Non siamo mica scemi
Una settimana fa qui alla foce ci eravamo attrezzati per assistere all’assemblea organizzata dagli autogestiti. Nascosta per sicurezza la sua bici elettrica rosa sul battellino, che è ormeggiato proprio accanto ai natanti della Polizia, dei Pompieri, della Salvataggio e della Croce Verde, Asia aveva preparato uno striscione con scritto: «Ribelliamoci!!!!», con quattro punti esclamativi perché così ci si ribella con maggiore convinzione e vigore. Non ho capito se l’invito, copiato dai titoli che faceva il Nano sul Mattino, fosse uno sprone libertario ai «molinari» a ribellarsi contro il Municipio e le autorità in genere o se fosse un appello ai cittadini onesti (che lavorano tutto il giorno, pagano le tasse, rispettano le leggi, vanno a messa eccetera eccetera) a schierarsi con la maggioranza municipale che ha deciso di sfrattare gli inquilini dell’ex Macello. Interrogativo comunque inutile, visto che l’assemblea degli autogestiti si è svolta senza esiti risolutivi, tanto che Asia a un certo punto s’è stufata, ha piegato il suo striscione e per sfogare la frustrazione ha inventato un’urgenza di «Barbera fatto col mulo» a Caprino così da fare un giro col battellino. Al nostro rientro, sul tardi, al porto abbiamo pensato che fosse ancora in corso l’assemblea dei «molinari» e che anzi ci fossimo persi il meglio della ribellione con quattro punti esclamativi: urla, cazzotti, bottiglie che volavano, gente avvinghiata per terra. Asia stava già ritirando fuori il suo striscione, quando s’è accorta che non eravamo più all’assemblea degli autogestiti. L’abbiamo saputo il giorno dopo dai media dov’eravamo, a un raduno di circa 800 giovani finiti lì, senza mascherine e distanziamenti, per una festa poi degenerata in tafferugli con le forze dell’ordine. Grande lo sconcerto e la disapprovazione condita tuttavia con attenuanti psicosociologiche. «Non siamo mica scemi», ha commentato la mia amica microinfluencer del lago, parafrasando un noto slogan pubblicitario. Infatti, questi 800 giovani sono apparsi improvvisamente sbucando da un ovetto pasquale? O sono arrivati via lago coi cumball come i cisalpini che nottetempo nel 1798 sbarcarono proprio alla foce con l’intento, andato male ma col martirio del giovane Taglioretti, di annettere Lugano alla Repubblica napoleonica? Deve per forza essere successo qualcosa del genere, perché non si spiegherebbe altrimenti il fatto che la Polizia sia intervenuta solo quando è scoppiata la rissa e non prima per disperdere il raduno di ben 800 persone in un luogo già noto per gli assembramenti, i quali sarebbero il risultato degli effetti sui giovani delle restrizioni dovute al coronavirus. Si son messi in tanti a vestire i panni dei sociologi e degli psicologici di fronte ad alcuni fenomeni di maleducazione e di violenza gratuita che non hanno nessuna attenuante pandemica. C’è una destra che ne ha approfittato per dare la colpa al Consiglio federale, perché gli allentamenti sono stati troppo blandi e i giovinetti sclerano. Poco credibile. C’è poi chi è più bucolico, come il presidente cantonale del PLR che chiede il «coraggio politico» di creare uno spazio di dialogo, evocando l’immagine di un gruppo di giovani che chiacchiera con un paio di agenti seduti a terra con loro. Una specie di «déjeuner sur l’herbe» riappacificatore, senza però la nudità di Manet, che il presidente liberale, da fine enogastronomo, potrebbe deliziare con qualche sua gourmandise. Asia ha già prenotato.