A causa dell'intelligenza artificiale alcune professioni scompariranno, altre nasceranno
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Quali sono le prospettive per i lavoratori con l’arrivo nelle aziende dell’intelligenza artificiale (IA)? La domanda è più che lecita in quanto la paura che questa tecnologia sostituisca l’uomo nello svolgimento di alcune mansioni, portando così alla sparizione di determinate professioni, è reale. Ma, soprattutto: quali effetti ha avuto l’IA sul mondo del lavoro nella Svizzera italiana?
Ebbene, in Ticino si sono già verificati licenziamenti dovuti all’avvento dell’intelligenza artificiale. A confermarlo è il vicesegretario cantonale dell’Organizzazione cristiano-sociale ticinese (OCST) Andrea Puglia che precisa: «Si tratta di casi sporadici legati principalmente al campo delle traduzioni». Egli sottolinea quindi come «non si siano ancora visti tagli di massa». L’assenza, per ora, di licenziamenti collettivi dovuti all’IA è ugualmente confermata dal segretario regionale Ticino e Moesa di UNIA Giangiorgio Gargantini. Nonostante le rassicurazioni dei sindacati, a ogni modo, il problema rimane. Gargantini precisa poi che, non essendo giuridicamente necessario giustificare un licenziamento in Svizzera, UNIA non può sapere se vi siano stati licenziamenti individuali o riduzioni di personale.
Diversa è la visione delle organizzazioni economiche secondo le quali l’IA non minaccia gli impieghi delle persone. «Quella dei licenziamenti è una paura legittima e comprensibile, ma probabilmente infondata», sostiene il presidente dell’Unione svizzera delle arti e dei mestieri (USAM) Fabio Regazzi. Una posizione, questa, condivisa anche dal direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) Luca Albertoni. «I risultati della nostra inchiesta congiunturale 2023/2024 non danno indicazioni sul fatto che per le aziende la priorità sia sostituire l’uomo con la tecnologia».
Luci e ombre dell’IA
Nonostante a causa dell’intelligenza artificiale si siano già verificati alcuni licenziamenti in Ticino, per i sindacati tale strumento non è a priori un nemico, tutto dipende dall’utilizzo che se ne fa. «Crediamo che l’IA possa essere efficace nell’eliminazione di quelle azioni meccaniche che prima richiedevano un impiego di tempo eccessivo», spiega Puglia. Su questo punto è concorde anche Gargantini che però avverte: «La crescita dei guadagni dovuta all’utilizzo dell’IA dovrà essere ridistribuita pure ai lavoratori».
Maggiore cautela è espressa dalle organizzazioni economiche. Nonostante queste ultime dicano di valutare in modo positivo l’arrivo dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e ne sottolineino l’imprescindibilità nel futuro, evidenziano comunque come ci siano delle zone d’ombra. «Il mondo economico deve essere pronto a capire l’IA e a confrontarsi criticamente con essa. Non è garantito che questa innovazione sia foriera solo di benefici. Bisogna soppesare vantaggi e svantaggi», osserva, per esempio, il presidente dell’USAM.
L’importanza della formazione
Le sfide portate dall’intelligenza artificiale in ambito professionale non si riducono comunque alla sola soppressione di impieghi. «Ogni innovazione tecnologica genera un cambiamento nel modo di lavorare: alcune professioni spariscono, o si modificano, e altre nascono», spiega Albertoni.
Il direttore dell’Associazione Industrie Ticinesi (AITI) Stefano Modenini e il vicesegretario cantonale dell’OCST Andrea Puglia evidenziano poi come gli studi prodotti finora dimostrino che l’innovazione tecnologica crea posti di lavoro. Tale posizione non è però del tutto condivisa da Gargantini il quale dice: «Non credo che il saldo tra impieghi creati e impieghi soppressi sarà positivo».
Il prospettato mutamento del mercato del lavoro fa sorgere un altro problema: le professioni che verranno create richiederanno un grado di formazione superiore rispetto a quello domandato dalle professioni che spariranno; non è quindi detto che chi sarà licenziato potrà reinserirsi facilmente nel tessuto economico. «Come sindacato puntiamo sulla “digitalizzazione sociale” il cui cardine è la formazione sia in ambito scolastico che professionale» spiega il segretario regionale Ticino e Moesa di UNIA. «Nessuno, insomma, dovrà essere lasciato indietro perché altrimenti ci saranno problemi enormi sia per le persone che rimarranno escluse dal mondo del lavoro, sia per la collettività che dovrà prendersi a carico i loro costi sociali». A Gargantini fa eco Puglia il quale sottolinea che «per prevenire eventuali effetti negativi imputabili all’intelligenza artificiale è necessario uno sforzo collettivo: la politica deve regolamentare l’utilizzo di tale tecnologia, i sindacati devono incontrarsi con le aziende per discutere dell’impiego dell’IA nei contratti collettivi e il mondo del lavoro deve porsi il problema del ricollocamento del personale».
Riguardo all’ultimo aspetto citato dal vicesegretario cantonale dell’OCST, segnali positivi giungono dalle organizzazioni economiche. «La preoccupazione principale della nostra associazione è gestire i cambiamenti introdotti nel mondo del lavoro dall’IA affinché le persone che si ritrovano escluse dal sistema lo siano per un breve arco di tempo. Per tale ragione è per noi importante puntare sulla formazione continua e sulla riconversione lavorativa» chiarisce Albertoni. Parole, queste, sposate anche da Modenini che mette sul tavolo un altro elemento. «È fondamentale che mondo del lavoro e Stato valutino regolarmente se la formazione obbligatoria e quella post-obbligatoria siano in linea con le richieste del mercato».