«Non rovinate la vita ai figli: scegliete il nome giusto»
Un sospiro di sollievo. Lo tirano gli esperti scorrendo la lista dei nomi più gettonati scelti in Svizzera per chiamare i neonati. «Mia», «Noah», «Emma», «Liam» sono i preferiti nel 2021, secondo quanto pubblicato dall'Ufficio federale di statistica, mentre in Ticino la scelta cade su «Sofia» e «Leonardo». Bene, ma perché tanto sollievo? «Sono lo specchio della società e del periodo storico in cui viviamo», afferma il sociologo Luca Bertossa, responsabile scientifico delle Inchieste federali sulla gioventù ch-x. «Sì siamo aperti e globalizzati, finalmente», gli fa eco il collega Sandro Cattacin, dell'Università di Ginevra.
«Sono finiti i tempi in cui pesava solo la religione. O anche quelli travolti dalla cultura pop. Chissà quanti Diego sono nati negli anni di Maradona. E poi, chi non ricorda i Kevin, le Jessica,... oppure quella pletora di nomi inglesi che, abbinati ai cognomi locali, davano un effetto davvero straniante». Insomma, l'evoluzione della società è letta attraverso la statistica dei nomi assegnati ai nuovi nati. «Può sembrare una cosa leggera o banale, ma tocca nell'intimo ogni persona», dice il capoufficio Pau Origoni, dell'Ufficio cantonale di statistica. Già. Il tema è così importante che l'istituzione federale gli ha dedicato un portale, all'indirizzo babynames-stat.ch. Ma com'è, allora, questa società? Cosa sta riflettendo il nostro specchio? «Siamo aperti e globalizzati. Vogliamo viaggiare per il mondo e farci capire. I genitori di oggi scelgono pure un nome difficile da storpiare. Un nome corto, che suoni bene e sia subito comprensibile ovunque», osserva Cattacin.
Nomi monosillabi
«Anche Leonardo e Alessandro, in testa alla classifica della Svizzera italiana, possono sembrare nomi lunghi. Ma più spesso li sentiamo nella loro versione accorciata, Leo e Ale - dice Bertossa -. Questa tendenza a scegliere nomi corti, azzardo, può essere anche un'ulteriore espressione della velocità che domina la società di oggi. È un fenomeno in voga da almeno una decina d'anni. Nomi monosillabi ma non legati a personaggi famosi provenienti dal mondo della cultura popolare». Una tendenza evidenziata anche da Cattacin: «È una scelta pragmatica che si stacca dalle tradizioni religiose o della famiglia, quando spesso si assegnava il nome del nonno oppure della nonna. Ma mostra anche una contaminazione cosmopolita». La società svizzera, insomma, non ha più bisogno delle tradizioni che hanno tenuto banco per tanto tempo.
Cinquecento Leonardo in Ticino
Per tornare a quel Leonardo in vetta alla classifica della Svizzera italiana, Origoni ne commenta la posizione in un'ottica squisitamente statistica: «L'andamento mostra che la sua frequenza è in netto aumento». La linea del grafico con l'evoluzione della popolarità negli ultimi vent'anni è una diagonale che punta verso l'alto. «Da molti anni questo nome è al primo posto. Oggi, quindi, abbiamo almeno quattrocento, cinquecento persone che, negli ultimi dieci anni, si sono aggiunte alla popolazione di coloro che portano questo nome. Stesso discorso vale anche per Sofia, anche questo è un nome in voga da almeno una decina d'anni».
Al passo con i tempi
Pragmatismo. Cosmopolitismo. Una situazione ben diversa rispetto al passato. Lo ricorda Luca Bertossa. «Negli anni Dieci del secolo scorso, andare a scuola era un lusso. Questa ignoranza ti portava a pensare che, ogni qualvolta leggevi "Firmato: Cadorna" nei comunicati del generale Cadorna durante la prima Guerra Mondiale, "Firmato" fosse un nome di battesimo. Infatti, nel secolo scorso, in Italia, sono nati tantissimi "Firmato"». Anche l'influenza della religione era molto forte, per tutto il Novecento: «Nei comuni c'erano tre figure di riferimento. Il sindaco, il medico e il parroco. Ecco che la lista dei nomi dei battesimo era un trionfo di Peter, Paul,... e in Ticino Pietro, Paolo e così via». I ricordi dell'esperto si spingono anche oltre. «All'epoca, se volevi far battezzare il figlio in Chiesa con un nome "strano"... non potevi nemmeno».
Sempre Bertossa, fa notare anche un'altra tendenza, che lo concerne direttamente: «Esatto, io mi chiamo Luca... e questo nome è in classifica nella Svizzera tedesca. Come Matteo. Entrambi scritti con la grafia italiana. Fra le donne, ho notato che comincia a prendere piede anche Emilia. Ecco, sono tutti sintomo di un certo apprezzamento della cultura italiana al Nord delle Alpi, che è cambiato rispetto al passato».
L'influenza della classifica
Ma la pubblicazione di questa classifica non rischia, in un certo modo, di influenzare le scelte dei genitori? Origoni spiega il fenomeno citando il principio di Pareto: «Se prendiamo i primi venti nomi della Svizzera italiana, arriviamo quasi a definire il nome di un terzo dei nuovi nati. La gran parte dei nuovi nati si concentrano su una ventina di nomi femminili e maschili. Verosimilmente, secondo appunto questo principio empirico, circa l'ottanta percento dei bambini riceve il nome pescato nel venti per cento della rosa disponibile». Anche se l'esperto non dispone di cifre confermate.
Secondo Cattacin, tuttavia, il pericolo di farsi influenzare dalla pubblicazione di una statistica del genere non esiste. «Non siamo di fronte a un gesto di conformismo. Anzi, è un buon segno. La società svizzera inizia a pensare in un altro modo al futuro dei figli, già dai primi istanti di vita». Il sociologo lancia anche l'appello: «Non roviniamo la vita ai neonati. Scegliamo il nome giusto, uno breve e difficile da storpiare, che permetterà loro di viaggiare e farsi apprezzare. In fin dei conti, penso che siano proprio queste le riflessioni che stanno a cuore alle neomamme e ai neopapà. E anche la classe popolare l'ha capito».
I cognomi nei comuni
Origoni ricorda anche un'altra novità, un'analisi messa a disposizione del pubblico dall'Ufficio di statistica. «Una raccolta di dati dedicata ai cognomi. Il più diffuso nella Svizzera italiana, senza nemmeno troppe sorprese, è Bernasconi. Nella Svizzera tedesca abbiamo Müller, mentre nella Svizzera francese c'è Da Silva». Una sorta di sorpresa, un cognome dalle origini portoghesi è diventato il più diffuso in Romandia. Tra l'altro, anche in Ticino è estremamente popolare nel comune di Locarno: i dati consultabili da parte del pubblico sono stati inseriti in una cartina interattiva. «Gli strumenti per esplorare queste serie di dati sono parecchi, molto intuitivi», conclude Origoni, estendendo l'invito a sfruttarli anche da parte dei non addetti ai lavori.
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