata dai suoi cittadini, pone la persona al centro dello sviluppo inteso come interazione armonica con la vita dell’universo. Per questo la Felicità interna lorda è stata dichiarata come obiettivo del Governo dalla Costituzione del 2008.
Così, in base ai parametri del PIL, il Bhutan risulta una delle nazioni più povere del pianeta, mentre, in realtà, nessuno muore di fame, non esistono mendicanti, né criminalità e la maggior parte della popolazione accede gratuitamente alla sanità e all’istruzione pubblica.
La Costituzione sancisce che il 60% del territorio nazionale deve rimanere incontaminato e coperto dai boschi, e nel Paese sono anche proibiti la pubblicità e i fertilizzanti chimici, così tutti i cibi coltivati sono biologici. E fra 30 o 40 anni, non saranno forse i Paesi con un ambiente pulito quelli veramente ricchi?
Nel 2011 l’Assemblea delle Nazioni Unite ha adottato una Risoluzione nella quale invita i Paesi del mondo a seguire l’esempio del Bhutan, e ha istituito il 20 marzo come Giornata internazionale della felicità. Ora molti Stati hanno adottato criteri simili alla Felicità interna lorda come obiettivo politico.
Svizzera ottava in classifica
Secondo l’ONU i Paesi scandinavi conducono la classifica 2023 dei Paesi più felici, mentre la Svizzera si situa in ottava posizione, l’Italia al 33. posto e il Bhutan al 95. (ma il dato era stato calcolato prima del COVID, ossia nel marzo 2019): sarebbe particolarmente penalizzato dal basso reddito pro capite e da una bassa aspettativa di vita. Al primo posto figura la Finlandia, seguita da Danimarca e Islanda. La Germania si colloca al 16. posto, preceduta dagli Stati Uniti (al 15. posto).